È vero che altri Paese, come dice Giulio Tremonti hanno varato o hanno in programma scudi fiscali al fine di togliere ossigeno ai paradisi fiscali. Forse. Ma fra le varie norme che regolano tale scudo c’è una differenza sostanziale, che è data dall’anonimato.
Gli scudi fiscali esteri non lo prevedono. Quindi l’evasore ha due possibilità: fare pace con il fisco (pagando comunque le tasse evase senza rischiare magari cose ben peggiori – ad esempio la galera) e diventare un osservato speciale in futuro o rimanere in guerra con il fisco e rischiare di subire mazzate galattiche (perché altrove la mano sugli evasori è piuttosto pesante). In altre parole, vengono dichiarate al fisco le somme illegalmente portate all’estero (il nome della manovra è “rivelazione volontaria dei conti offshore”). Tra l’altro il rimpatrio delle somme non è obbligatorio, e addio il togliere ossigeno.
Lo scudo fiscale italiano, invece, prevede eccome l’anonimato. Quindi l’evasore ha due possibilità: fare pace con il fisco e poi continuare a non pagare le tasse come faceva prima, aspettando il prossimo condono oppure rimanere in guerra con il fisco che tanto non ti beccherà mai (perché la mano è piuttosto leggera). Questo è invece uno scudo fiscale con condono, tra l’altro su somme che possono essere ancora scoperte dal fisco.
Lo scudo fiscale italiano, quindi, premia l’evasione. Diciamolo ancora meglio: lo Stato italiano diventa responsabile anche di riciclaggio di denaro sporco. Wow, siamo un Paese di criminali per legge!
Fortunatamente l’Unione Europea non permette l’anonimato per quanto riguarda l’IVA, quindi chi rimpatria soldi riguardanti tale imposta dovrà dichiarare le sue generalità. E subire eventuali mazzate.
Tra l’altro (se non erro) il fatto di dovere investire le somme rimpatriate in titoli di Stato aumenterà il montante del debito pubblico, e di conseguenza gli interessi da pagare, quindi il beneficio di quel 5% di “multa” da pagare per poter usufruire dello scudo sembra essere destinato a farsi benedire piuttosto in fretta.