La guerra in Mali e il ripudio dell’analisi logica

Ogni volta che un soldato italiano si muove (fossero pure le basi militari, come per la guerra in Mali) spuntano fuori politici, opinionisti e vignettisti satirici a ricordarci che l’Italia ripudia la guerra, sottintendendo che ogni guerra in cui l’Italia si invischia è illegale.

Ovviamente non è così, e questi costituzionalisti vongoloidi mentono o per ignoranza o per prendere in giro un pubblico che ritengono ignorante e manipolabile. Lungi da me essere guerrafondaio, ma non è su queste basi che si può dibattere, né la satira può essere una scusante per diffondere informazioni false. La Costituzione dice ben altro.

Probabilmente annoierò qualcuno, chiedo scusa in anticipo.

Per i costituzionalisti alle vongole l’articolo 11 della Costituzione italiana così recita:

L’Italia ripudia la guerra

Per chi vive in questa dimensione parallela che noi «mentecatti guerrafondai fascisti» (cit.) ci ostiniamo a chiamare “realtà”, l’articolo 11 è il seguente:

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Analizziamolo.

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli

Questo significa che invadere la Svizzera perché ci siamo rotti le scatole degli orologi a cucù è illegale;

e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali

Questo significa che, se litighiamo con la Svizzera perché non ci dice i nomi dei nostri evasori fiscali, invaderla è illegale; significa anche che se Svizzera e Liechtenstein si fanno la guerra, interferire mandando aerei e carri armati è illegale.

consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;

Questo significa che se la Svizzera invade il Liechtenstein e il Liechtenstein chiede il nostro aiuto, l’intervento armato italiano è legale; questo significa anche che se la Svizzera comincia a lanciare missili su Bergamo, l’intervento armato è legale.

promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

questo significa che se la Svizzera comincia a costruire un arsenale nucleare da spazzar via tre quarti d’Europa, l’ONU, la NATO, l’UE, altri possono decidere di intervenire in armi per fermarla, e l’Italia può promuovere o aderire alla coalizione senza perciò infrangere la Costituzione.

L’intervento di forze straniere in Mali, pertanto, è legale per due ragioni:

  1. lo ha chiesto il governo locale;
  2. lo ha previsto l’ONU (non so con quanta compliance, visto che la forza internazionale deve essere guidata da africani, ma suppongo troveranno un qualche escamotage) .

Poi si può discutere quanto volete su quanto la guerra sia brutta, che muoiono i bambini, fate l’amore no alla violenza, la guerra è sempre sbagliata, l’Italia non ha interesse diretto a intervenire, che è una guerra per l’uranio, che il Mali è governato da golpisti, eccetera eccetera. Magari sono pure considerazioni condivisibili, ma si tratta di considerazioni di carattere etico e politico. Ma da un punto di vista giuridico, l’intervento armato in Mali è perfettamente legale. Per cui, ok discutere sui motivi per cui si interviene, ma chi tira in ballo pretese di illegalità vi sta semplicemente prendendo in giro e svia il discorso dalla realtà verso le caz*ate. Non tiriamo in ballo l’articolo 11 di una Costituzione già in condizione di stupro perpetuo da una ventina di anni a questa parte.

Infine una nota a margine. Come sopra possiamo discutere se gli F-35 ci servono, se è giusto spendere soldi nei medesimi o se è meglio aprire ospedali in Papuasia citeriore, eccetera, sono valutazioni di carattere morale e politico che lascio ad altri post. Qui tolgo di mezzo il mito contabile: gli F-35 non ci costeranno “quanto l’IMU”, come dicono gli economisti vongoloidi (che spesso e volentieri coincidono coi costituzionalisti di cui sopra). La spesa prevista, nell’ordine dei 15-20 miliardi di euro, è spalmata su una trentina di anni: questo significa che risparmieremmo 3-4-500 milioni di euro l’anno. L’IMU, per contro, garantisce un gettito di una ventina di miliardi ogni anno, sicché non è che eliminando gli F-35 puoi abolire l’IMU: al massimo, togliendo la spesa per gli F-35, puoi togliere l’IMU (al massimo massimo) a un decimo delle prime case.

