Se proprio uno vuole essere contrario alla Tobin Tax, se proprio uno vuole attaccare mercati, banche e compagnia bella, dovrebbe almeno farlo in modo consapevole, ovvero cercando di conoscere esattamente chi e che cosa si sta attaccando e quali sono le conseguenze di questa o quella misura, legge, regolamento. Con questo post e con i prossimi post cercherò di fare chiarezza sul punto, anche attraverso domande, osservazioni e obiezioni che vorrete fare nei commenti, su Twitter, su Facebook, via mail, dove volete, perché qui, fra populismo e ignoranza, stiamo giocando una partita pericolosa pure per chi in banca non ci va mai e neanche sa cos’è un’azione. Per questo, se avete argomenti razionali contro la Tobin Tax vi invito a tirarli fuori.
Bisogna immaginare il sistema finanziario come il sistema circolatorio del corpo umano, laddove il sangue sono i soldi, mentre il resto dell’organismo sono le famiglie, le imprese, lo Stato. Se il sangue non arriva il corpo va in cancrena, e se non arriva ad organi vitali, l’intero organismo muore. Occorre quindi che il sistema finanziario funzioni in modo efficiente per far funzionare il resto dell’economia.
In questo momento storico ci troviamo in una situazione in cui di sangue ce n’è in abbondanza, ma non va ad irrorare in modo corretto tutto il corpo, un po’ perché alcuni organi funzionano peggio degli altri, un po’ perché in giro c’è troppo colesterolo (troppi debiti) e questo “spaventa” il sangue.
L’organo centrale del sistema circolatorio è il cuore, che nella nostra metafora rappresenta i mercati, le banche e le altre istituzioni e attori finanziari. È così da almeno sette secoli, ed è stato di grande supporto allo sviluppo dell’umanità (e lo è ancora, che piaccia o meno: se uno sta leggendo queste parole, deve ringraziare pure la banche, mi spiace dovere esprimere questa amara verità). Quest’organo oggi funziona male, per i motivi espressi sopra, e ci sono crescenti richieste che venga in qualche modo punito (non curato, punito). Queste richieste, di solito, provengono da chi a stento è a conoscenza della medicina, cioè della finanza. Francesco Boccia, responsabile economia del PD, ha affermato che «Noi diciamo che vanno tassati in particolar modo i derivati senza sottostante». Il problema è che non esistono derivati senza sottostante: i derivati si chiamano così perché derivano il loro valore da un “sottostante”. Boccia intendeva parlare dei derivati non usati a fini di copertura di un rischio, ma la sua ignoranza in materia lo ha portato a commettere questo errore nella scelta dei termini.
Voi affidereste la vostra salute a un medico che, mentre vi dice cos’ha il vostro cuore malaticcio, scambia un atrio per un ventricolo, o una valvola mitrale per una tricuspide? È un lapsus, direte voi, ma se questo lapsus lo scrive in un qualche referto, in qualche cartella clinica? Se tutto va bene, l’errore si scopre dopo un po’, ma per allora la situazione potrebbe essere peggiorata.
È proprio ciò che sta avvenendo con la Tobin Tax, che viene costantemente presentata come una cura per una malattia del sistema finanziario. Purtroppo la diagnosi è sbagliata, e la cura sarà peggiore del male: la Tobin Tax impedisce al sangue di fluire in modo regolare nell’organismo. È come se mettessimo lacci emostatici su braccia, gambe e collo per curare un infarto: prima o poi come minimo il corpo diventa viola, e dopo un anno, un anno e mezzo, quei lacci avranno fatto moltissimi danni all’intero Paese (probabilmente il paziente sarà morto).
Permettetemi di fare luce su qualche bufala a proposito della Tobin Tax. Vi invito nuovamente a esprimere ogni dubbio o domanda a riguardo, possibilmente nel modo meno ideologico possibile. Poi decidete voi se questa tassa servirà allo scopo che voi ritenete più utile o meno: io mi limiterò a dire come stanno le cose.
