Il mercato finanziario è sempre stato molto vispo quando si tratta di offrire nuovi prodotti a chi li richiede, poiché i governi, mano a mano, creano nuove regole sempre più strette che i mercati tentano di aggirare in qualche modo. Sono prodotti assolutamente legali, sicuri e morali, che però talvolta vengono usati male: in questi casi avviene una speculazione.
Alcuni di questi prodotti si chiamano derivati, e, come può lasciare intuire la parola stessa, si tratta di prodotti “di carta” che sono agganciati a prodotti reali, che possono essere azioni ma anche commodities ((so che è sbagliato usare il plurale, ma proprio non mi riesce di usare il singolare 🙂 )) , ovvero materie prime (grano, petrolio, bachi da seta, piccioni del Bangladesh, eccetera).
I prodotti derivati sono davvero molto numerosi. In questo articolo ci occuperemo, come al solito in parole semplici, dei future, spiegando cosa sono, come funzionano e come vengono utilizzati (male) per speculare.
Come può lasciare intendere la parola, si tratta di contratti basati sul futuro. In pratica decido oggi di comprare o vendere qualcosa domani. A differenza dei contratti forward, però, i future sono standardizzati (ovvero hanno caratteristiche predefinite) e quindi sono più facili da scambiare. Facciamo subito un esempio pratico.
Io e Tizio facciamo un contratto in base al quale io compro mille pomodori fra un anno al prezzo di 100 (questo potrebbe essere sia un forward che un future, ma immaginiamo che il contratto sia standard e che si possano vendere mille pomodori alla volta). In questo modo Tizio si tutela, perché potrà vendere i pomodori a 100 fra un anno, mentre io sono sicuro di comprare quei pomodori fra un anno a 100. I future, in questo senso, vengono utilizzati per coprire un rischio, perché il prezzo dei pomodori potrebbe salire o scendere, diventando più oneroso comprare o vendere. In questo modo io so già quanto spenderò per quei pomodori, senza preoccupazioni.
I future possono avere scadenze diverse, da pochi mesi a molti anni (per il petrolio si arriva a dodici, ovvero ci sono persone che comprano oggi il petrolio che riceveranno nel 2020) e, essendo standard, possono essere scambiati, ovvero, se mi sembra conveniente comprare i pomodori a 80, io posso vendere il mio future a qualcun altro per comprarli oggi a 80. ((Se avessi stipulato un contratto forward, invece, dovrei trovare qualcuno che compri l’esatta quantità offerta, mentre con i future posso vendere a pezzi.))
Facciamo un esempio ancora più attuale: i future vengono utilizzati ad esempio dalle compagnie aeree per comprare il carburante che utilizzeranno l’anno prossimo, poiché ritengono che l’anno prossimo il prezzo possa salire oltre quella soglia, e quindi essere costrette a pagare più soldi di quanti ne spenderebbero se lo comprassero oggi.
Insomma questi strumenti servono a diminuire l’incertezza, e quindi il rischio. Inoltre i future aumentano la liquidità del mercato, poiché è possibile usare oggi soldi che riceveremo o daremo domani.
Senonché qualcuno ha cominciato a utilizzare i future per speculare. Come fanno? Semplicemente comprano il petrolio o i pomodori di domani oggi, a un prezzo più basso, dopodiché se li tengono in tasca, aspettando di venderli quando lo riterranno opportuno. In questo modo, però, bloccano i beni di domani, il che vuol dire che il mondo ha meno petrolio o pomodori a disposizione domani, e questa diminuzione dell’offerta (o aumento della domanda) fa alzare il prezzo dei beni sia oggi (a causa delle aspettative sui prezzi) sia domani, e quindi chi usa i pomodori per preparare la pasta deve pagare di più sia oggi che domani.
Ritorniamo al nostro esempio dei pomodori per spiegare meglio: io compro oggi i pomodori di domani non per mangiarmeli domani, bensì per venderli quando meglio credo, ovvero quando il prezzo sarà salito. Il problema è che non si sa quando verrà questo momento, ovvero tu, massaia che vuoi preparare il sugo la domenica, non puoi sapere quando io deciderò di venderti i pomodori, con la conseguenza che i pomodori sono scarsi e i prezzi salgono.