E non è detto che convenga, per almeno quattro ragioni:

  1. bisogna prima capire se ci sono penali da pagare (la questione non è ancora chiara);
  2. l’Italia partecipa al progetto non solo con i soldi, ma anche con imprese, sicché almeno una parte di questi soldi tornano in Italia sotto forma di commesse e posti di lavoro;
  3. la partecipazione al consorzio internazionale permette alle imprese italiane di accedere a know-how che prima non possedevano, ed è altra roba che crea ricchezza (la ricerca militare, insieme a quella spaziale, spesso e volentieri diventa utilissima per scopi civili, e porta posti di lavoro);
  4. il mondo è pieno di pazzi pronti a farti la guerra, e non sto parlando solo di Corea del Nord, Iran e Al Qaeda, che sta dilagando fra Maghreb e Sahara. Un esercito efficiente e ben armato funziona da deterrente contro i pazzi, e contribuisce al mantenimento della pace (Chi desidera la pace si prepari alla guerra, dicevano i Romani, che di guerrafondai se ne intendevano, essendo essi stessi guerrafondai circondati da guerrafondai): senza un esercito ben costruito gli USA, per la questione delle armi, sarebbero già finiti in rivolta, perché la NRA avrà pure mitra e bazooka, ma Obama ha i droni. Questo non significa che per ottenere la pace serve una corsa agli armamenti, e infatti gli F-35 servono solo a sostituire aerei molto vicini all’obsolescenza (o che comunque arriveranno a fine vita da qui al 2050).

Ma qui esuliamo dal discorso principale. Come sopra, il discorso può essere morale, politico, al più economico, ma non contabile. Gli F-35 costano tanto, ma non esageratamente tanto come dicono certi analfabeti (o, più spesso, politici e vignettisti che vogliono farvi bere acqua e menzogne per prendervi in giro).

E casomai qualcuno voglia tirare in ballo il fatto che la spesa militare è altissima, si ricordi che, al momento, il budget per la difesa è ridotto a poco più dell’1% del PIL (20 miliardi l’anno), è ai minimi storici (e probabilmente è insufficiente per dare all’Italia un qualche peso internazionale, ma la progressiva marginalizzazione dell’Italia nei prossimi decenni esula da questo post), l’Italia non spende praticamente nulla in investimenti e ricerca, ben tre quarti dei soldi destinati alla Difesa finiscono in stipendi e un quarto del budget viene comunque utilizzato per la sicurezza interna (vedi alla voce Carabinieri).

In soldoni, per la Difesa l’Italia spende poco e pure male. Si può discutere se si possa spendere meglio, ma chi chiede di spendere meno si prepari a spendere altrettanto per mantenere nuovi disoccupati.

Mi rendo conto che siamo in campagna elettorale, ma è comunque il caso di fare meno retorica e meno demagogia.

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12 Comments

  1. Il problema dell’intervento in Mali non è tanto la sua costituzionalità, ma il fatto che le Camere – che sono sciolte e quindi non dovrebbero decidere NULLA che vincoli la Nazione a livello internazionale – non siano state convocate.
    Il Governo è caduto e resta in carica “per il disbrigo degli affari correnti”: non mi risulta che un intervento militare possa caratterizzarsi come “affare corrente” od ordinaria amministrazione.

    1. Leggendo in combinazione gli articoli 11 e 61 della Costituzione, la questione non è totalmente vera: nella fattispecie non si può chiedere ad Al Qaeda di cessare l’offensiva, né ai francesi e all’ECOWAS di posporre l’intervento in attesa del nuovo governo italiano. Ordinaria amministrazione è fare tutto ciò che non si può rimandare a dopo le elezioni.

        1. Perché la decisioni in materia di politica estera e di difesa spettano al Governo, mentre il Parlamento vigila e all’occorrenza può autoconvocarsi, anche a Camere sciolte. Sono già state presentate interrogazioni a riguardo da quanto mi risulta.

          1. Magari mi sfugge qualcosa ma la polemica sulle camere sciolte mi sembra un po’ campata per aria, appunto perché possono essere convocate anche se sciolte (i poteri delle camere sono prorogati finché non si riuniscono quelle nuove). Più che altro credo che il problema sia che pochi politici hanno voglia di dire che sono a favore di un intervento militare durante la campagna elettorale (Bersani comunque mi pare l’abbia detto).

          2. Già, è perfettamente corretto che un Governo sfiduciato dal Parlamento, con le Camere sciolte, prenda decisioni che implichino maggiori spese e impegni internazionali anche per conto del prossimo esecutivo. Bel regalino!

          3. Pietro, Camere sciolte non può significare niente governo. Comunque tranquillo, Monti ha sentito ABC prima di decidere. Politica estera è per forza di cose realpolitik: ripeto, i bizantinismi tipici della politica italiana poco si adattano a situazioni del genere.

  2. Due osservazioni che non riesco a trattenere.

    – avrei usato “incostituzionale” e non “illegale”

    – “deterrente contro i pazzi” è una sorta di contraddizione in termini.

    1. La Costituzione è una legge, ma comunque mi sono attenuto al linguaggio altrui. Sulla seconda, mah, la deterrenza nucleare funzionò egregiamente, eppure ritengo fosse da pazzi costruire armi in grado di distruggere il pianeta. Vogliamo sostituire pazzi con incoscienti? No problema.

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