Ecco quindi i 10 motivi per cui probabilmente hai un’idea sbagliata della Tobin Tax. »»
1. La Tobin Tax frenerà la speculazione.
Falso. L’unica speculazione che fermerà sarà quella dei piccoli trader. I grandi andranno all’estero o punteranno su strumenti finanziari non tassati, come i titoli di Stato italiani (BOT, BTP, eccetera), continuando a fare quello che facevano prima: l’unica differenza sarà il panorama fuori dalla finestra.
2. La Tobin Tax ridurrà la volatilità dei mercati.
Falso. La Tobin Tax riduce la liquidità dei mercati e questo, a parità di condizioni, aumenta la volatilità. Uno dei motivi dei tracolli spaventosi negli ultimi anni è dovuto proprio al fatto che molti capitali si sono “nascosti” in titoli di Stato e conti correnti, e non vengono investiti attivamente sui mercati. Questo, tra l’altro, ha aiutato gli speculatori, che necessitano di un capitale inferiore per muovere il mercato verso l’alto o verso il basso. La Tobin Tax, quindi, aiuterà i grandi speculatori a muovere i mercati a proprio piacimento.
3. La Tobin Tax eviterà che i mercati salgano o scendano troppo in fretta.
Falso. Sarà il contrario: la liquidità funziona come un paracadute che rallenta la caduta dei corsi finanziari (o come un’ancora, quando va verso l’alto). Ad esempio l’utilizzo dei pc e il diffondersi del trading online ha permesso un aumento della liquidità dei mercati finanziari che ha impedito ai mercati di sprofondare in momenti di panico. Se scorriamo la lista delle peggiori perdite percentuali del Dow Jones notiamo che solo 5 su 20 sono successive al 2000 e solo 6 sono successive al 1990. Facciamo qualche paragone: la crisi del 1929 entra in classifica con 8 performance dal 1929 al 1933; quella del 2008-2012 solo con 4, e tutte nel 2008. Ancora: la peggiore perdita dell’era del trading online (15 ottobre 2008) è pari a un terzo della peggiore perdita della storia (19 ottobre 1987), e parliamo della perdita conseguente al crac di Lehman Brothers, che ha scatenato la peggiore recessione della storia dal 1929. Il 1987, al confronto, era una bazzecola, ma la borsa sprofondò perché arrivavano troppi ordini troppo in fretta, e all’epoca venivano annotati con carta e penna. Per darvi un’idea del casino, moltiplicate per un po’ di volte la scena della borsa alla fine del film Una poltrona per due.
4. La Tobin Tax eviterà la formazione di bolle finanziarie.
Falso. Le bolle sono qualcosa di intrinseco all’uomo, ed esistono anche al di fuori della finanza. Lo hula hoop era una bolla; il cubo di Rubik era una bolla. Di solito, però, le chiamiamo in altro modo, ovvero “moda“. Tra l’altro una moda si propaga in modo imprevedibile, e questo accadrà pure sui mercati finanziari, essendo questi molto connessi fra loro. Per cui se si gonfia una bolla sulle borse americane, essa si gonfierà pure sul mercato italiano, nonostante la Tobin Tax. Quando scoppierà a New York scoppierà pure a Milano, nonostante la Tobin Tax. Inoltre, per quanto detto sopra, la salita e la discesa saranno pure più volatili e pericolose.
5. La Tobin Tax ridurrà il trading ad alta frequenza, quello automatizzato (HTF).
Falso. La Tobin Tax si applica sugli ordini eseguiti, mentre gli ordini degli HTF vengono solo inseriti e solo raramente eseguiti. I computer inseriscono questi ordini “fittizi” per capire quali sono le intenzioni degli altri trader, ed solo dopo aver capito tali intenzioni vengono inseriti ordini veri (o vengono annullati quelli precedenti). Sono come i campioni omaggio: assaggi un prodotto e se ti piace, poi magari te lo compri. Allo stesso modo gli HTF assaggiano il mercato e solo se gli piace fanno operazioni vere e tassate dalla Tobin Tax.
