Come viaggiare con un salmone è una raccolta di brevi scritti composti fra il 1975 e il 2014 da Umberto Eco. Ed è uno spasso.
La cosa che qui ci interessa, però, è vedere come l’autore ha reagito al mondo che stava cambiando, e cioè “male”. Lo scritto che dà il titolo alla raccolta è stato composto nel 1986, e già mostra una certa antipatia nei confronti di questa nuova tecnologia chiamata computer.
Nel 2009 scrive poi “Come punire che pratica lo spam”: la soluzione proposta da Eco, mi auguro con poca serietà, lascia intuire che quest’uomo geniale aveva probabilmente deciso di lasciar perdere le novità tecnologiche e il loro funzionamento. In pratica, Eco suggeriva di rispondere allo spam allegando al messaggio tomi corposi come la Bibbia o I misteri di Parigi di Eugene Sue.
Eppure gli scritti successivi (2014), per quanto “tecnologicamente” ingenui, sono comunque interessanti e generalmente validi e attuali. Insomma, Eco non era in grado di capire come funziona un filtro anti-spam, ma era ancora in grado di riconoscere un cog*ione. Eco ha solo rinunciato a capire gli strumenti che il cog*ione usa per essere un cog*ione.
Mi piace immaginare che questo sia avvenuto per limiti che lo stesso Eco si era riconosciuto e che, per quanto mi riguardano, ne elevano la statura intellettuale.
In breve, Eco aveva riconosciuto il fatto di essere vecchio.
Ora, i vecchi, di fronte ai cambiamenti, possono usare tre approcci.
Il primo è quello della curiosità, ovvero abbracciare la tecnologia, studiarne il funzionamento e partecipare al cambiamento, o almeno fare finta.
Il secondo è assistere da spettatore, magari scriverne, parlarne con gli occhi di uno che subisce questi cambiamenti, riconoscendo di avere dei limiti perché hai studiato tutta la vita e adesso dovresti ricominciare da capo e anche no grazie, meglio riderci sopra. È l’approccio scelto da Eco.
E poi c’è il terzo approccio, quello del VDM, il Vecchio Di Mer*a. È un approccio che riassume i tratti peggiori dei primi due. Il VDM è quel vecchio che partecipa al cambiamento senza riconoscere di avere dei limiti e senza capire che per partecipare a questi cambiamenti li devi prima studiare, il che può voler dire fare tabula rasa di quello che hai studiato fino a mo.
Il VDM è quell’individuo che ritiene che la saggezza sia una caratteristica intrinseca della vecchiaia: sono vecchio ergo sono saggio. Questo accade perché per tradizione si confonde esperienza con saggezza: quando il mondo era più o meno uguale nell’arco di una generazione, era facile confondere le due cose.
Escludendo la demenza senile, in passato quello che era presente nella testa dell’anziano “saggio” era utile al giovane, perché le situazioni che il giovane stava per affrontare (una guerra o la semina nei campi, per esempio) erano le stesse che aveva affrontato il vecchio. Un po’ diverse, certo, ma l’aratro rimaneva un aratro e l’esperienza del vecchio era certamente utile al giovane, che finiva per confonderla con la saggezza e pretendere poi lo stesso trattamento riverente quando sarebbe diventato vecchio a sua volta.
E l’aratro sarebbe sempre rimasto l’aratro. Finché anche no.
Mio nonno ha visto l’aratro, ha visto il trattore e se fosse ancora vivo oggi vedrebbe il trattore che fa tutto da solo, senza neanche l’umano dentro. Non so come avrebbe reagito a questa innovazione (probabilmente male), ma la sua esperienza in materia di aratro oggi sarebbe inutile. Ma non sarebbe stato pericoloso, perché mio nonno, oltre a non essere un VDM, non è un ministro della Repubblica, per cui non potrebbe imporre il ritorno all’aratro.
Epperò noi abbiamo Paolo Savona come ministro degli Affari Europei. Un signore di 81 anni che propaga tesi euroscettiche, tesi condivise dal governo ma che vengono tenute momentaneamente da parte perché la maggioranza degli italiani ancora non riesce a digerirle. Tesi che forse avevano senso negli anni Novanta, ma non oggi, perché il mondo è estremamente diverso da allora. Tesi che oggi possono distruggere definitivamente questo rottame di Paese.
