In tutte le Regioni chiamate al voto, la consultazione si svolgerà dalle 8 alle 22 di domenica 28 marzo e dalle 7 alle 15 di lunedì 29 marzo (salvo decreto interpretativo torna l’ora legale, quindi controllate gli orologi se vi ricorderete di votare solo al primo o all’ultimo secondo – ma in tal caso probabilmente vi dimenticherete di farlo). Portate con voi un documento d’identità e la tessera elettorale: se l’avete smarrita o se non vi è stata recapitata a casa, andate in Comune e fatevene fare una nuova, tranquilli che sono aperti apposta per voi.
La scheda sarà di colore verde e divisa in due colonne: in quella di sinistra ci sono le liste provinciali (specifiche per la vostra provincia), in quella di destra ci sono le liste regionali (tendenzialmente uguali in tutta la Regione). Se vivete a Roma e provincia, ad esempio, troverete il nome di Renata Polverini con il simbolo della sua lista regionale (quella rossa con scritte bianche) sulla destra, mentre non troverete sulla sinistra la lista del “Popolo della Libertà – Berlusconi con Polverini” (beati voi), presente però nelle altre province laziali, perché i rappresentanti del PdL sono talmente incapaci che non sono riusciti a candidare il proprio partito.
In generale, il cittadino potrà votare in uno (e uno solo) dei seguenti modi:
- tracciando un segno sul nome del candidato Presidente e/o sul simbolo della sua lista regionale (colonna di destra);
- tracciando un segno su una sola lista provinciale (quelle elencate nella colonna a sinistra) ed eventualmente esprimendo (scrivendo il cognome del vostro preferito e anche il nome, in caso di omonimia) una preferenza per un candidato appartenente a tale lista (in questo caso voterà anche per il candidato Presidente cui tale lista si collega – se non volete votare anche il Presidente collegato alla vostra lista preferita, votate secondo la modalità seguente);
- tracciando un segno su una sola lista provinciale (quelle elencate nella colonna a sinistra) ed eventualmente esprimendo (scrivendo il cognome del vostro preferito e anche il nome, in caso di omonimia) una preferenza per un candidato appartenente a tale lista e tracciando un altro segno sul nome di un candidato Presidente non collegato a tale lista (voto disgiunto); quindi potete votare una lista provinciale di sinistra e un candidato Presidente di destra o viceversa, ma non potete votare due liste provinciali diverse, nemmeno se sono nella stessa coalizione, men che meno in coalizioni diverse, né due candidati Presidente diversi (non vince chi si diverte di più, quindi inutile che li votate tutti). Se non vi piace nessuno dei candidati presidenti più probabili e praticamente volete votare solo una lista, dovrete quindi votare uno dei candidati senza speranza: ad esempio, in Lombardia ci sono due candidati “vincenti” di m***a, Firmigoni (typo voluto) e Penati (una pena, appunto), che io non voterei neanche sotto minacce (anzi, soprattutto sotto minacce). Se votassi in Lombardia, specificamente nella provincia di Monza e della Brianza, voterei Civati (Partito Democratico) ma poi voterei Agnoletto come presidente (non senza difficoltà, visto che rappresenta i comunisti, ma di sicuro con meno difficoltà rispetto a Penati – avrei una paralisi), o comunque voterei qualche altro sicuro perdente.
In tutte le Regioni è eletto Presidente il candidato che ottiene il maggior numero di voti (maggioranza relativa). Non c’è ballottaggio: basta avere ottenuto un voto più degli altri e hai vinto. Vengono inoltre elette tutte o solo alcune delle persone che si sono presentate nella lista regionale (cosiddetto listino) del candidato governatore (il numero varia, solitamente, in base al premio di maggioranza da assegnare, visto che non è detto e non è neanche facile che una coalizione riuscirà ad ottenere una maggioranza assoluta autonomamente).
Attenzione: se votate in Toscana, Marche, Campania, Puglia o Calabria le modalità di voto mutano leggermente. In Toscana non si possono esprimere preferenze; in tutte e cinque queste regioni, inoltre, il listino è soppresso, o al massimo contiene solo il candidato governatore (quindi è eletto solo lui). Se votate in Toscana, Marche, Puglia o Calabria, comunque, cercate di verificare se vi sono altre differenze (non dovrebbero esservene ma una controllatina non farebbe male).
In Campania c’è una differenza ulteriore: ex art. 4.3 della legge regionale 4/2009 le preferenze che possono essere espresse non sono una, bensì due. In questo caso, però, è necessario che le preferenze siano relative a persone di sesso opposto.
Questo significa che è possibile votare o soltanto una donna (per i curiosi, cosa che penso di fare io, forse con voto disgiunto) o soltanto un uomo o una donna ed un uomo. Non si possono esprimere preferenze per due donne o per due uomini: in questo caso la seconda preferenza verrebbe annullata, a prescindere dal sesso.
Come già detto, in Campania non vi è listino: questo significa che tutti i consiglieri regionali saranno scelti direttamente dai cittadini e non ci sarà, dunque, un plotoncino di uomini fedelissimi al presidente in quanto scelti (nominati) direttamente da lui (quindi niente igieniste dentali del presidente del consiglio, almeno in Campania). Il vincitore, tuttavia, sarà membro del consiglio regionale, così come risulterà eletto anche il candidato alla presidenza che è arrivato secondo (si può quindi presumere che saranno eletti sia De Luca che Caldoro, a prescindere da chi dei due vincerà – fatti salvi improbabili exploit di outsider evidentemente unti dal Signore o con l’anima venduta al diavolo).
Infine, c’è un unico premio di maggioranza: la coalizione (attenzione, non il candidato presidente, bensì le liste a lui collegate) di maggioranza relativa ottiene il 60% dei seggi al consiglio regionale.
Aggiungo il solito consiglio sempreverde (qui con i dettagli legulei per chi volesse): il voto è valido solo se la matita è umettata, poiché solo in quel caso il tratto lasciato dalla matita è indelebile (altrimenti lo si può cancellare con una normale gomma). Dunque portate con voi un panno umido o una spugnetta per francobolli (o usate la vostra saliva, ma sinceramente eviterei) per umettare la mina della matita, prima di esprimere il vostro voto.
Certo, in moltissimi seggi il vostro voto sarà considerato valido anche se non lo fate, ma teniamo presente che in alcune realtà, specialmente nel meridione, c’è l'”usanza” di manipolare le schede votate, talvolta in modo talmente assurdo che il candidato riesce a prendere zero voti nel proprio collegio (insomma, non si è votato neppure lui, ed evidentemente sta sulle scatole pure alla moglie, alla fidanzata, magari pure alla propria madre – preciso tuttavia che non sempre i signori zero sono manipolati: a volte si candidano solo per fare numero, perché glielo chiede il marito, il figlio, il capomandamento, altre volte vengono candidati a loro insaputa – ricordo di aver letto di una lista del partito dei pensionati in cui molti candidati erano under 30 perché non c’erano abbastanza over 60 da candidare).
Dunque, umettare la matita significa rendere l’opera di manipolazione più difficile, poiché non basta una normale gomma per cancellare. Sempre aspettando l’introduzione di semplicissime penne a sfera.
Infine, evitate di votare scheda bianca: quella è una scheda valida, ma pronta per la manipolazione. Basta un attimo di “disattenzione” e il vostro voto di protesta diventa voto per qualcuno, e magari quel qualcuno è proprio il candidato che più vi sta sulle scatole. Piuttosto, annullate la scheda (magari scrivendo una freddura – per carità, non politica: magari riuscirete ad allentare tensione e stanchezza di scrutatori e rappresentanti di lista).