6. La Tobin Tax è una tassa europea.
Falso. Solo undici Paesi su ventisette stanno pensando di adottarla e un dodicesimo, i Paesi Bassi, sta pensando di adottarla per favorire le proprie imprese finanziarie, a cominciare dai fondi pensione. L’impressione è che molti Paesi finiranno per non adottarla affatto, o ad adottarla in modo quasi impercettibile, in modo da non far fuggire i capitali domestici e attrarre comunque quelli esteri. Credere che la Germania voglia distruggere l’Eurex è da folli, pertanto, semmai adotterà la Tobin Tax, lo farà al minimo, ovvero con un’aliquota compresa fra un quinto e un cinquantesimo di quella italiana, attraendo in questo modo i capitali in fuga dall’Italia e da altri Paesi. Chi conosce la materia, sa che una tassa sulle transazioni finanziarie per funzionare deve essere applicata ovunque, allo stesso modo e nello stesso momento. L’UE vuole applicarla solo in alcuni Paesi, solo per alcuni soggetti, solo per alcuni titoli e con aliquote diverse da Stato a Stato, e per giunta in tempi diversi. In questo modo creerà grossi problemi a chi la applicherà in modo più estensivo (fra cui l’Italia), con aliquote più alte (fra cui l’Italia) e prima degli altri (l’Italia) a tutto vantaggio di chi non la applicherà (la Gran Bretagna) o la applicherà in modo più ristretto (la Francia)
7. La Tobin Tax ha funzionato in altri Paesi.
(Giuro che ho letto anche questa) Falso. Laddove è stata applicata, la Tobin Tax ha fallito (per i motivi esposti sopra). L’esempio più recente è quello svedese, dove fu un disastro: fu ritirata dopo che i capitali fuggirono dal Paese come i topi da una nave che affonda e aver prodotto un gettito ridicolo. La Svezia, infatti, non vuole sentir parlare di Tobin Tax. Altri esempi di fallimento di tasse simili possono essere a modello. In Italia è stata introdotta una tassa sulle imbarcazioni che si è rivelata un fallimento: dopo avere spinto le barche dai porti italiani a quelli esteri, ha prodotto un gettito di 24 milioni di euro. Il Governo ne aveva preventivati 155. Come conseguenza indiretta, il settore ha accusato la perdita di 200 milioni di fatturato e 10mila nuovi disoccupati. Ieri poi (ad appena un anno dall’introduzione) è stata abolita in Danimarca una tassa sui cibi grassi, in quanto fallimentare e distorsiva: i danesi, semplicemente, se ne andavano in Germania e Svezia a comprare i cibi tassati, aggirando quindi la tassa. Se qualcuno crede che spostare i soldi all’estero sia più difficile che spostare una barca in Francia o andare a comprare il burro in Germania, quel qualcuno ha bisogno di cure mediche, e non al cuore. »»
8. La Tobin Tax funziona in Francia.
Ancora presto per dirlo, ma probabilmente falso, intanto perché in Francia non è stata applicata una Tobin Tax come comunemente intesa: la tassa francese, infatti, si applica solo su un numero ristrettissimo di strumenti finanziari e solo se un’operazione non viene aperta e chiusa in giornata (ovvero, se alle 9.00 compro un’azione e la rivendo alle 9.01 o alle 17.00, non pagherò la Tobin Tax). In questo modo Hollande ha potuto dire di avere punito la sbegulasciòn, senza però cambiare granché la situazione nei mercati finanziari francesi, almeno in apparenza. Va detto, inoltre, che la Tobin Tax alla francese è stata applicata in modo meno cretino di quanto non si proponga di fare in Italia (in Francia si tassa chiunque operi su quelle azioni francesi, anche all’estero; in Italia si vorrebbero tassare solo gli italiani, il che non solo è ridicolo, ma pure da malati mentali gravi).