In altre parole ancora, i future sono nati per comprare oggi i pomodori che mangerò domani. Gli speculatori però li usano per comprare oggi i pomodori di domani per rivenderli non si sa quando.
Ovviamente se io compro mille chili di pomodori non sono in grado di distorcere il mercato, né oggi né domani, perché ne compro troppo pochi, e a chi li richiede basterebbe andare da qualche altra parte. A Ney York, per esempio, al Nymex, la più grande borsa dei future, tu puoi comprare future sul petrolio al massimo per cinquemila barili al mese per ogni contratto. Una cifra bassissima, se pensiamo che vengono estratti milioni di barili al giorno.
Il problema è che oggi non c’è bisogno di andare a New York (o a Londra, o a Tokio) per comprare petrolio. Da casa mia, con un tasto, posso comprare petrolio in tutto il mondo. E siccome voglio speculare, mi basta andare (col pc o, più probabilmente, andando in banca) su mercati in cui non vi è il limite di cinquemila barili e comprarne, invece, dieci milioni. E allora sì che sono in grado di distorcere il mercato: comprando oggi future sul petrolio per dieci milioni di barili, io ho privato le raffinerie, le compagnie aeree, le compagnie elettriche, eccetera, di ben dieci milioni di barili domani. Insomma aumento enormemente la domanda senza che, in realtà, io abbia bisogno di quel petrolio. È mio, posso usarlo anche per farci il bagno e a te non deve fregare proprio niente. A te però frega, perché se non lo reimmetto nel settore produttivo (ovvero non lo uso per farci benzina, elettricità o plastica), è come se quel petrolio non esistesse, non serve a niente, l’ho praticamente rubato alla società. Io non produco niente, sono un parassita della società. Qualcuno ha fatto l’esempio degli hedge fund, ovvero fondi speculativi, e li immagina come dei funghi che si attaccano ad un albero e ne succhiano la linfa. Se pensiamo che gli hedge fund sono grossi diversi milioni di miliardi, possiamo capire che possono comprare ben più di cinquemila barili di petrolio.
Ma allora ha ragione Tremonti, è tutta colpa degli speculatori bastardi? Ovviamente no, Tremonti è stato un po’ miope (qualcuno dirà che non è una novità). La colpa del rialzo del prezzo del petrolio (o delle altre commodities) non è tutta degli speculatori, ma anche e soprattutto della domanda mondiale che aumenta(va) (Cina e India, che sono la metà del mondo, crescono a ritmi vertiginosi, e quindi chiedono un sacco di petrolio e un sacco di altre materie). Gli speculatori, insomma, non hanno fatto altro che aumentare l’ondata del rialzo, così come adesso il crollo del prezzo del petrolio non è dovuto semplicemente agli speculatori (Berlusconi dirà che è merito suo e Tremonti dirà che lui lo aveva detto che era colpa degli speculatori, ma non dategli ascolto). Oggi, infatti, si pensa che domani il mondo userà meno petrolio (a causa della recessione), per cui il prezzo dei future sul petrolio scende, e quindi gli speculatori adesso vendono, amplificando il crollo. Insomma il rialzo o il ribasso del petrolio lo avremmo avuto comunque, solo che invece di arrivare a 140 sarebbe arrivato diciamo a 120.
Come al solito, desidero sottolineare che ho semplificato per ragioni di comprensibilità. Ci sarebbe da spiegare, ad esempio, come fanno gli arabi a decidere a quanto vendere il petrolio, ma ne parleremo un’altra volta.
In definitiva, i future non sono che uno strumento come un altro, ad esempio un martello. Se io il martello lo uso per piantare un chiodo cui appenderò un quadro in salotto, io lo uso bene. Se invece faccio come Rita Pavone, e “lo voglio dare in testa a chi non mi va”, allora io uso lo strumento in modo sbagliato. Lo stesso accade con i future e con molte altre cose.
Non bisogna mai esagerare.
Vi ricordo che sabato inizierà la serie di “Pillole di storia italiana, dal dopoguerra ai giorni nostri”. Potete ancora dire la vostra su “quanto conosciamo la storia italiana” nei commenti a questo articolo. 🙂
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