Quest’oggi vi presento un guest post, ovvero un articolo scritto da un ospite di questo blog, ovvero valepert, in “risposta” al mio post di ieri rilasciato sul suo blog. valepert ci parlerà di Linux e di quanto sia facile usarlo senza dover rinunciare ad alcuno dei nostri programmi preferiti.
Probabilmente voi non seguirete la favolosa trasmissione Mythbuster (in italiano tradotto in “Miti da sfatare”) su Discovery Channel. Probabilmente non userete neanche il favoloso sistema operativo libero e gratuito GNU/Linux (è veramente gratis, altro che TANSTAAFL!). Quasi probabilmente ne avrete sicuramente sentito parlare, probabilmente in maniera negativa. Ecco perciò i 5 miti più diffusi (e sbagliati) riguardo a questo favoloso prodotto:
1. Linux è difficile: Nulla di più falso. Le più recenti distribuzioni Linux, parlo in particolare di Ubuntu e Kubuntu, presentano software pre-installato molto semplice da usare (uno dei quali è OpenOffice, un sostituto di Office -ovviamente in italiano – ottenibile senza sborsare un centesimo e in modo perfettamente legale). In caso di dubbi è possibile ricorrere ad una vastissima documentazione (non solo in inglese ma anche in moltissime lingue, dall’italiano al giapponese). Sapere usare Google aiuta moltissimo, soprattutto in presenza di eventuali problemi (esiste anche una funzionalità di Google, poco conosciuta, che permette di cercare solamente argomenti correlati a Linux).
2. Devo imparare ad usare il terminale per usare Linux: Ancora falsa credenza. Conoscere il terminale (shell) aiuta se tutto non sembra andare per il verso giusto, ma Linux funziona come una macchina: non ha senso toccare il motore se l’automobile procede spedita; per guidarla basta conoscere la differenza tra l’acceleratore e il freno. Se dovesse rivelarsi indispensabile consiglio una ottima guida anche se un po’ datata e centrata su Fedora. Per muovere i primi passi è molto utile, ma per chi vuole veramente avventurarsi in questo mondo consiglio di controllare gli “appunti di informatica libera”.
3. È necessario compilare ogni software da installare: Altro mito completamente campato in aria. Ubuntu e Kubuntu offrono comode interfacce in cui si dividono i software per tipologia, abbinando ad ogni programma la sua icona ed una breve descrizione (tradotta in tutte le lingue). Inoltre il sistema gestisce automaticamente l’aggiornamento dei pacchetti: basta solo seguire le semplici istruzioni. Molto più comodo di dover girare sito per sito scaricando di volta in volta le ultime versioni aggiornate dell’applicazione preferita, non è vero? Tra l’altro, su altri sistemi operativi, gli aggiornamenti devono essere pagati come se lo si acquistasse di nuovo.
4. I programmi per Linux sono pochi!: Ennesima bufala. Secondo un articolo di iTWire del 17 agosto 2008, Debian conta 26000 pacchetti di software. Oltre a questa immensità di programmi testati e funzionanti esiste anche un gran numero di software installabili a parte o di cui è disponibile il codice sorgente (un esempio sono i giochi del The Linux Game Tome). È importante anche segnalare che programmi molto comuni come Google Earth o Skype sono disponibili sotto forma di pacchetto (l’installazione è anch’essa molto semplice, richiede solamente l’esplicita accettazione della licenza da parte dell’utente). Infine va ricordata la possibilità di eseguire programmi per Windows tramite Wine: tra le oltre 200 applicazioni testate con successo ci sono sia parecchi videogiochi (come World of Warcraft) che software lavorativi (ad esempio Photoshop CS2).
5. Su Linux non c’è multimedialità! Il concetto si riallaccia al precedente ed è comunque anch’esso infondato. Il team di sviluppo Debian ha sfornato parecchi pacchetti e un buon numero di questi sono giochi (probabilmente non tutti sono
classici videogiochi, alcuni di essi sono piccoli programmi divertenti) o programmi per la multimedialità. È possibile installare anche molti emulatori: tra le piattaforme presenti compaiono il MAME (per vecchi videogiochi), lo SNES (Nintendo) e il Game Boy Advance, ma con un po’ di sforzi è possibile anche installare il famoso ePSXe (il che significa “PlayStation”)! È possibile quindi trasformare qualunque computer in una economica console (grazie anche a software come PlayOnLinux) o in un piccolo “home theater” (usando MythTV e simili). Non mancano i programmi per l’editing video: dal più semplice Avidemux al complesso Cinelerra, tutti parenti stretti del noto VirtualDub (anche quest’ultimo software libero… sarà una coincidenza?).
In conclusione Linux potrà avere i suoi difetti ma se il vostro interlocutore tenta di sminuirlo usando una delle tesi citate sopra vuol dire che è a corto di argomenti.
(l’ispirazione di questo post deriva da “Linux Myths: Busted!” del 12 agosto 2008)
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Valepert tesse le lodi di Ubuntu? :-O Ed io che pensavo che disprezzasse qualunque cosa dotata di una GUI e che usasse solo VIM per scrivere X-D
Valepert tesse le lodi di Ubuntu? :-O Ed io che pensavo che disprezzasse qualunque cosa dotata di una GUI e che usasse solo VIM per scrivere X-D
“Linux non riesce a far funzionare la scheda video del mio PC”… ed è il motivo per cui temo fa non “migrai”.
:o(
“Linux non riesce a far funzionare la scheda video del mio PC”… ed è il motivo per cui temo fa non “migrai”.
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It is beautifully turned out .. I liked ..) would be continuously zahazhivat to you.
It is beautifully turned out .. I liked ..) would be continuously zahazhivat to you.
L’unica maniera per sfatare i miti su linux e’ metterci le mani sopra ed e’ meno difficile di cio che uno potrebbe immaginare soprattutto se si parte da una distribuzione abbastanza user-friendly come lo e’ Ubuntu…
L’unica maniera per sfatare i miti su linux e’ metterci le mani sopra ed e’ meno difficile di cio che uno potrebbe immaginare soprattutto se si parte da una distribuzione abbastanza user-friendly come lo e’ Ubuntu…
@enrico: Il caro vecchio learning by doing. 🙂
@enrico: Il caro vecchio learning by doing. 🙂
su un vecchio documento (settembre 2005) che gira ancora su internet, peccato che non è più aggiornato, ci queste e altre affermazioni.
Si tratta di “Linux da Zero” Ed. 3.3 a pag.55