9. La Tobin Tax produrrà nuove entrate per le casse dello Stato.
Probabilmente falso. Il Governo ha stimato che il gettito della Tobin Tax sarà di un miliardo di euro, ma si tratta di una stima probabilmente per eccesso e sicuramente lorda. Il Governo ha omesso di considerare che la Tobin Tax farà venire meno altre voci d’entrata nel bilancio statale: i trader, essendo disoccupati, smetteranno di pagare l’imposta sul capital gain (la cui aliquota era già stata quasi raddoppiata neanche un anno fa); gli impiegati nei servizi finanziari (sommati ai trader parliamo di 20-30mila persone) smetteranno di pagare l’IRPEF, poiché verranno licenziati o costretti a trasferirsi all’estero; le aziende che utilizzano strumenti finanziari potranno dedurre la Tobin Tax, per cui pagheranno meno IRES, per non parlare delle imprese dell’indotto finanziario che smetteranno di pagarla del tutto perché chiuderanno direttamente. L’impatto diretto della Tobin Tax è difficile da prevedere: qualcuno ha previsto che verranno meno tasse per 100 milioni, portando il gettito netto della Tobin Tax a 900 milioni. Stando all’ultimo bollettino delle entrate, però, il governo ha incassato oltre 700 milioni in imposte sul capital gain da gennaio a settembre, per cui la stima di 100 milioni mi pare molto ottimistica. Ci sono poi gli effetti indiretti: quelle 20-30mila persone andranno ricollocate da qualche parte, e intanto andranno mantenute in qualche modo, come un qualunque disoccupato. Questo implica che un’altra parte del gettito della Tobin Tax finirà per sostenere quegli ex-lavoratori, ovvero a finanziare il welfare per quei disgraziati a cuiha fatto perdere il lavoro. Va infine considerata la perdita in termini di consumo: chi ha un lavoro probabilmente consumerà più di quanto faccia un disoccupato. Più disoccupazione significa meno consumo e meno consumo significa meno reddito per altre aziende, come il supermercato dietro casa (questo effetto è tipico di qualunque tassa). Meno consumo, inoltre, significa meno IVA, dunque il gettito netto sarà ancora inferiore. Si aggiunga poi che gli strumenti finanziari come i derivati sono usati in altri strumenti finanziari non “cattivi” (come mutui o assicurazioni): il costo della Tobin Tax ricadrà inevitabilmente sui consumatori. Ci sono altri aspetti da esaminare, ma ho già scritto molto (chi volesse può rileggersi questo articolo). Mi preme solo che ci si renda conto che, sebbene una stima precisa degli effetti della Tobin Tax sia difficile da dare, molto probabilmente farà più male che bene. Così a occhio si rischia di perdere almeno uno 0,2% di PIL (e pure di BIL).
10. La Tobin Tax è una tassa Robin Hood, toglie ai ricchi per dare ai poveri.
Falso. Per quanto detto sopra, mentre i ricchi porteranno i soldi all’estero e non saranno toccati dalla Tobin Tax, verranno invece colpiti i soggetti più deboli, i risparmiatori, i piccoli trader e gli impiegati nel settore. Considerando che le grandi mani,i più ricchi, potranno manipolare meglio il mercato, si può dire che, semmai, la Tobin Tax toglie a chi ricco non è per dare ai ricchi fuggiti all’estero (e forse allo Stato, se tutto va bene).
Sorpresa, nella pagina successiva c’è anche un motivo bonus (È un po’ più tecnico, ma magari è utile).
Motivo bonus. La Tobin Tax l’ha proposta un premio Nobel, mentre tu non sei nessuno.
Vero. Tuttavia Tobin promosse una tassa :
- relativa al solo mercato valutario (currency transacion tax);
- uguale in tutti gli Stati del mondo;
- destinata a stabilizzare il mercato valutario
(che poi è l’unico mercato, secondo diversi studi teorici, dove potrebbe forse avere effetti positivi sulla volatilità; studi empirici hanno invece riscontrato un aumento della volatilità nei Paesi che l’hanno applicata; di solito i sostenitori della tassa attaccano questi modelli evidenziando che i volumi scambiati diminuiscono: il fatto che la volatilità non coincide con il volume del transato rende bene l’idea di come vorrei rompermi la testa contro il termosifone; altri ancora attaccano i modelli – sia teorici che empirici – dicendo che non sono modellati in modo che i dati siano manipolati in modo a loro favorevole. E tu che cavolo vuoi obiettare? Di solito hanno una laurea in comunicazione, filosofia o peggio, in scienze politiche).
