Non ho simpatie né israeliane, né palestinesi, e questo è ben noto: chi si schiera senza se e senza ma non vuole la pace, e chi non vuole la pace è idiota a prescindere dallo schieramento scelto. L’attacco di oggi conferma la mia opinione che in questa situazione (nel suo complesso, non nel caso specifico) ci sono colpe gigantesche sia da parte degli israeliani che dai palestinesi, visto che entrambi se la prendono troppo comodamente con i civili.
Ma non posso non dire che il crimine commesso oggi da Israele supera ogni limite. Ovviamente saprete che gli israeliani hanno abbordato una piccola flotta di navi di pacifisti che volevano violare l’embargo e portare aiuti umanitari a Gaza (cosa che sapevano benissimo non possibile, il peggio che si aspettavano era finire per qualche giorno dietro le sbarre, magari un po’ ammaccati a causa di qualche “incidente”, ma niente di più). Ma è venuto fuori un conflitto a fuoco (che forse nessuno si aspettava) che ha portato alla morte di ben 19 persone (civili). Troppi: è stata una strage sproporzionata.
A mio avviso, per gli israeliani è stata una specie di esercitazione: c’è una nave, ci sono fantocci che spuntano all’improvviso da una finestra o da una porta come in un giochino anni Novanta, e tu spari (davvero) prima che lui spari a te (con la pistola da cui esce una bandierina). Peccato fossero fantocci umani. Ma credo che per i soldati israeliani (giovani che hanno vissuto per decenni nella paura, alimentata da una classe politica che credo non abbia mai voluto la pace, se non a sprazzi – salvo poi ammazzare chi ci provava) la cosa non facesse differenza.
Israele afferma che i “pacifisti” avevano armi. Ma quali armi? Pistole? Fucili? Credo di no: a bordo della navi c’erano anche giornalisti, premi Nobel, parlamentari tedeschi, credo sia assurdo pensare che fossero tutti in malafede. Nessuno, tra l’altro, ha visto o sentito colpi d’arma da fuoco da parte delle navi, che avevano pure issato una bandiera bianca. Più probabile che quando parliamo di armi, intendiamo coltelli o bastoni, magari una gamba di un tavolo, cosa che gli israeliani avrebbero ammesso. Per farla breve, i soldati israeliani, che altro non volevano che ammazzare chi non sta con loro perché si sentono perennemente accerchiati, hanno approfittato di un po’ di casino per fare una strage: hanno il grilletto facile.
Per questo motivo 19 morti sono troppi.
Adesso Israele pagherà l’autoalimentata sindrome da accerchiamento. Gli Stati Uniti non potranno accordare facilmente supporto morale ad Israele, e anche i più sionisti dei sionisti non potranno far altro che silenzio e aspettare sperando che passi la bufera per ritornare sulle posizioni guerrafondaie. Netanyahu, capo del governo israeliano oggi in Canada, eviterà il previsto giro alla Casa Bianca. Perfino Panorama (pensate) ha condannato Israele sotto ogni punto di vista, una cosa che non credevo possibile in questo universo.
E se questi soggetti stanno in silenzio, pensate a cosa faranno le “nazioni nemiche”, a cominciare da Hamas, che non aspettava nient’altro che un casus belli per alimentare l’odio antisraeliano. E tutti questi soggetti approfitteranno della debolezza strategica di Israele e avranno gioco facile a farli passare per mostri, rafforzando, quindi, le posizioni antisemite e indebolendo i moderati e chi vuole la pace. Insomma, Israele se l’è cercata di brutto: ha offerto un ottimo argomento ai suoi nemici e ne pagherà le conseguenze, perché stavolta non si parla di civili palestinesi, che non fanno più notizia. Resta, inoltre, la sensazione che Israele abbia fatto tutto questo intenzionalmente: la stupidità (oltre che l’astuzia) di questa azione ricorda quella di Sharon sulla Spianata delle Moschee, che scatenò la seconda intifada (e gli fece stravincere le successive elezioni).
Il peggiore degli scenari, adesso, è per l’appunto una nuova intifada, a meno che Israele non faccia pubblica ammenda e che non cada qualche testa. Ma sarebbe una manifestazione di debolezza che poco si confà all’orgogliosa storia israeliana, dovuta alla sindrome da accerchiamento di cui sopra.
La spirale di violenza si alimenterà, avremo nuovi orfani palestinesi e israeliani che si odieranno l’un l’altro e saranno pronti a farsi saltare in aria o ad arruolarsi nell’esercito, e ammazzeranno altre persone, creeranno nuovi orfani che continueranno ad ammazzarsi fra loro.
Se non temessi che il conflitto si sposterebbe facilmente in buona parte del mondo, senza contare l’opzione nucleare, io mi augurerei che scoppiasse una bella guerra, che si ammazzassero l’un l’altro una volta per tutte, come durante la Seconda Guerra Mondiale, visto che le guerre degli ultimi sessant’anni con migliaia di morti alla volta non bastano: ce ne vogliono milioni, di quei morti. E come l’Europa dopo la guerra si è scoperta rasa al suolo, ed è rimasta terrorizzata da quella esperienza, tanto da spingere tanti Paesi ad unirsi per non ripetere la storia, così forse, seppellendo milioni di cadaveri, capirebbero che è stata una grossa stronzata.
O magari ci estingueremmo tutti, israeliani, arabi, ma pure filoisraeliani, filopalestinesi e neutrali di tutto il mondo.
Comincio a credere che siamo veramente il cancro di questo pianeta.
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