Qualcuno al Senato si è forse accorto che la precedente versione della Tobin Tax (nome che ribadisco essere sbagliato, visto che la tassa ideata da Tobin era tutt’altra), che colpiva quasi ogni transazione finanziaria con un’aliquota dello 0,05%, era una scemenza paurosa, aggravata dal fatto che gli italiani sarebbero stati gli unici cretini ad applicarla e che quindi l’elusione sarebbe stata altissima.
Il Senato avrebbe dunque preso a modello la Tobin Tax francese, tassa altrettanto cretina, ma meno dannosa, perché colpisce pochi strumenti e ha un effetto positivo in senso lato. Lo vedremo fra qualche riga. L’Italia, stando alle voci, tasserà solo alcuni strumenti azionari, ma con un’aliquota più alta. Il motivo? Mantenere il gettito costante a un miliardo.
Questa cifra non è un dato preciso, ma semplicemente l’applicazione brutale dell’aliquota al volume degli strumenti finanziari, computato in base alla variazione dell’impianto normativo applicando un valore stocastico. Cioè, quella cifra è una supercazzola, il gettito sarà inferiore del previsto, e i francesi se ne stanno accorgendo.
Questo significa che la legge di stabilità sta inserendo a bilancio soldi che non ci saranno, e che perciò nel 2013 andranno cercati in altro modo.
Una riga di pausa per far passare il dolore al portafogli e continuo.
La nuova Tobin Tax, dunque, non colpirà più il valore nozionale dei derivati, ovvero i soldi del Monopoli non saranno più tassati. Quando vi dicono o leggete in giro che il valore dei derivati raggiunge la cifra di settecentomila miliardi stanno parlando di un mercato il cui valore reale (lordo) è inferiore ai trenta miliardi. Questo è un bene per il cittadino che non si interessa di finanza, perché le azioni ce le hanno in mano solo quelli che investono in modo diretto o indiretto (per esempio in fondi), mentre i derivati ce li abbiamo in mano un po’ tutti (chi ha un mutuo, un prestito, un’assicurazione, le aziende che coprono un qualche rischio, per fare qualche esempio), e la tassa sui medesimi verrebbe scaricata su di noi, mentre chi specula se ne andrà all’estero.
Il problema è che questa Tobin Tax è dannosa anche in questa formula: il mercato azionario italiano è troppo microscopico per sopravvivere a questo balzello, e un mercato finanziario che funziona male è una disfunzione anche e soprattutto per l’economia reale. Le transazioni si sposterebbero su strumenti finanziari che replicano l’andamento delle azioni senza possederle, ma si tratta di strumenti piùcomplessi, per cui sarà il piccolo risparmiatore a farne le spese. Egli inoltre sarà vittima anche anche dei pesci più grossi, che in un mercato più sottile avranno vita più facile per manipolare il mercato.
Tra l’altro neppure colpisce il simbolo degli attacchi speculativi secondo la mitologia populista, ovvero i CDS “nudi”, come fa quella francese, mancando forse l’unico effetto positivo di tutta questa storia.
Non mi stancherò di ripeterlo: la Tobin Tax non crea gettito rilevante, alimenta la disoccupazione, colpisce solo chi usa gli strumenti finanziari a fini non speculativi, genera distorsioni all’economia reale e, se applicata solo in un numero ristretto di Paesi, provoca una fuga di capitali che stronca gli investimenti (a maggior ragione se approvata in un solo Paese, l’Italia, già alle prese con un fuggi fuggi generale dovuto alle sempreterne proposte di patrimoniale [come se non bastassero quelle già approvate]).
E non colpisce la finanza “cattiva” (a differenza di queste altre misure), bensì alimenta quella opaca,nascosta, non ancora regolamentata. La Tobin Tax è un suicidio politico, economico e sociale senza scampo.
La Tobin Tax, se non applicata a livello globale, colpisce solo e soltanto i pesci piccoli. Altro che Robin Hood Tax, come dicono i soliti ignoranti alternativi.
L’Italia non deve fare pazzie, se proprio deve entrare in questa bolgia infernale, deve fare il salto insieme ad altri Paesi, fra cui in primo luogo la Germania, che, guarda il caso, si sta ritirando dal fronte. Fino ad allora la Tobin Tax va eliminata, e tutta quanta.
Finiamola di fare i tafazzi.