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Le buste e i carri armati

Ricapitolando, ancora, in breve: diverse liste del PdL e del centrodestra (ma pure molte altre liste minori, che però non possiedono tre televisioni e qualche centinaio di ruffiani a far rumore) vengono presentate presso la cancelleria di vari tribunali, alcune in ritardo rispetto ai tempi, altre con firme sospette. Il governo interviene con un decreto legge pesantemente incostituzionale, che però non serve a nulla (da un lato in Lombardia la magistratura riammette una lista senza badare al decreto, dall’altra in Lazio ne respinge una perché il decreto non si applica e ne respinge un’altra ancora, sempre nel Lazio, perché nonostante il decreto non ci sono i requisiti per l’ammissione).

Insomma, per i polli della libertà è disfatta totale: non solo non sono in grado di presentare correttamente delle liste, ma sono pure incapaci di fare un golpe – pur essendo essi stessi al potere -, visto che il de-cretino non ha neppure funzionato. In altre parole i dirigenti del PdL hanno fatto una di quelle figure che la Storia (specialmente quella del varietà) difficilmente dimenticherà.

Cosa fanno poi questi fascistelli? Non fanno mea culpa (perché hanno fatto tutto loro, loro hanno combinato pasticci con le firme, loro sono andati a farsi un panino, eccetera, sono loro che dovrebbero scusarsi con i propri elettori per la propria sciatteria), ma se la prendono con la “sinistra” che non vuole “elezioni democratiche” perché non vuole che partecipi il PdL. Ma la “sinistra” non ha mai detto o fatto nulla del genere: se il PdL voleva partecipare alle elezioni, doveva candidarsi. La “sinistra” non gli ha impedito un bel niente: il PdL, semplicemente, alla presentazione della lista non c’era, non si è candidato. Punto, lapidate Milioni o chi per lui, ma non rompete le balle a noi.

Adesso che la magistratura applicando la Legge li ha respinti (tra l’altro per la sola lista PdL del Lazio, tutte le altre si sono salvate da sole, come avevo ben detto), ecco arrivare l’appello alla piazza, una grande manifestazione per il diritto di voto (quindi per il nulla, visto che al momento il diritto di voto ce l’abbiamo ancora tutti).

È chiaro che questa manifestazione non avrà alcun effetto pratico: si vuole mobilitare la massa al fine di giustificare nuovi strappi alle regole. Ad esempio un decreto che salvi le liste punto e basta, non tentando di interpretare le regole, bensì prescindendo recisamente da esse; o un ingiustificato rinvio delle elezioni perché una delle squadre non s’è presentata in tempo (cosa che normalmente significa sconfitta a tavolino, ma col PD non si può mai dire), eccetera eccetera.

Insomma, sarà una manifestazione per dire “qua comandiamo noi, a prescindere dalle regole”. E se non siete d’accordo vi meniamo contro i nostri sostenitori. Sono tutte chiacchiere, si badi bene, ma basta la minaccia affinché il notaio dello Stato e l’opposizione molliccia si arrendano per salvaguardare la pace.

Senza però capire che qui, a furia di minacce, concessioni, D’Alema e “tanto se la firmo me la rimandano uguale”, questa fotocopia sbiadita dei fascisti (perché pure Mussolini, nonostante rispetto a un Hitler o a uno Stalin fosse un simpaticone, li avrebbe presi per incapaci totali, tranquilli) si sta mangiando l’Italia a spizzichi e bocconi. E mica da oggi: sono almeno dieci anni che tolgono un filo alla volta, e senza neanche accorgercene siamo già mezzi nudi. La cosa inedita, stavolta, è che l’illegalità è più che palese, non è un sospetto, un dubbio o un’eccezione, tanto che non si può fare di peggio se non mostrando i muscoli, ovvero una massa inferocita contro non si sa bene cosa, visto che, l’avesse fatto il PD, i sostenitori democratici avrebbero inseguito Bersani fino in Siberia randelli alla mano, mica Berlusconi.

Per questo non può passare l’idea della ragione attraverso la voce del popolo sovrano (che poi non è “il popolo sovrano”: il popolo è tale solo attraverso la Costituzione che questi vogliono usare come carta igienica, non è il popolo in quanto accrocchio, io e i miei amici in un pub non siamo un popolo, anche se siamo centomila – e tra l’altro il “popolo” che andrà in piazza sarà solo una turba di lobotomizzati televisivi che mi fa credere che il suffragio universale non sia una cosa che possiamo permetterci, perché siamo troppo indietro nella scala evolutiva); questo atto di forza non sarà l’ultimo, ma solo il nuovo limite che queste barzellette che vogliono chiamarsi “statisti” cercheranno di oltrepassare la prossima volta.

L’opposizione democratica (e apartitica) deve farsi sentire pacificamente come sempre a prescindere da tutto e non deve permettere ulteriori strappi alla Carta Costituzionale. Non un Aventino, bensì un muro: non si tirino fuori “le riforme di cui questo Paese ha bisogno richiede la collaborazione e blablabla”, perché questi topi di fogna ritornati alla luce dopo settant’anni non faranno mai neppure una riformicchia decente (suvvia, non sono neanche capaci di presentare delle liste elettorali, vogliamo fargli cambiare la Costituzione? Io ho pure dei dubbi che qualcuno da quelle parti non sappia neanche leggere…).

Io mi appello non tanto alla sinistra, bensì alla destra, a chi condivide la mia idea di destra, la stessa idea di Montanelli, quella della legalità, del rispetto della Legge sopra ogni cosa, la destra che ha incarnato lo spirito illuminista della Rivoluzione francese. Siamo dei dannati liberali, non degli schifosi fascisti.

La Rissa mandi pure i carri armati per le strade, io ho buste a sufficienza.

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