Quelli che stanno ancora sotto le macerie

Stasera a cena, durante l’aggiornamento del TG1 sul numero delle vittime del terremoto, ho tirato un argomento che a me pareva ovvio, ma non così era per i miei commensali: i morti ufficiali sono 293, al momento, ma i morti veri potrebbero essere di più, anche quattrocento.

Brevemente: quando i volontari si mettono a scavare sotto le macerie, soprattutto dopo un paio di giorni dalla catastrofe, non si mettono a scavare a casaccio, ma si rifanno alle testimonianze dei presenti. «Lì sotto c’è mia moglie, mio figlio, il mio vicino di casa, la signora Brambilla!», «Questi appartamenti risultano essere affittati da Tizio e Caio, ma non riusciamo a trovarli, forse sono ancora là sotto», «Non trovo mia suocera!» e così via. Cercano i dispersi che per essere tali devono essere stati persi da qualcuno.

Ora pensiamo a chi viveva in affitto, rigorosamente pagato in nero, dunque non registrato, magari perché il conduttore è clandestino. Io dubito che qualcuno si ricordi di questo tizio (o della sua intera famiglia), dato che per forza di cose avrà cercato di non dare nell’occhio; dubito che il proprietario dell’abitazione si faccia avanti, col rischio di essere denunciato; e ovviamente per le autorità non risulta. Ci sono quindi grosse possibilità che lì sotto ci siano morti (o peggio ancora, vivi) che nessuno sta cercando.

Ogni tanto, magari, qualcuno si accorge di una mano o di un piede penzolante, e aggiornerà il conto dei morti. Ma qualcuno potrebbe non essere così fortunato, essere preso sotto da una ruspa e buttato chissà dove insieme alle macerie.

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