Site icon Tooby

Il programma della lista pollaio: Rivoluzione Civile

Abbiamo analizzato i programmi di Monti, Giannino e Grillo, adesso tocca a Ingroia. Rivoluzione Civile è un cartello di partiti che ha alle sue spalle l’Italia dei Valori di Di Pietro, il Movimento Arancione di Giggino De Magistris, i Verdi, Rifondazione Comunista, il Partito dei Comunisti Italiani e credo qualcun altro. In pratica Antonio Ingroia, candidato premier, è lo scudo che porterà in Parlamento gente che, correndo da sola, sarebbe stata facilmente trombata.

Ho avuto qualche difficoltà a scrivere questa (come sempre sintetica) analisi del programma perché, pur scrivendo su un pc per nulla schifoso (tastiera a parte), il mio lettore PDF ci ha impiegato una vita ad aprirlo, il che mi fa sospettare che lo abbiano prima stampato, poi scannerizzato e passato all’OCR.

Ad ogni modo il programma consta di una introduzione e di 10 sezioni, ognuno delle quali ha una descrizione verbose (che segue un interessante schema “com’è la situazione → è colpa di Berlusconi-Monti → come la vogliamo”) seguita da un papello elenco riassuntivo, che utilizzerò come traccia guida.

Sinteticamente:

PER UN’EUROPA DEI DIRITTI

Riassunto sintetico: La crisi è un complotto di Lebbanche, mariomonti, Abberluscone, Bilderberg e Troika contro gli operai. Niente di sorprendente.

  1. La Bce deve diventare “prestatore di ultima istanza”: ci può anche stare, ma con quale mandato? Quali obiettivi? Perché se deve diventare la stamperia europea affinché possiamo continuare con il fittizio Bengodi in cui abbiamo vissuto a debito dagli anni Sessanta, invece di fare delle riforme, io preferisco la BCE attuale. Un altro discorso è dare alla BCE un mandato che contemperi stabilità dei prezzi e crescita, ma sto facendo uno discorso troppo fine: Ingroia e pollame vario vuole che la BCE stampi carta straccia;
  2. Va istituita una vera Tobin tax: non poteva mancare. L’ho già demolita in quanto dannosa per l’economia reale e portatrice di disoccupazione in innumerevoli articoli, ma bisogna pur dare agli elettori un capro espiatorio (ricordiamo che i comunisti sono stati fra i [non unici] responsabili delle varie cadute dei governi Prodi);
  3. Vanno separate le banche di credito da quelle di investimento: un po’ tagliata con l’accetta questa definizione, ma ok;
  4. Va promosso l’audit sul debito: con quali scopi?
  5. Va rinegoziato il Fiscal compact: in che modo? È sottinteso, nevvero, che, se da un lato va evitato che l’austerità ci strozzi, dall’altro abbiamo vissuto da cicale per decenni e ora ci toccano dei sacrifici?
  6. Vanno utilizzate le risorse derivanti dalla lotta all’evasione, alla corruzione, all’economia illegale per politiche di sviluppo che diminuiscano il rapporto tra debito e Pil: solito problema di distinzioni fra flussi e stock, solito refrain “la crisi la paghi la mafia”, solite proclamazioni generiche. Si tratta di soldi che non si sa se e quando ci saranno, che dovrebbero stimolare la crescita e quindi pagare il debito. Il percorso è economicamente logico, ma i quattrini mancano;
  7. Va sostenuta la riconversione ecologica dell’economia, favorendo le attività a basso consumo di risorse ed ad alta intensità occupazionale: lodevole, ma se vogliamo rimanere nei Paesi avanzati (e quindi sostenere almeno l’attuale livello di reddito) bisogna investire in capitale intellettuale, finanziario, scientifico. Le braccia non specializzate non ce le possiamo permettere perché la Cina ne ha in abbondanza e le paga un chicco di riso l’ora;
  8. Vanno promosse politiche di convergenza fiscale e salariale: cioè?
  9. Va creato un indicatore del benessere sociale e ambientale: sì, create tutti i giocattoli che desiderate, ma il PIL deve crescere.