Questo signore, in quanto ministro della Repubblica (( Grazie a Mattarella, non è ministro dell’Economia, quanto meno. )), partecipa al cambiamento, ma non sembra avere voglia di conoscerlo, di studiarlo, questo cambiamento. E questo è gravissimo.
Savona, ad esempio, ha deciso che bisogna cambiare il modo in cui lavora la BCE, ovvero vuole riformarne lo statuto.
A vedere le carte, Savona avrebbe pure un curriculum valido per proporre tale riforma. E fino agli anni Novanta le sue tesi avevano anche un senso. E dirò di più, avrebbero senso anche ai giorni nostri, se la Storia degli ultimi vent’anni fosse stata diversa. Così non è stato, per cui le tesi di Savona, oggi, sono valide solo in un universo alternativo (( Questa è materia per un articolo che ho cominciato a scrivere due mesi fa e che non so se completerò, ma, in breve, le tesi di Savona sarebbero valide solo se i governi italiani che si sono succeduti dal 1998 in poi – salvo un paio di eccezioni comunque effimere – avessero posto in essere riforme strutturali, invece di sprecare il “dividendo dell’euro” nelle solite mance e corruttele. )) .
Non solo. La materia che Savona ha studiato dagli anni Sessanta in poi è stata stravolta negli ultimi dieci anni e Savona sembra avere mancato un paio di corsi di aggiornamento.
Dal 2008 le banche centrali (( Anche da prima, in verità, ma è una storia complessa e ignorata per sensazionalismo mediatico e “occidentecentrismo”, diciamo così. )) hanno cominciato a lavorare in maniera molto diversa da quello che facevano vent’anni prima perché sono successe cose che quasi nessuno si aspettava.
E questa cosa è avvenuta in maniera così repentina che certi concetti che io stesso avevo studiato due anni prima, due anni dopo erano diventati archeologia economica, a cominciare dal mito di Alan Greenspan.
Queste innovazioni sono continuate a ritmo serrato: nel 2012 Mario Draghi ha salvato un continente inventandosi le OMT, uno strumento (mai utilizzato) che solo cinque anni prima avrebbe provocato reazioni anche violente nei Paesi europei più conservatori, ma che oggi è ritenuto legittimo e a pieno titolo nella collezione di armi a disposizione della BCE, e se questo è l’andazzo, finirà per utilizzarlo.
La differenza fra OMT e QE è simile a quella che c’è fra una bomba atomica e un bombardamento a tappeto convenzionale.
E Savona non la conosce e non può conoscerla, perché non sembra avere voglia di tornare alla scrivania a studiare, a quasi ottantadue anni. Le sue tesi euroscettiche vanno, come minimo, completamente ristrutturate, ma Savona pare non legga neanche i giornali.
Un po’ posso capirlo: ero infastidito io nel vedere che cose che avevo studiato due anni prima erano diventate obsolete quando di anni ne avevo venti, figuriamoci una persona anziana, che dopo decenni di studi vorrebbe vedere riconosciuta la propria esperienza e invece si ritrova ad essere egli stesso obsoleto.
Mi immagino Savona che apre il Sole 24 Ore e legge acronimi che non conosce: essendo un genio è costretto a fare finta di capirci qualcosa, non può mica fare le figura dell’obsoleto. E, in quanto umano, il nostro Savona semplifica il mondo che lo circonda, per cui OMT e QE devono essere la stessa cosa.
È un genio ed è anziano. Quindi è esperto e dunque saggio. Non può sbagliare.
E invece…
Un ministro della Repubblica non può essere obsoleto, perché rischia di far arretrare il Paese di decenni e rovinare intere generazioni. Una persona saggia dovrebbe rendersi conto di avere dei limiti.
Savona, se fosse saggio, dovrebbe dimettersi. Poi, se proprio non vuole mettersi a studiare per capire com’è cambiato il mondo (il suo mondo!) negli ultimi vent’anni, potrebbe fare come Eco, ovvero scrivere una raccolta di brevi componimenti e divertirsi.
Gli suggerisco anche il titolo: “Come la BCE potrebbe risolvere i problemi d’Europa inviando denaro via fax“.
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