Una tassa così costruita ha pure effetti positivi, magari. Ma l’Italia sta promuovendo una tassa:
- relativa a tutti i mercati, ma solo quelli italiani (financial transaction tax);
- diversa rispetto agli altri Stati del mondo;
- destinata a fare cassa (dicono che la Carlucci voglia usarla per finanziare il cinema).
La Tobin Tax fu poi elevata a bandiera di certi movimenti che volevano usarne il gettito per aiutare i Paesi poveri: Tobin rispose che, volendo, si poteva usare anche per quello scopo. Tuttavia il gettito sarebbe stato irrisorio: Tobin non pensava al gettito, ma a stabilizzare il mercato valutario e quindi la politica monetaria dei singoli Paesi. Per questo in seguito ne prese le distanze, pur continuando a difendere la sua idea originale.
Tobin non mi risulta abbia mai fatto uno studio preciso della Tobin Tax: l’unica volta che parlò di aliquote disse grossomodo “facciamo finta di usare 0,5%”,ma avrebbe potuto dire Banana o Gustavo Almadovar, il senso sarebbe stato lo stesso. Studi successivi hanno mostrato grosse difficoltà nel ricercare un’aliquota che massimizzasse il gettito senza dissolvere i mercati finanziari. Non l’hanno trovata. L’unica cosa su cui sono tutti d’accordo, in apparenza, è che se proprio bisogna metterla, bisogna differenziarla in base allo strumento e al soggetto che colpisce, in quanto ferocemente regressiva. L’Italia, di conseguenza, vorrebbe usare la stessa aliquota per tutti gli strumenti. Perché all’ignoranza non c’è mai fine.
Tobin non analizzò neppure gli effetti sul mercato del lavoro. Fu fatto in seguito seguendo l’esperienza della Svezia, e si considerarono pure gli effetti del moltiplicatore: ogni dieci posti di lavoro persi nel settore finanziario se ne perderebbero da uno a quattro in settori non finanziari. A New York i disoccupati aumenterebbero di oltre i 10%: se Milano vale un decimo di New York, siamo intorno ai 10mila posti di lavoro persi (stime diverse indicano dati maggiori, ma io sono nessuno, come detto sopra, e stando a commenti precedenti su queste pagine, un bocconiano cretino venduto a Goldman Sachs).
Trent’anni dopo la sua proposta il povero Tobin si lamentò di come gente con idee contrarie alle sue si fosse appropriata del suo nome e di una sua idea per fini completamente avulsi agli scopi. Il movimento contrario alla globalizzazione vuole usare i soldi della Tobin Tax per aiutare il Terzo Mondo, una cosa carina, ma che Tobin non aveva manco considerato perché lo scopo della Tobin Tax non era e non è creare gettito; l’Unione Europea vorrebbe usarla per rimpolpare il proprio bilancio, ma dopo aver stimato un gettito di 55 miliardi, oggi è scesa all’ancora irrealistica cifra di 20 miliardi. E scenderà ancora, perché, non mi stancherò di ripeterlo, la Tobin Tax non serve a creare gettito. Tutto quello che sappiamo è che forse ne crea uno nettamente positivo se l’aliquota è ridicolmente bassa, forse un centesimo di quella proposta dall’Italia.
Purtroppo Tobin è morto e non può più lamentarsi di chi si è appropriato del suo nome. Tutto quello che sappiamo è che i discepoli di Tobin non hanno in simpatia la tassa che porta il suo nome, almeno nella declinazione che è stata messa in pratica. I discepoli di Tobin hanno idee diverse circa la tassa: qualcuno l’ha definita un’idea cretina, qualcun altro (fra cui Monti) si è accodato a chi la vede in modo favorevole purché applicata in maniera estesa e ineludibile.
(Poi Monti s’è messo ad applicarla da solo, smentendo sé stesso, il che mi fa pensare che abbia fatto indigestione di tortellini).
Fatto sta che il premio Nobel propose qualcosa di profondamente diverso rispetto al pastrocchio che vogliamo approvare qui da noi.
E che io sia nessuno è irrilevante.