La vittoria incompleta del Doge Grillo riporta sui mercati un’ombra che vale 2-300 punti di spread, ovvero il rischio di convertibilità, cioè la fine dell’euro. Ormai è andata, quel rischio è tornato (pregate Draghi), per cui lasciate perdere i mercati: occorre affrontare la questione con razionalità per non far peggiorare le cose.
Grillo chiede un referendum sull’euro (e infatti si è comprato la casetta in Svizzera, nel caso in cui questo rovinoso progetto dovesse riuscire), come se uscire dall’euro fosse facile.
C’è infatti un solo modo per uscire dall’euro senza distruggere la classe media (che pure è un obiettivo del Doge), ed è farlo nel giro di un weekend.
In pratica un ipotetico governo del Doge dovrebbe, senza far sapere nulla a nessuno, preparare un piano che sospenda (oltre a vari diritti costituzionali) il funzionamento del sistema bancario, ovvero congelarlo. Niente entra, niente esce, nessuno si muove, finché il cambio non è stato effettuato. Un blitz supersegreto è l’unico modo che abbiamo per limitare i danni (che verrebbero scaricati su altri Paesi, ma che ce frega).
Ovviamente non è questa la strada del Doge, perché va contro la trasparenza e la democrazia diretta. Grillo vuole un referendum, ma per fare quel referendum serve una modifica costituzionale, ergo occorrono mesi e mesi, durante i quali ci bombarderà di messaggi antieuro stracolmi di fallacie (e perciò veri solo in apparenza, perché il Doge è un pifferaio magico). I mercati staranno tranquilli man mano che crescerà il consenso per questo progetto catastrofico? Ovviamente no: andremo in default uscendo dall’euro ben prima che questo avvenga, dopodiché, fra le altre sciocchezzuole che ci riporteranno indietro di sessant’anni, avremo benzina e bollette varie a livelli stellari (andremo in bici, risparmieremo energia perché costretti, insomma sarà come negli anni Settanta: il Natale al buio, ve lo ricordate?). Ma che ce frega dei salari reali, l’importante è avere le nuove lire con la faccia di Dario Fo sopra.
Per questo motivo è necessario che il Movimento 5 Stelle torni su questo pianeta prima che sia troppo tardi, e per fare ciò va costretto ad essere responsabile, ovvero vanno aiutati a capire che l’intento del Doge miliardario non è dare al Paese un governo stabile, bensì continuare a raccattare voti, e questo va a scapito del benessere comune. Questo significa che il M5S deve occupare il posto che gli spetta come partito che ha raccolto più consensi, quello di governo, e il PD deve spingere in quella direzione e ridurre Grillo a più miti consigli.
Bersani avrà l’incarico di formare un governo. Se Grillo rifiuta, Bersani dovrebbe rimettere il mandato, scartando a priori l’idea del governissimo: non è resuscitando Berlusconi per l’ennesima volta che ne possiamo uscire, e soprattutto si fa il gioco di Grillo, il quale non aspetta altro che far ripartire la sua campagna feroce (e fallace) contro la kasta, in attesa che una maggioranza non coesa e ingovernabile scoppi e si vada a elezioni. Come unica opposizione, il Doge stravincerebbe e il PD sarebbe spazzato via (come detto, in caso di governissimo, voterei pure io M5S e poi mi metterei al balcone ad osservare il Ragnarok).
Bersani dovrebbe consigliare a Napolitano di affidare l’incarico a Grillo (che ovviamente punterà a fare solo il burattinaio, perché lui non può esporsi troppo), e il PD dovrebbe starci. Se Grillo rifiuta, dovrà spiegare ai suoi elettori che ha sacrificato gli interessi del Paese ad avere un governo stabile solo per ritornare a elezioni al fine di andare al governo… che è proprio ciò che il Doge ha appena rifiutato.
Già adesso c’è maretta nel Movimento (i grillini ovviamente dicono che le voci contrarie sono pagate da D’Alema e De Benedetti, è un gombloddo, come al solito). Il giocattolo di Grillo gli si sta rompendo in mano e neanche è cominciata la legislatura, per cui il PD non faccia sciocchezze: è nell’interesse del Paese che si eviti il governissimo.
Per cui lasciate perdere i mercati: quelli ce li siamo giocati. Sia Grillo a spiegare perché il mondo sta punendo la nostra genetica propensione all’ammuina.
Anche questo è governare.