Basta lettere, da oggi solo cartoline. Forse (a proposito di Google)

È notizia di poco fa la condanna di tre dirigenti Google in relazione a un video pubblicato su YouTube che ritraeva un ragazzo affetto da sindrome di Down insultato e picchiato da quattro suoi compagni di scuola.

Ok, devono arrivare le motivazioni nei prossimi mesi, ma se questa sentenza dovesse diventare definitiva si rischia la chiusura di un bel po’ di siti internet (in Italia, non nel resto del mondo, ovviamente, a parte Cina, Iran, Corea del Nord, Cuba e altri regimi con altrettanti secoli di storia democratica). A cominciare da YouTube per poi passare a tutti i siti che ospitano contenuti generati dagli utenti.

Per questo sono preoccupato (e leggo fra i miei feed che non sono solo).

È ovvio che chi gestisce un sito dove milioni di persone da tutto il mondo possono scrivere contemporaneamente non può controllare tutto: sarebbe come volere controllare i movimenti di tutti gli abitanti di un Paese come l’Italia ogni volta che mettono il naso per strada per vedere se commettono un reato. E se per caso lo commettono, dovranno essere condannati pure i poliziotti di turno per non averlo impedito. Ma a quel punto, chi vorrebbe fare più il poliziotto, se svolgere questo servizio comporta la corresponsabilità dei reati commessi da emeriti sconosciuti?

O, per dirla come ellekappa, è come condannare i dirigenti delle Poste se vi recapitano un pacco bomba, con la conseguenza che, per evitare “spiacevoli” conseguenze, i dirigenti delle Poste implementeranno controlli più pervasivi sui pacchi e sulle lettere (immagina che dentro ci sia antrace. O polvere pruriginosa: non vorrai mica farti qualche mese in galera perché uno si è graffiato grattandosi?). Quindi pacchi e lettere impiegheranno dalle sei alle ottanta settimane per arrivare. Ammesso che arrivino, perché se questi nuovi controlli dovessero costare troppo, beh, niente più lettere e pacchi, mi spiace ma non vogliamo rischiare la galera perché la gente manda tritolo ad altra gente. Se proprio volete, recapiteremo solo cartoline, almeno fin quando un giudice non ritenga responsabile il presidente delle Poste se un tizio si taglia con la carta. O se ha uno shock anafilattico dopo aver leccato un francobollo. O se cade dalle scale mentre scende a ritirare la posta dalla cassetta. Condanniamo pure il postino, ovviamente perché con la sua condotta infame ha costretto un poveraccio ad andare a ritirare la sua posta nella sua cassetta.

Questo per farvi capire il grado di scemenza che questa sentenza raggiunge (sempre aspettando le motivazioni, chiaro).

Ciò che YouTube può fare è vagliare le segnalazioni degli utenti stessi (video violenti, pornografici) e di altre parti (quelli coperti da copyright), eliminare i video in questione e fornire alle forze dell’ordine tutti i dati di chi ha inserito quei video. Così come la polizia raccoglie denunce, indaga e arresta i criminali, se li trova.

Invece no, questo tribunale stabilisce che i poliziotti devono stare dietro a ogni singolo cittadino della Repubblica italiana e verificare che non commetta reati.

Voi capite che questa è un’idiozia di dimensioni galattiche: nessuna persona dotata di senno può chiedere una cosa del genere, né ai poliziotti, né a YouTube, né a qualsiasi altro sito o servizio (come le Poste, appunto) che gestiscono contenuti generati da milioni utenti. Il massimo che puoi chiedere è la loro collaborazione totale per trovare i responsabili di qualcosa e fargli un cu** così in tribunale.

Il minimo che può capitare, se questo principio dovesse passare (ovvero la responsabilità dei provider di servizi), è l’impossibilità, per gli utenti italiani, di caricare propri contenuti in rete: niente più video su YouTube o altrove, niente più Wikipedia, Twitter, Facebook, insomma è la fine del Web 2.0 in Italia (c’è anche la possibilità che qualcuno chiuda del tutto in Italia, quindi non solo non potrà caricare niente, ma non si potrà neppure leggere e vedere niente).

Per carità, è una sentenza emessa in nome del popolo italiano e come tale la rispetto. E, pure, come tale la critico, anche perché questo è solo un ulteriore sintomo dell’arretratezza culturale e tecnologica dell’Italia, dalla quale non riusciamo ad uscire: l’emendamento D’Alia (poi ritirato), il ddl Carlucci, il decreto Pisanu, il decreto Romani e compagnia bella sono tutte leggi che voglion0 regolamentare internet senza sapere in che modo internet funzioni (presupponendo buona fede, perché in mala fede si può ritenere che lo si voglia imbavagliare, internet). Adesso ci si mette pure la magistratura, siamo veramente a posto. Ci aspettano tempi bui.

Update: Metilparaben la vede ancora meglio di me. A quelli di Google bisognerebbe dare un premio, perché se non avessero permesso la pubblicazione del video, le violenze contro il disabile non sarebbero state scoperte per chissà quanto tempo. E magari sarebbero pure continuate, nell’impunità più totale.

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3 Comments

  1. pagano più quelli di google di quelli che maltrattavano il down che sono stati talmente stupidi da mettere un video che li condanna con una prova inoppugnabile

    questa è la repubblica delle banane

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