Qualcun altro ha addirittura detto che con Monti lo spread è salito in generale, e non è bastato il grafico che vedete qui a destra per smentirlo. Eppure si vede benissimo che il trend sotto Berlusconi va verso l’alto, mentre quello con Monti va verso il basso, ma di fronte ai berlusconiani l’evidenza è l’opinione dei komunisti.
Ma lo splendido è stato Berlusconi, ovviamente.
Il padre fondatore del Partito della Lobotomia (PdL) ha detto che di spread non si parlava mai fino a un anno fa. Il che è falso. Si può dire che se ne parlava sotto altro nome, come dimostra questo articolo del Corriere della Sera del 1993, in cui viene chiamato “differenziale“; idem per questo articolo de La Stampa, datato 1992. La Repubblica lo chiama “spread” già nel 1994, come si legge qui. Probabilmente si può andare pure più indietro nel tempo, ma ho poca voglia, basta spiegare il punto.
Insomma lo spread c’era e se ne parlava eccome, solo che non andava di moda, non c’era così tanta emergenza a riguardo. L’Italia cresceva, accumulando debiti, ma cresceva, e il debito pubblico a inizio anni Novanta era ancora sotto il 100% del PIL. In altre parole il debito c’era, ma era pagabile, sia pure in modo salato, ovvero emettendo altro debito.
Un anno fa, invece, c’è stata l’emergenza spread (e conseguente moda) perché non solo c’erano (e ci sono) dubbi sul fatto che siamo in grado di pagarlo (dal 2000 al 2011 crescita zero, ricordiamocelo), ma addirittura all’epoca c’era un governo (quelli di Berlusconi) che non sembrava neppure tanto propenso a volerlo pagare, visto che non aveva la benché minima intenzione di fare qualche riforma di quelle promesse da diciassette anni.
Siamo appena al terzo giorno di campagna elettorale, ma lo spread fra i berluscones e la realtà è già tornato ai massimi livelli.
Preparate ombrelli, impermeabili e deodoranti vari: saranno due mesi almeno di merxa nel ventilatore, e i produttori non sembrano essere per nulla stitici.