Sapete che la domenica, in seconda serata su RaiTre, andava in onda Glob, l’osceno del villaggio, programma di Enrico Bertolino; e sapete anche che da questa stagione è stato sostituito da L’Almanacco del Gene Gnocco, di Gene Gnocchi.
Qualcuno lo ha definito “programma di satira”: chi lo ha fatto non ha la più pallida idea di cosa sia la satira. L’Almanacco, infatti, è un programma simpatico, a tratti divertente, ma non fa satira. Ci sono battute sui politici, ma si tratta di battute molto molto inginocchiate, quasi servili; si prende in giro la società, i suoi costumi, ma non li si castiga. Il tutto viene condito da sketch che sono più da varietà che da satira.
È valso il cambio (non in termini di audience, che neppure conosco)? In altre parole, la trasmissione di Gnocchi è più o meno povera rispetto a quella di Bertolino?
La risposta è che è più povera: lo scopo dell’Almanacco è far sorridere, scopo comunque encomiabile. Lo scopo di Glob, invece, era non solo sorridere, ma pure far riflettere. Il programma di Bertolino non faceva certo satira, anche in quel caso si trattava di di comicità in ginocchio, ma c’era un di più che, nonostante l’ora tarda, non me lo faceva mai perdere: quel di più erano le riflessioni sulla comunicazione nei media, fatta in modo leggero e comprensibile, e pertanto pericolosa. Bertolino spiegava la comunicazione alle masse, sicché le masse potessero riconoscere quando qualcuno voleva utilizzare i media per fregare la gente. E ciò, nell’ottica normalizzatrice che da tempo permea la linea editoriale della RAI, era inaccettabile.
La differenza si nota in particolare negli ospiti: mentre Bertolino invitava personalità provenienti da mondi diversi, con tante cose intelligenti da dire, Gnocchi invita gente inutile, ad esempio esperti maya (non esperti *di* Maya, ma proprio esperti maya, attori truccati e piumati per dire qualche scemenza), ma, soprattutto, la bellona di turno. Ogni settimana una ragazza dello spettacolo, preferibilmente tettona, viene invitata da Gnocchi per la rubrica “La presenza femminile ingiustificata della settimana”: per carità, un bel vedere, ma cinque minuti di dibattito sul perché la presenza della tettona in questione sia inutile mi sembra surreale.
Non dico “aridatece Bertolino”, ma almeno evitate di chiamare “satira” una simile puttanata.
Photo credits | Scott Sandars [CC-BY-2.0], attraverso Wikimedia Commons
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Male che vada, consoliamoci con la tettona dai……….siamo sicuri che sia maggiorenne però?
Comicità in ginocchio mi sembra esagerato. Bertolino e Gnocchi hanno la loro comicità. Che da sempre è così non per genuflessioni forzate al regime. Bertolino sottile ed intelligente, Gnocchi surreale e dissacrante. Nessuno dei due è mai stato come i comici della squadra “Dandini” (Guzzanti, Marcorè, etc.). Nemmeno il grande Arbore di Indietro Tutta faceva satira feroce, eppure non lo definirei “in ginocchio”.
Diciamo che il problema sta nell’offerta. Ci hanno tolto l’Ottavo Nano e il Pippo Kennedy, Paolo Rossi e Beppe Grillo sono banditi, la Dandini è relegata in una claustrofobica seconda serata (ma senza i Guzzanti), e nella terza serata domenicale (mentre tutti dormono perché lunedì si lavora) epurano Bertolino per un più morbido Gnocchi.
Ma in tutto questo Gnocchi non ha demeriti: il programma è carino. Il problema è che nell’offerta non possiamo scegliere noi col telecomando. Scelgono loro dagli uffici dirigenziali di Arcore.
Non nego che il programma sia piacevole, e infatti lo guardo (ma in replica sul canale web). È che proprio mi disturba che lo si chiami satira.
Ammetto che quella di Gnocchi è comicità migliore del bagaglino, ma mi pare sempre attenta non “offendere” troppo. Sarà il fatto che la sua comicità è surreale, ma se non è inginocchiata, io la vedo almeno piegata.