[Economics for Dummies] Le mirabolanti avventure di MPS, brevemente riassunte

L’operazione Alexandria ha una dinamica simile, anche se con strumenti diversi: per evitare di dichiarare una perdita e non avere dividendi da distribuire sul “territorio”, MPS giunge a un accordo con la giapponese Nomura al fine di abbellire i propri bilanci. Come la martingala di cui sopra, piuttosto che ammettere la perdita su Alexandria (i famosi CDO, i titoli salsiccia tossici, quelli che anni addietro dicevo che erano finiti chissà dove e sarebbero esplosi chissà quando – eccoveli), MPS si accorda con Nomura per scaricare su quest’ultima tale perdita. In cambio MPS entra in un’altra operazione, che comprende uno scambio di attività (asset swap) e due pronti contro termine trentennali. In parole povere, MPS voleva spalmare la perdita di Alexandria su 30 anni, scambiando i CDO con BTP a 30 anni, trasformati in titoli a tasso variabile (l’asset swap). Dato che però MPS i soldi non ce li ha, se li fa prestare dalla stessa Nomura dando in garanzia i BTP, che dovrà in futuro riacquistare a un prezzo più elevato (il pronto contro termine). Ironia delle ironie, pochi mesi dopo i CDO aumentano di valore, mentre i BTP subiscono perdite enormi.

Fatto sta che, a furia di aumentare la posta in gioco, il portafoglio di MPS ha raggiunto dimensioni colossali, se rapportato alle attività totali della banca. Adesso, a dire la verità, le cose non vanno neanche così male per quel portafoglio, ma basta un niente per tornare a quando perdeva miliardi di euro. Il problema è che a fronte di tale gestione e delle perdite accumulate, il capitale della banca è stato in parte bruciato, e se le cose dovessero andare di nuovo peggio, c’è il rischio concreto di buttare altre banconote nel camino. Per questo MPS ha deciso di aumentare il proprio capitale sociale, anche a garanzia dei Monti bond, qualora la banca decida di utilizzarli.

Va ricordato che MPS, mentre oggi è guidata da banchieri per professione, all’epoca era guidata da un avvocato, Giuseppe Mussari, poi divenuto presidente dell’associazione che riunisce le banche italiane. Questo solo per fissare nella memoria che, se tale avvocato è arrivato ai vertici del salotto bancario italiano nonostante la sua innata capacità di passare come niente da un bagno di sangue all’altro, il sistema bancario italiano potrebbe avere più di un problema, e che il sistema delle fondazioni (politiche) che dominano lo scenario e difeso ieri sera da Fassina (PD), più che rifondato, andrebbe affondato. E poco interessa se, come diceva Monti, in altri Paesi come la Germania la commistione finanza-politica è ancora più diffusa e funziona meglio: questo semmai dimostra che i politici tedeschi qualcosa di finanza ci capiscono, i nostri no. In Germania si usano i soldi delle banche per finanziare progetti, imprese e famiglie, qui si usano per distribuire mancette di carta straccia sul territorio.

Per cui evitiamo di lanciare strali contro i derivati: essi non sono che uno strumento, come un martello, che posso usare per appendere un quadro o per spaccare crani. Il problema non sono i derivati (tra l’altro neanche troppo complessi: equity collar e asset swap non sono niente di così esoterico, se hai una vaga idea di che stai combinando, e i pronti contro termine non sono neanche un derivato).

Il problema è che la nostra classe dirigente farebbe fallire pure la banca del Monopoli.

(Se qualcosa non fosse chiaro, i commenti sono a disposizione).

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9 Comments

  1. Dunque, se ho ben capito, tutto è cominciato con Antonveneta, pagata almeno tre volte il suo valore: da lì, il buco è diventato sempre più grande per motivi intrecciati di sfortuna e incapacità dei gestori.
    Ovviamente la domanda che ci poniamo è: in questi anni nessuno dei gestori, controllori, politici ha mai rilevato niente di lievemente anomalo? I bilanci presentati (suppongo che non fossero segreti) hanno mai causato perplessità a qualcuno che aveva a che fare con MPS? E chi, in primis, avrebbe dovuto controllare?
    E al Mussari cosa potrebbe succedere?

    1. Sono domande da un miliardo di banconote false: i bilanci di MPS non sono così disastrosi, il problema, al momento, è più capire quant’è grande questo buco, perché se è troppo grosso riempirlo non è facile. Per fortuna Antonveneta pare sia stata pagata cash, per cui, a meno di sorprese, parliamo di numeri relativamente piccoli (un paio di miliardi al massimo, pare).

      Stando alle ultime notizie, gestori, controllori e revisori sono stati tenuti all’oscuro di almeno metà dell’operazione Alexandria. Nei bilanci, insomma, è stata inserita solo la parte in cui Nomura si accolla le perdite, mentre la contropartita è stata tenuta segreta. Talmente segreta che quando è cambiato il management, e Nomura ha chiesto quanto gli spettava, Profumo è caduto dalle nuvole, e per convincerlo è stato necessario riesumare una registrazione telefonica in cui Mussari trattava l’operazione. Adesso stanno aprendo cassetti e casseforti per trovare le carte.

      Io personalmente dubito che nessun altro a parte Mussari e i suoi sottoposti fossero a conoscenza dell’operazione (Nomura si accollava la perdita in cambio di niente? Qualcuno ci ha effettivamente creduto?), ma bisognerà vedere come si comporteranno i soci di MPS: se le cose stanno in questi termini (ovvero un’iniziativa personale di Mussari), questi può benissimo finire in tribunale (civile). Non sono sicuro, invece, che si scada nel penale, ma prima bisogna ricostruire per filo e per segno la vicenda.

      Ad ogni modo, è pure evidente che troppa gente (Fondazione, Banca d’Italia, Consob) era nel meglio del pisolino mentre queste cose avvenivano.

      1. Grazie per la risposta! Leggendo il post di oggi 28/1 ho capito un altro pezzetto. Il problema è che più capisco e più mi esce il fumo dalle narici… e mi chiedo “Quando ci decideremo a tirare fuori i forconi??”. Io sono pronta!

  2. Ciao, sul blog di Grillo oggi si parla di MPS. Noti inesattezze su quanto esposto dal suo Post?
    Ciao

    1. Non l’ho letto, ma probabilmente mischierà la storia vera di MPS con una
      quota di inesattezze pro domo sua e un po’ di populismo da campagna
      elettorale da gabinetto.

    2. Dopo aver letto confermo. Esempio di inesattezza: a MPS andranno 2 e non 3,9 miliardi, che non sono gettito IMU, visto che questa è un’imposta annuale, il versamento è una tantum. Esempio di falsità (o quantomeno di speculazione priva di basi concrete): per quanto ne sappiamo al momento, il buco è di al massimo un paio di miliardi. Quello di Antonveneta non è un buco, visto che fu pagata quasi completamente con cash (cosa strana, ed è qui che dovrebbero emergere profili penali e civili, eventualmente). Esempio di boutade elettorale: non si capisce a che titolo si chiedano le dimissioni di Bersani, né per quale motivo dovrebbe farlo (come capro espiatorio? Boh: a me pare un semplice attacco all’avversario in vantaggio).

    3. Non l’ho letto, ma probabilmente mischierà la storia vera di MPS con una quota di inesattezze pro domo sua e un po’ di populismo da campagna elettorale da gabinetto.

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