In Italia lo smaltimento dei rifiuti si paga due volte, e anche se si pagasse una volta sola, sarebbe troppo. Vediamo perché.
Qualche giorno fa ho ricevuto la TIA, la Tariffa di Igiene Ambientale, una tariffa prevista dal Decreto Ronchi del 1997 in sostituzione della TARSU, la TAssa sui Rifiuti Solidi Urbani. Solitamente, a parlare di tassa sui rifiuti, mi vengono in mente ricordi di me bambino, in quel della Campania, che ascoltava le lamentele di mia madre e le bestemmie di mio padre riguardo il fatto che questa tassa fosse altissima e il servizio scadente.
Invece, questa tariffa aveva un importo tanto basso, almeno secondo le mie abitudini, che non me la sono sentita di lamentarmi. Ok, vivo da solo e ovviamente pagherò di meno rispetto a una famiglia di quattro persone. Nella mia busta c’era, però, anche l’indicazione delle tariffe per componenti del nucleo familiare e per metro quadrato. Ho cercato su Google qualche informazione sulla Campania e sono giunto a queste conclusioni.
Per una famiglia di tre componenti in una casa di 100 metri quadrati nel comune dove vivo in provincia di Milano, la TIA è di 147 euro.
Per una famiglia di tre componenti in una casa di 100 metri quadrati in un comune in provincia di Napoli, la TARSU è di 283 euro, a Caserta 393, a Benevento siamo a metà strada.
Perché io pago qui meno che in Campania? Gestione più efficiente? Forse. La chiave è nelle parole che ho evidenziato poco sopra: io pago una tariffa, in Campania si paga una tassa. La differenza è semplice: con la tariffa si paga il costo effettivo del servizio, basato sui costi fissi del servizio (pulizia delle strade e cose così) e sul peso o volume dei rifiuti indifferenziati raccolti. In questo modo il cittadino paga effettivamente per quello che butta. La tassa, invece, proprio in quanto tale, non prevede una esatta controprestazione da parte dell’ente pubblico, che quindi può stabilirla in modo più o meno discrezionale. Tanto che a Palermo c’è stato un aumento del 75% della TARSU, che non è stato motivato dalle autorità. Il risultato è un avanzo di bilancio di 40 milioni di euro (ricavi da TARSU per 106 milioni meno un costo calcolato di 66 milioni di euro): chissà, magari verrà versato alle famiglie mafiose che controllano Palermo, o andranno a coprire altri costi che non devono essere compensati con la TARSU (che deve servire SOLO per i rifiuti).
E in questo modo i rifiuti si pagano una volta, chi più, chi meno, chi per avere un servizio decente, chi per uno scadente.
Ma è notizia di queste ore che per la modica cifra di 80 milioni di euro (o forse 130) la Germania si assumerà la gravosa (per noi) opera dello smaltimento dei rifiuti campani. Come ho già scritto in un altro post, in Germania i rifiuti li usano in svariati modi, ma non li buttano: un po’ diventano compost, un po’ vengono riciclati, un po’ inceneriti per creare energia, un po’ in altri modi. Però non li buttano. Noi (i contribuenti) paghiamo un Paese straniero per prendersi i nostri rifiuti, che loro utilizzeranno per creare ricchezza dal nulla (la Germania fattura 50 miliardi di euro coi rifiuti, e il settore dà lavoro a 250 000 persone). Un po’ come pagare la Germania per prendersi il nostro petrolio, o pagare i tedeschi per rimanersene a casa invece che venire in Italia per le vacanze, oppure ancora pagare parte della bolletta dell’energia dei cittadini tedeschi. Con l’aggravante che i soldi con cui vengono pagati i treni dei rifiuti provengono dal CIP6, la tassa che dovrebbe andare a favore dell’energia rinnovabile e che invece viene ingollata da ENEL e inceneritori (sì, il governo Berlusconi, con il d.lgs. 387/2003 ha stabilito che l’energia dei termovalorizzatori è assimilabile alle fonti rinnovabili, provocando l’ennesima apertura di procedura di infrazione ai danni dell’Italia, come se non bastassero le altre sempre da lui provocate).
In definitiva, paghiamo una volta per una raccolta e smaltimento dei rifiuti che in molte zone d’Italia non avviene o avviene male e una seconda volta per regalare rifiuti (e quindi risors) alla Germania. Senza contare le perdite che derivano dalla gestione dei rifiuti che non li rivalorizza riciclandoli (risorse materiali perdute), e quelle che invece derivano dall’uso improprio dei CIP6 (risorse finanziare che dovrebbero essere destinate allo sviluppo delle energie alternative), oltre che i danni d’immagine al Paese per le strade stracolme di rifiuti.
Tutto questo è angosciante. Grazie alle mafie e ai politici un po’ collusi, un po’ accomodanti, un po’ ignoranti, che hanno gli strumenti per manovrare le decisioni e le mentalità incivili, punendole, ed evitare questo scempio, e che invece non lo fanno. Chi ha il potere e lo usa male è colpevole due volte. Ma prima o poi, la pacchia è destinata a finire: i soldi e le risorse non piovono dal cielo.