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L’Italia e la terra bruciata intorno

Questo post è stato aggiornato dopo la prima pubblicazione.

Dite quello che volete: l’Italia, sul piano internazionale, è stata retrocessa. Troppo forte l’amicizia con Vladimir Putin e con Muammar Gheddafi, per questioni di denaro; troppo grande l’imbarazzo del premier per i suoi scandali sessuali (per non parlar del resto); troppo forti gli attacchi alla stampa; troppo in bilico la nostra democrazia rispetto a quelle europee; troppo poco concreta la nostra politica estera, con un ministro, Franco Frattini, che ormai si limita a difendere Silvio Berlusconi. Tutte opinioni mie personali? Forse. Ma ci sono anche i fatti, più precisamente tre smacchi che l’Italia ha subito nel corso dell’ultima settimana.

Il primo è avvenuto il 9 settembre: Francia, Gran Bretagna e Germania firmano una richiesta congiunta per l’indizione di una conferenza internazionale sull’Afghanistan. Manca l’Italia, ed è una mancanza grave. Come potete leggere qui, la presenza italiana in Afghanistan è più che rilevante: tolti gli Stati Uniti, l’Italia è fra le quattro nazioni con più uomini “prestati” all’ISAF, preceduta proprio da Gran Bretagna e Germania e seguita proprio dalla Francia. Insomma, siamo stati saltati, ignorati.

Il secondo smacco risale invece al giorno successivo, il 10: Svezia, Danimarca, Finlandia, Francia e Gran Bretagna si incontrano per parlare del vertice di dicembre a Copenhagen, sui cambiamenti climatici, probabilmente l’incontro più importante degli ultimi anni e probabilmente anche dei successivi. E anche qui l’Italia non c’è, mentre c’è, invece, la Francia. Perché? Forse perché l’Italia ha fatto di tutto per bloccare i lavori sull’ambiente; forse perché il ministro responsabile per l’ambiente proviene da una famiglia di industriali petrolchimici? Ricorda poi J_B che l’Italia cancellò uno degli incontri preparatori del G8 su scienza e tecnologia, giocandosi probabilmente gli ultimi brandelli di credibilità in questo campo. L’articolo di J_B a riguardo è piuttosto agghiacciante: come può avere peso un Paese che è tanto miope sul futuro?

E infine il più recente: José Luis Zapatero e il suo «non posso parlare per rispetto istituzionale». A La Maddalena Berlusconi ha tirato in ballo anche il premier spagnolo rispondendo ad una domanda di un giornalista iberico («scusa se mi dilungo, ma lo faccio per te, è un giornalista tuo»). Otto minuti di risposta, Zapatero, lo si vede nelle immagini, fa la faccia di uno che dice «Ma io, esattamente, che cazzo ci sto a fare qui?». Frattini smentisce l’imbarazzo, dice «io ero presente, ho visto tutto»: lo sappiamo, e infatti nelle immagini lo si vede con gli occhi che brillano mentre il suo capo sproloquia. Probabilmente non si sarebbe accorto neanche di una ginocchiata in mezzo ai denti.

Il fatto che si dilunghi tanto sulla questione per me è un sintomo di difficoltà: poi il video è qui, fate un po’ voi.

In conclusione, l’Italia sembra sempre più in secondo piano in Europa (non passa settimana che vi sia qualche polemica con l’Europa, ultima quella di Berlusconi che vuole zittire i portavoce europei; non dimentichiamo poi che nella coalizione di governo c’è un partito, la Lega Nord, fortemente antieuropeista – gli argomenti preferiti sono immigrazione e euro, quest’ultimo responsabile del caro vita, mentre se c’è stato tale rincaro la colpa è proprio della Lega Nord che era al governo durante il passaggio alla moneta unica e non ha vigilato su eventuali manovra di prezzo e non della moneta unica in sé, che anzi ci tiene a galla grazie alla sua forza); per gli Stati Uniti la questione libica è gravissima: non si può essere amici di Gheddafi (e soprattutto non si possono regalargli soldi come risarcimento per l’occupazione italiana quando lui si è già risarcito da solo confiscando tutte le proprietà italiane, lasciando sul lastrico migliaia di famiglie italiane); inoltre l’Italia gioca sempre più il ruolo della pedina nelle mani di Putin, la testa di ponte della Russia all’interno dell’Unione Europea. Il gasdotto South Stream è infatti una potente arma di ricatto in mano alla Russia: esso è inutile per l’Europa (visto che il gas può benissimo arrivare dall’Ucraina), ma utile per la Russia, visto che potrà decidere di chiudere i rubinetti in modo più selettivo; inoltre South Stream cerca di far fuori un altro gasdotto, il Nabucco, (perché sprecare soldi per costruire Nabucco quando abbiamo già South Stream, dirà l’Italia) che taglia totalmente fuori la Russia e porta in Europa pericolosi concorrenti (Georgia, Azerbaijan, Iran e Iraq), non solo per la Russia ma anche per l’ENI che ha investito in South Stream. In questo caso per l’Italia si tratterà di scegliere fra l’Europa e l’ENI (e quindi la Russia). E per l’Europa il rischio di abbandonare i sogni di indipendenza energetica.

L’Italia ha attorno a sé solo terra bruciata: è isolata come non mai (o forse solo come ai tempi dell’invasione d’Etiopia). La diplomazia del cucù non funziona, mentre gli scandali a corte e gli attacchi alla stampa appannano quel che resta del prestigio dell’Italia.

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