La comunità di Wikipedia in lingua italiana (di cui sono peraltro amministratore) ha temporaneamente bloccato l’accesso all’enciclopedia più famosa della rete. Qui il comunicato.
In breve, anche Wikipedia rischia di cadere vittima dell’obbligo di rettifica. Mi spiego con un esempio.
Il signor Tarl dei Tarli chiede a Wikipedia di cancellare una cosa VERA (VERA!): la comunità deve obbedire all’ordine pena multa o chiusura.
Il problema è che la comunità NON PUÒ obbedire alla richiesta: Wikipedia si basa sulla neutralità, sulla libertà e sulla verificabilità. Ogni membro della comunità si impegna a scrivere il vero (supportato da fonti indipendenti), mentre la legge obbliga a scrivere anche il falso. Ma chi scrive il falso è un vandalo e come tale viene “punito” dalla comunità.
Appare evidente il grave conflitto in capo ad ogni wikipediano: finire nell’illegalità e rischiare la chiusura di Wikipedia o rispettare la legge e uccidere Wikipedia snaturandone il progetto?
Già oggi Wikipedia ha meccanismi per rettificare le voci: basta modificare l’enciclopedia portando delle fonti a supporto, oppure chiedere aiuto ad altri utenti. Domani no, si dovrà scrivere ciò che altri vogliono, anche se ciò è falso.
Conseguenza ulteriore è questa: nel caso Nonciclopedia-Vasco Rossi, la polizia postale ha cominciato a rompere le scatole agli amministratori, il cui compito (tra gli altri) è bloccare chi scrive il falso. Gli amministratori di Wikipedia fanno del lavoro aggiuntivo, lavoro sporco, non pagato, per pura passione. E adesso dovrebbero ricevere la rottura di scatole della polizia postale (o di un magistrato, peggio mi sento) ogni volta che qualcuno vuole obbligare Wikipedia a non essere Wikipedia? Il risultato sarà semplice: dimissioni di massa degli amministratori, libertà d’azione per i vandali, strada spianata per chi vuole scrivere il falso e fine di Wikipedia.
Questa protesta serve a far capire cosa succederà se, fra pochi giorni, passerà la norma liberticida contenuta nel comma 29. Non finiranno solo i blog come questo che state leggendo (di cui a molti può non fregare di meno), ma pure servizi più grandi come Wikipedia, che in dieci anni ha rivoluzionato la rete liberando la conoscenza. Torneremo indietro di dieci anni.
I parlamentari (specie di centrodestra, ma non abbassate la guardia con quelli del centrosinistra – vedasi il PD Levi), a digiuno di rete e di buonsenso, e spesso allergici alle voci indipendenti, nelle prossime ore voteranno una norma che distruggerà (e non è un’esagerazione) la rete italiana, smantellando un’altra (Santoro? Dandini? Gli altri?) delle poche oasi di libertà che ancora resistono fra i mezzi di comunicazione in un Paese che sta diventando, pezzo dopo pezzo, un regime autoritario.
E un regime autoritario è spesso cleptocrate, corrotto e ladro (ricordate la questione delle aste delle frequenze tv regalate?): basti ricordare la crisi economica italiana che ci colpisce oggi e ci colpirà ancora più profondamente nei prossimi mesi, e molto del “merito” va proprio ai mezzi di comunicazione addormentati che hanno negato la crisi seguendo gli slogan “La crisi non esiste” di cui si sciacquava la bocca fino a pochi mesi fa il presidente del Consiglio, tra l’altro proprietario di uno dei due maggiori gruppi televisivi italiani, e tra l’altro indiretto condizionatore del secondo (la RAI).
Questi assassini della libertà vanno fermati e subito.