Leggo la notizia e casco dalle nuvole. Improvvisamente si scopre che quello che metti su Facebook diventa di sua proprietà, che ne alieni i diritti, che tu puoi anche chiedere di sparire dalla faccia della terra, bruciare tutte le cose che hai creato, diventare un eremita, ma non puoi abbandonare Facebook.
Pensavo che questa cosa fosse nota da anni, ma pare non fosse così.
Il bello è che conosco gente che si è iscritta a Facebook per i giochini, e già che c’è, ci mette sopra la propria vita, le foto, eccetera. Spero che non abbiano a pentirsene, perché, da quel “booko” non si esce.
La morale della favola è di leggersi i termini di servizio, prima di effettuare l’iscrizione a qualcosa. Sia chiaro, in Italia è illegale, visto che chi ha i dati di qualcun altro (che non sia una rubrica telefonica) deve dire come li ha avuti, perché li ha, con tutte le autorizzazioni sottoscritte e cancellarle a comando. Ma non so quanto un’ordinanza della magistratura possa avere effetto negli USA.
E, visto che siamo in vena di scoperte, Mark Zuckerberg (il fondatore di Facebook), è probabilmente uno dei maggiori idioti presenti su questo pianeta (e anche uno dei più fortunati). Scrive di questa storia che “quando una persona condivide qualcosa, si creano due copie di quel qualcosa”. Peccato che questa non sia condivisione, ma duplicazione.
E questo qui stava ad Harvard.