Ricostruire la satira in Italia

Qualcuno forse non sa che Daniele Luttazzi (l’unico dei tre personaggi censurati da Silvio Berlusconi in persona con l’editto di Sofia ad essere ancora nel limbo – Enzo Biagi è nel paradiso dei giornalisti, mentre Michele Santoro, nell’inferno insieme a noi, sta preparando la prossima stagione di Annozero, nomine RAI permettendo) cura da qualche mese una rubrica sul suo blog, intitolata La Palestra, con la quale si propone di allenare i nuovi atleti della satira.

Luttazzi non è un teppistello che è diventato famoso per qualcosa di buffo che riesce a fare in modo innato o perché è un bell’uomo (a parte avere le tette, sono i requisiti per diventare famosi in questo Paese decadente): è una persona che si  è fatta un culo cubico studiando i grandi classici della satira e interpretando i più moderni (uno per tutti, David Letterman), creando il suo proprio inconfondibile stile. Proprio per questo la sua satira dà fastidio: perché è geniale e lascia senza alcuna difesa chiunque se la trovi di fronte. Come si fa a combattere una tragica verità che fa ridere in una frase? I paroloni, la retorica politica non servono a niente contro un’arma di questo calibro.

Nell’Italia dei vizi privati e delle pubbliche virtù, dove un premier un giorno va al Family Day e il giorno dopo si dedica alle orgie, dove il paladino della famiglia – stavolta parlo di Pierferdinando Casini – di famiglie ne ha due (e gli esempi possono continuare), si è riuscito a far credere che la satira di Luttazzi non sia satira, ma roba disgustosa; e che invece satira sia quella roba che fa(ceva, si spera) il Bagaglino, che quando non era una presa in giro o un attacco agli avversari politici, era una leccata di piedi. Si sfrutta l’ignoranza della gente, che crede che I viaggi di Gulliver sia una fiaba per bambini e che difficilmente ha sentito parlare di Aristofane, per far credere che il falso sia vero e che il vero sia falso. Al contrario di ciò che la satira fa da sempre (e che da sempre tenta di essere soffocata dal potere).

Oggi sul suo blog ha pubblicato una nuova versione del suo “programma di allenamento”: poche righe per spiegare cosa è la satira e come nasce. Poesia pura. Per chi crede nella satira che si vede in tv, vi avviso, può essere uno shock, ma è una cosa che tutti dovrebbero leggere (quindi passate parola). (Lo pubblico anche qui, visto che Luttazzi tende a togliere le istruzioni mano a mano che passano i giorni, come si può vedere fra le battute di ieri).

Come non si può giocare a calcio senza conoscere i fondamentali, così è per la satira.

I vari esercizi della palestra servono a tonificare i muscoli satirici di base. Ce n’è uno per l’esagerazione, uno per i paragoni, uno per l’invenzione, un altro per lo spirito di osservazione eccetera.

Ogni giorno arrivano in palestra circa duemila battute. Passo quattro ore al giorno a selezionare e correggere. Una battuta è formata da un plot (l’idea) e da una struttura (la tecnica). Contrariamente a quello che pensano tutti, a far scattare la risata non è l’idea, ma la tecnica. Infatti quando un giornalista riporta una battuta facendone la parafrasi, non fa ridere. La palestra serve a migliorare la tecnica. Esempio: una battuta inviata era “Berlusconi è talmente faccia di culo che arriverà a sostenere che era lui ad essere pagato dalle donne per le sue prestazioni sessuali.” Pubblicata, è diventata: “Berlusconi:-Le escort? Erano loro a pagare me.- Dal confronto fra la battuta inviata e la stessa battuta pubblicata, uno impara tante cosine, se vuole.

La satira italiana è in ottima salute, ma in questi anni i tromboni ignoranti che l’hanno soffocata in tv hanno anche diffuso pregiudizi perniciosi che vanno smentiti. Ad esempio il luogo comune secondo cui la satira non deve fare politica e non dev’essere faziosa. Errore: la satira NASCE politica e faziosa, con Aristofane. E’ politica e faziosa per natura. Inoltre, odiare i mascalzoni è una cosa nobile: lo diceva già Quintiliano. Chi attacca la satira e non la permette in tv è un censore e va disprezzato. [grassetto mio, nda]

Ogni giorno, le battute della palestra superano per quantità e qualità le battute pubblicate sui giornali e trasmesse in tv. E’ un risultato eccellente.

Divertenti si nasce. Sapere la tecnica non è sufficiente. Comunque, cinque princìpi valgono in tutti i casi: brevità, esattezza, semplicità, sorpresa, ritmo.

Gli errori più comuni finora? Scrivere battute già scritte meglio da altri (pigrizia, inesperienza) oppure basate su giochi di parole e luoghi comuni (banalità) oppure piatte (poca fantasia) oppure diffamatorie (eccesso di bile).

Tutte le battute pubblicate mi hanno fatto ridere. Ognuna contiene una scintilla della grande risata universale.

Cosa dà lo spunto per una battuta? Il tuo modo di vedere le cose. E questo non si può insegnare, mi spiace.

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