C’era un motivo quando dicevo che questa campagna elettorale sarà una delle più barbare della storia.
Ieri sera a Ballarò Lara Comi (PdL) ha cominciato a sondare il terreno per il padrone del Partito circa il suo argomento preferito: le tasse. La Comi ha iniziato parlando di abolizione dell’IMU, come al solito ricordando quanto sia odiosa una tassa patrimoniale immobiliare, ma soprattutto senza dare indicazioni concrete su come pagare tale abolizione.
È lo stesso problema che il governo Berlusconi non affrontò quando abolì l’ICI ai ricchi: il risultato fu un buco di bilancio di tre miliardi e rotti, che è stato poi ripianato con la reintroduzione di questa patrimoniale, sempre da parte di Berlusconi, sotto altro nome nel marzo 2011, a partire dal 2014. Poi Monti, dovendo rispettare gli insensati accordi di austerità preventiva (caso unico in Europa) stipulati da Berlusconi-Tremonti con l’UE, l’ha anticipata al 2012.
Fin qui tutto “normale”. Ma la Comi si è spinta oltre: ha detto che un’altra tassa odiosa è l’IVA. Ohibò, aboliamo pure quella? Ma questo non contraddice uno dei mantra del governo Berlusconi, quello che bisognava tassare meno le persone e più le cose? Boh, ma nel caso, chissene.
Resta che questi tagli alle tasse sono senza copertura apparente. Tranne una, la solita: il contrasto all’attività mafiosa e all’evasione fiscale. Va bene, in Italia le tasse le pagheranno solo mafie e lavoratori autonomi disonesti. Che ci vorrà mai?
Cambio canale e c’è Berlusconi a Porta a Porta che ogni due minuti ricorda che visto che è stato lontano dalla tv per mesi ora deve recuperare minutaggio, ovvero che bisogna prolungare la campagna elettorale non ufficiale (quella non regolata dalla par condicio) perché deve invadere le tv con la sua presenza.
Fosse almeno una presenza costruttiva. Berlusconi in quelle due ore riusciva magistralmente a partire dai fatti corretti per giungere a conclusioni campate per aria. È stato una specie di Newton al contrario: le mele cadono dagli alberi non per via della forza di gravità, bensì perché sono allergiche al legno.
Era difficile stargli dietro. Ho temuto per Polito, che gli sedeva di fronte: continuando a raccontare così grandi bugie, il naso di Berlusconi avrebbe potuto trapassare il cranio di Polito in un niente. Ma non c’era pericolo: i “giornalisti” in studio, che pure gli facevano notare frequentemente le ca**ate che stava dicendo, invece di incalzarlo, lasciavano cadere le contestazioni dopo una replica campata per aria. Non è che abbiano fatto una figura migliore rispetto allo zerbinaggio di Barbara d’Urso: si atteggiavano a leoni, ma miagolavano come gattini.
La cosa peggiore, però, è che questa fiera della menzogna sta dando frutti: boost del 4% nei sondaggi e ritorno dei sostenitori pagati a panini. Ieri sera un tizio mi diceva che dovevo fidarmi, stampare moneta come diceva Berlusconi è la soluzione, sottolineando poi che discutere con me era inutile, perché sono bocconiano, e la Bocconi è da chiudere. E chissenefrega se quando stampavamo moneta costruivamo debito pubblico e alimentavamo inflazione.
Questo è solo un assaggio di campagna elettorale, e non dubito che con l’avvicinarsi delle elezioni le cose si faranno ancora più crude. Le due mine vaganti della politica italiana, Grillo e Berlusconi, sono troppo indietro nei sondaggi per potersi permettere di non sparare ogni cartuccia possibile, anche quelle più irresponsabili e pericolose.
Poi c’è il Paese reale, che avrebbe bisogno di una bella dose di realtà, ma il menu continua ad offrire avanzi di discarica travestiti da pastasciutta.
E ho timore che ce li mangeremo gustosamente anche questa volta.