Dicono i mercati (niente di ufficiale quindi) che Tremonti potrebbe cancellare non solo alcune, bensì tutte le aste di titoli di Stato dei mesi di agosto e settembre. (Le borse sono crollate per questo, fra l’altro – ci sono anche questioni tecniche in gioco, ma non voglio annoiarvi)
La motivazione più ovvia è che non si vuole emettere titoli con interessi da usura (ovvero sopra il 6% che oggi abbiamo superato e che attiva la spirale del debito di cui parlavamo stamani).
Il problema è che i soldi derivanti dalle aste ci servono. Sicché delle due l’una:
- o le casse dello Stato sono piene di soldi;
- o lo saranno presto grazie a un prelievo notturno nei nostri conti correnti, ovvero la patrimoniale.
Oddio, c’è una terza possibilità: si tagliano un sacco di sprechi in due mesi (di cui uno di vacanza). Da cui delle due l’una:
- o ci saranno tagli lineari;
- o ci saranno tagli lineari.
Perché non puoi fare tagli precisi senza fare un accidenti di studio sugli effetti che tali tagli avranno, e servono più di due mesi per farlo.
Gli scenari sono questi, e sono tutti deprimenti per l’economia italiana, vedremo se le aste verranno cancellate (per ora il Tesoro smentisce) e cosa succederà, a partire dal concerto di Pupo domani alle Camere.
Intanto l’apocalisse è iniziata, con un po’ di anticipo (infatti, come i lettori più… anziani sanno, i mercati hanno il dono della preveggenza ogni volta che ce l’hanno).
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