PER UNA GIUSTIZIA PIU’ [SIC] EQUA E UNA POLITICA ANTIMAFIA CHE VOGLIA ELIMINARE LA MAFIA

Sorvoliamo sulla cacofonia. Conoscendo gli esponenti del cartello, il programma è abbastanza genericamente valido che se non sei d’accordo forse dovresti costituirti.

PER LA LAICITA’ [SIC] E LE LIBERTA’ [SIC – ok, la smetto, tanto ci siamo capiti]

Quello di Rivoluzione Civile è uno dei due programmi (l’altro è della coalizione Italia. Bene Comune) che parla di diritti civili in modo organico. Tutto molto condivisibile, ne approfitto per dire la mia a riguardo.

  1. Riconoscere le unioni civili delle coppie omosessuali, incluso il diritto al matrimonio e all’adozione: ci sarebbero anche le unioni civili delle coppie eterosessuali che non desiderano sposarsi, ma spero sia sottinteso;
  2. Garantire la piena attuazione della Legge 194. Occorre una nuova legge sulla fecondazione medicalmente assistita: la 194 è la legge sull’aborto, suppongo che il problema siano i medici che fanno illecitamente obiezione di coscienza e ostacolano l’uso non solo della pillola abortiva, ma pure della pillola del giorno dopo, che non provoca l’aborto; la legge sulla fecondazione assistita serve perché la mostruosa legge 40 è stata ormai in gran parte abolita de facto perché contraria alla Costituzione e ai più elementari diritti umani. Purtroppo, essendo ancora in vigore, molte coppie che vogliono figli devono ancora fare viaggi della speranza all’estero, se possono permetterselo, altrimenti rinunciare ad avere bambini;
  3. Regolamentare il testamento biologico e il fine vita: non sarà mai troppo presto. La vita di ognuno di noi è solo nostra, un prete o un politico bigotto non può permettersi di decidere al posto nostro. Se uno vuole rimanere attaccato a una macchina, gli sia concesso; se uno vuole che venga staccata la spina, gli sia concesso;
  4. Abrogare la legge Bossi-Fini, chiudere i CIE, nuova legislazione in materia di immigrazione, che abolisca il reato di clandestinità. Legge per i diritto d’asilo e cittadinanza ai nati in Italia: generici, ma vabbuò.

PER IL LAVORO

A marcia indietro verso il baratro.

  1.  Per sottopunti:
    • Ripristinare l’articolo 18: dietro questa formula si nasconde la solita truffa: più protezioni per chi ne ha troppe, troppo poche per chi non ne ha. Bisogna distinguere fra flessibilità e precarietà: serve la prima, va cancellata la seconda. Questa gente non fa distinzione e ignora la realtà di un mercato del lavoro che richiede ben altro per non ridurre ulteriormente in povertà i ceti medi e bassi;
    • cancellare l’articolo 8: dubito che si riferiscano a quello dello Statuto dei Lavoratori, non ho idea di cosa parli (se qualcuno avesse hint…)
    • [cancellare] la riforma delle pensioni: una chicca. La riforma delle pensioni ha tardivamente introdotto nel nostro sistema il contributivo per tutti. In Svezia (non certo un Paese fascista oggi, figuriamoci all’epoca) quella riforma fu fatta nel 1993. Negli stessi anni Cofferati e comunisti vari si misero di traverso ed ottennero un rinvio ad kalendas graecas di quella stessa riforma, ovvero fin quando il sistema pensionistico sarebbe diventato insostenibile, ovvero dieci anni fa. I post-comunisti si misero comunque di traverso per rinviare (magari si poteva migliorare la riforma Maroni, invece no) e il risultato è che oggi abbiamo baby pensionati, assegni “acquisiti” senza alcuna logica e poche speranze di pensione per i giovani. La cancellazione della riforma delle pensioni spegnerebbe anche quelle flebili speranze, oltre a mandare in bancarotta lo Stato in un nanosecondo;
  2. Approvare la legge sulla democrazia nei luoghi di lavoro: dipende da come verrà declinata tale democrazia, ma temo nuove rigidità;
  3. Cancellare la precarietà, istituire un Reddito minimo garantito per i giovani e un’assegno [sic] di maternità universale le donne [sic]: a parte le difficoltà grammaticali, tutto molto bello, ma in merito agli ultimi due enunciati, dove si trovano i soldi? Parliamo di una quarantina di miliardi l’anno;
  4. Piano straordinario per il lavoro, nei settori del risanamento idrogeologico, della manutenzione ed efficientamento del patrimonio pubblico, della mobilità sostenibile: consiglio di leggere il verbose, neanche roba brutta, ma come al solito manca la copertura finanziaria;
  5. Aumentare la spesa per ricerca e sviluppo: va bene, ma con quali soldi?
  6. Stabilizzare i precari della scuola e della Pubblica Amministrazione: va bene, ma con quali soldi?

PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE E LE ATTIVITA’ ARTIGIANALI E AGRICOLE

Esistono due tipi di piccole e medie imprese: quelle che vogliono crescere e quelle che vanno lasciate fallire. Piccolo non è bello, nel mondo moderno. Piccolo significa povertà. Rivoluzione Civile parte riconoscendo (per sommi capi) questa debolezza del tessuto industriale italiano, ma poi finisce inevitabilmente a dire che la colpa è di Lebbanche, mariomonti, Abberluscone, Bilderberg e Troika, oltre a continuare nell’assurda lotta alla realtà del mondo moderno. Ragazzi, non solo è caduta l’URSS, ma è pure finito l’Ottocento, aggiornatevi.

  1. Snellire le procedure burocratiche, sbloccare il credito alle imprese e i pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione: vabbuò, sul problema del credito alle imprese si legga questo mio vecchio pezzo. Ingroia e kompagni, in sostanza, vogliono soffocare il sistema finanziario, MA-ANCHE sbloccare il credito alle imprese. Schizofrenia, a voler essere buoni;
  2. Intervenire sulla PAC per sostenere la valorizzazione delle filiere di qualità sul solco della green economy: il progamma verbose pare ignorare le tendenze dell’agricoltura moderna, pensando che domani si lavorerà con la zappa invece che con i trattori radiocomandati con l’ausilio del GPS (no, non scherzo, ci sono già);
  3. Investire sulla banda larga gratuita per tutti: genericamente ok, ma quanti Megabit è larga questa banda?
  4. Sostenere la tutela e la valorizzazione del paesaggio, l’agricoltura, la biodiversità: come essere contrari a una cosa così generica?
  5. Premiare le imprese che investono in ricerca, innovazione e creano occupazione a tempo indeterminato: idem.

PER L’AMBIENTE

È probabilmente la parte più generica del programma. Peccato che i Verdi italiani non siano un partito serio come quello tedesco. Escluse le dichiarazioni d’intenti che nessuno può negare e la retorica antagonista, la sezione è una scatola vuota senza copertura finanziaria.

  1. No alla Tav e al Ponte sullo Stretto di Messina: ma non avevamo dubbi (il Ponte è uno spreco di soldi, sulla TAV la questione è più complessa);
  2. Investire sulla prevenzione del rischio idrogeologico e su un Piano delle piccole opere: come dire di no?
  3. Lotta contro i crimini ambientali: ovviamente;
  4. Adottare una road map per l’uso efficiente delle risorse, come è stato fatto dall’Unione Europea: cioè?
  5. Archiviare la stagione delle deroghe agli strumenti di pianificazione urbanistica: genericamente ok;
  6. Sostenere i green jobs in tutte le filiere produttive: con quali soldi?
  7. Aumentare gli stanziamenti del Ministero dell’ambiente: con quali soldi?


PER L’UGUAGLIANZA E I DIRITTI SOCIALI

Si parla di welfare e fisco. Il welfare sarebbe anche bello, se solo si indicassero da dove si prendono i quattrini.

