Articolo aggiornato dopo la pubblicazione.
Saadi Gheddafi, ex-calciatore in Italia, sarebbe stato catturato, riporta Reuters. Ma la notizia è un’altra.
(Non faccio i nomi dei protagonisti, perché hanno già avuto abbastanza pubblicità)
Un Twitterer annuncia la cattura di Gheddafi in un ospedale a Tajura. Fonte, nessuna, all’inizio; in seguito viene citato il capo del governo di transizione, Jalil.
Cerco che ti ricerco, BBC, Reuters e compagni, nessuno ne parla. E ovviamente non ne parlano i nostri giornali. Ma intanto la notizia bufala inizia a spargersi con i retweet.
Poco dopo un giornalista del Sole 24 Ore retwitta la notizia e ci scrive un articolo sul suo blog che dice grossomodo: “Oh, pare che han catturato Gheddafi. Però aspetta che verifico”.
Aspettiamo. Intanto quell’articolo viene riportato come fonte della bufala su Twitter.
Poco dopo arriva l’aggiornamento sul blog di tale giornalista, che non dice niente di nuovo, se non che non ci dobbiamo fidare, ma la notizia pare “verosimile” (perché, non si sa).
E giù ancora di retweet in retweet (e di pageview in pageview).
Alla mia richiesta di fonti viene risposto che le agenzie non avrebbero ripreso due dei tre comunicati rilasciati da Jalil, sicché BBC, Reuters e compagni avrebbero riportato la notizia della cattura dei figli ma non quella di papà Castoro Gheddafi. Il che suona perfettamente lineare.
O no? Chiedo un link verso questa dichiarazione perduta, non ne ottengo, ma vengo rimandato a una dichiarazione che si riferiva ai figli di Gheddafi, Muammar e Saif, dichiarazione ovviamente ripresa dalle agenzie. Ormai è passata un’ora e mezza abbondante, rettifiche su Twitter nessuna, il giornalista, in pieno stile “prima scrivi poi controlla” (quando controllano), ancora riporta la notizia come verosimile ma non confermata.
Si tratta di un chiaro esempio di cortocircuito informativo: uno capisce male una notizia (Jalil ha parlato della cattura dei figli di Gheddafi, non del padre) e scrive su Twitter che Gheddafi è stato catturato, e viene ovviamente retwittato; un giornalista, passando di lì, riprende la notizia (mettendo comunque le mani avanti) e ne scrive sul suo blog. Adesso tutti quelli che vengono a sapere la notizia, cercando una fonte, finiranno sul sito del giornalista, che, non citando da dove ha appreso la notizia, diventa fonte della sua stessa fonte, ovvero il tizio che aveva per prima capito male la notizia.
La stessa cosa, talvolta, accade su Wikipedia: un wikipediano modifica una voce, un giornalista la legge e ci scrive un articolo che poi diventa fonte della medesima voce.
Morale della favola, prima di retwittare chiedete: «Dove l’hai letta ‘sta cosa?». Ma soprattutto, non vi fidate troppo dei giornalisti italiani, non controllano mai quello che scrivono (perché sanno che non verranno puniti né dal direttore né dal farlocchissimo Ordine dei Giornalisti, la deontologia professionale è morta, lo sapete benissimo), per cui, se potete, cercate fonti su siti internazionali. In fondo chi vi corre dietro?
(Se proprio volete i nomi, li trovate nei miei tweet, vi aspetto 😉 ).
AGGIORNAMENTO: E la bufala si tinge di complottismo. La presunta cattura di Gheddafi (di cui manca qualunque fonte di qualsiasi genere che sia esterna al cortocircuito di cui sopra) sarebbe dovuta al fatto che prima di rivelarne la cattura, i ribelli vogliono decidere dove processarlo. Ciò spiega ogni mistero inventato di sana pianta. E, ovviamente, si mettono le mani avanti per tentare di salvare la faccia.
Se l’articolo ti è piaciuto, puoi incoraggiarmi a scrivere ancora con una donazione, anche piccolissima. Grazie mille in ogni caso per essere arrivato fin quaggiù! Dona con Paypal oppure con Bitcoin (3HwQa8da3UAkidJJsLRfWNTDSncvMHbZt9).