  1. Redistribuire la ricchezza, attraverso le politiche fiscali, del lavoro e del welfare: in linea di principio ok, il problema è il come;
  2. Eliminare l’IMU sulla prima casa estendendola agli immobili commerciali della Chiesa e delle fondazioni bancarie, istituire una patrimoniale sulle grandi ricchezze: faccio solo notare che, se tutto va bene, l’impatto netto delle due misure è intorno allo zero (ovvero la patrimoniale e l’IMU a Chiesa e fondazioni bancarie coprono più o meno il taglio dell’IMU sulla prima casa – applicando il modello francese di patrimoniale, come invocato da più parti, il gettito si aggira sui 4 miliardi, probabilmente meno. Se qualcuno vi dice che il gettito sarà superiore vi sta truffando);
  3. Contrastare evasione e elusione fiscale: ovvio;
  4. Nel complesso, alleggerire il carico fiscale sui redditi medio-bassi, il lavoro, l’impresa, aumentandolo su rendite e grandi patrimoni. No all’aumento della tassazione indiretta: per quanto spiegato sopra, manca la copertura;
  5. Rafforzare la sanità pubblica, finanziandola adeguatamente, ridurre tickets e liste di attesa. Rilanciare la sanità territoriale: magari, ma manca la copertura;
  6. Adeguare l’Italia alla media europea nel campo delle abitazioni sociali, sospendere gli sfratti, rifinanziare il fondo per l’affitto: con quali soldi?
  7. Definire i livelli essenziali di assistenza, rifinanziare il fondo per le politiche sociali, definire un piano per la non autosufficienza, svincolare gli investimenti sul sociale dei Comuni dal patto di stabilità: con quali soldi?
  8. Stabilizzare il 5×1000 per le ONLUS: con quali soldi?

PER LA CONOSCENZA E LA CULTURA, PER UN’INFORMAZIONE LIBERA

Un po’ di mostruosità, un po’ di roba genericamente ok. Peccato che manchino sempre i soldi.

  1. Riaffermare che conoscenza, cultura, informazione sono beni comuni, diritti fondamentali non privatizzabili e mercificabili: sarebbe meglio riformare il sistema della proprietà intellettuale al fine di eliminare rendite quasi secolari e liberare così conoscenza dopo aver riconosciuto congruamente agli autori dell’opera il giusto frutto del proprio lavoro. Un enunciato del genere non ha senso e se proprio devo cercarlo a forza, è pericoloso per il settore e per chi ci lavora;
  2. Difendere la libertà di insegnamento minacciata da procedure arbitrarie di valutazione (Invalsi, Anvur): qual è l’alternativa? Serve un sistema per valutare se il sistema in generale, i singoli istituti e gli insegnanti in particolare funzionano. Puoi fare tremila riforme dell’istruzione, ma se non verifichi che dalle scuole elementari escano bambini capaci almeno di leggere, scrivere e far di conto, fallirai su tutta la linea. Vanno individuati i buchi nel sistema, e corretti: parlo per esperienza personale, l’insegnante di lettere del biennio di liceo, quando miracolosamente si presentava in aula, ci faceva leggere ad alta voce i libri di testo, mentre lei leggeva Chi, quando non dormiva. Le proteste informali che pure qualcuno di noi avanzò furono respinte, in sostanza, perché non c’era un modo oggettivo per verificare la disfunzione. È questa la libertà di insegnamento da tutelare? Meno male che nel triennio ci capitò una prof coi contro… fiocchi;
  3. Abrogare le controriforme Gelmini di scuola e università. Aumentare i finanziamenti a scuola, università, ricerca pubbliche, recuperando i tagli operati da Berlusconi e Monti, eliminare i finanziamenti agli istituti privati. Bloccare ogni tentativo di privatizzazione e frammentazione del sistema scolastico-universitario e riaffermare la democrazia interna: abbastanza d’accordo su tutto ma i) sostituire la Gelmini con cosa? ii) con quali soldi?
  4. Innalzare l’obbligo scolastico a 18 anni: ok;
  5. Introdurre l’organico funzionale, stabilizzare il personale precario nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle università e negli enti pubblici di ricerca: con quali soldi?
  6. Portare l’investimento nella cultura almeno all’1% del Pil, sostenere la produzione e distribuzione indipendente e le istituzioni culturali pubbliche, varare un piano straordinario di manutenzione del patrimonio culturale con lo sblocco delle assunzioni: con quali soldi?
  7. Garantire ai lavoratori della cultura i diritti di tutti i lavoratori, dagli ammortizzatori sociali alle malattie professionali, dagli infortuni sul lavoro al diritto a maternità e pensione. Riconoscere il carattere “intermittente” del loro lavoro: con quali soldi?
  8. Rompere gli oligopoli nel sistema della comunicazione, varando la legge sul conflitto di interessi e una legge antitrust. Ribadire  la centralità del servizio pubblico radiotelevisivo, eliminando l’ingerenza dei partiti, e garantendo una gestione democratica e partecipata della Rai. Assunzioni per concorso pubblico: mi pare il minimo sindacale.

PER I DIRITTI UMANI, LA PACE E IL DISARMO

  1. No all’acquisto degli F35, No al DdL Di Paola- Monti sulla riforma delle Forze Armate: Non conosco il DdL; sugli F35 si legga il link riportato sotto (in breve: ci costa di più rinunciare agli F35 che comprarceli quando saranno pronti);
  2. Ritiro immediato delle truppe italiane da tutte le missioni di guerra. No all’intervento militare in Mali: Indubbiamente un mondo in pace sarebbe meraviglioso, ma non ce lo abbiamo, e in molti casi serve la guerra per portare la pace. Un esempio per tutti è la questione israelo-libanese: se non fosse per la forza di interposizione che tiene quei bambini pestiferi separati e in castigo si farebbero la guerra ogni quarto d’ora, con conseguenze su tutta l’area che come ben sappiamo è la polveriera del mondo; del Mali ho parlato qui. Ingroia e kompagni vogliono comporre la questione in modo politico: il problema è che la controparte si chiama al Qaeda, che non è notoriamente disponibile a trattare;
  3. Riduzione delle basi militari sul territorio italiano: logico e consequenziale;
  4. Nuova legge sulla cooperazione: genericamente ok;
  5. Riconoscimento dello Stato Palestinese. Due Stati per due popoli: sarei pure d’accordo sul primo punto, ma resta il fatto che né israeliani né palestinesi vogliono la pace. Non è parteggiando per l’uno o per l’altro che il problema si risolverà, anzi, lo aggrava.

PER UNA NUOVA QUESTIONE MORALE ED UN’ALTRA POLITICA

Perché il richiamo alla casta non può mancare: a differenza di Grillo (ma sempre rispettando le elementari regole della retorica), la sezione chiude il programma.

  1. incandidabilità dei condannati e dei rinviati a giudizio per gravi reati contro la pubblica amministrazione: va bene;
  2. abolizione della diaria dei parlamentari: vedi sotto;
  3. diminuzione drastica dei compensi di parlamentari e consiglieri regionali: attenti a quel “drastica”; d’accordo a rendere gli stipendi dei politici un po’ più umani, ma attenzione ad abbassarli troppo, poiché c’è il rischio di creare buchi in cui i corruttori possono infilarsi;
  4. limite di due mandati per parlamentari e consiglieri regionali: contrario perché stupido e dannoso per lo Stato, ho argomentato qui;
  5. taglio drastico di consulenze d’oro e consigli di amministrazione inutili: magari;
  6. Costruire spazi di partecipazione permanenti, valorizzando la democrazia diretta e partecipativa: magari.

Devo dire che pensavo peggio. Purtroppo l’ignoranza in materia economica e le fette di prosciutto dell’ideologia a coprire gli occhi, oltre alle personalità inguardabili presenti nelle liste, allontanano dalla sufficienza questo programma che pure a brevi tratti non è male. Sarebbe da 4½, ma è un programma migliore di quello di Grillo. Un quasi mezzo punto in più per avere parlato decentemente dei diritti civili. 5-.

Exit mobile version