Uno degli argomenti che dominano la scena politica (immeritatamente, a mio avviso, non è una questione prioritaria) è la riforma dell’ordinamento costituzionale che prevede il passaggio da una Repubblica parlamentare a una presidenziale. È un argomento complesso, che non può certo essere trattato in un post domenicale, ma voglio appuntare alcune cose a riguardo, a cominciare dal fatto che non possibile un buon presidenzialismo in un sistema privo di responsabilità quale è il nostro.
La storia politica italiana vede molto collegati esecutivo e legislativo, governo e Parlamento. A fare da tratto d’unione fra i due poteri vi sono i partiti, oggi padroni assoluti della politica. L’evoluzione ha portato, nel corso degli ultimi vent’anni, ad una personalizzazione della politica e al sostanziale svuotamento del compito del Parlamento, sancito con la legge elettorale del 2006, il cosiddetto Porcellum, tanto che oggi la politica viene decisa da pochi leader di partito, con un governo che fa il bello e il cattivo tempo e un Parlamento schiavo del potere esecutivo e in ultima istanza di Silvio Berlusconi.
Berlusconi vorrebbe sancire questa evoluzione con una riforma costituzionale che preveda un Presidente della Repubblica dotato di poteri esecutivi, e non solo di garanzia come è oggi. Il presidenzialismo all’italiana, però, si trasformerebbe in una sorta di monarchia elettiva, come quelle di Russia o Venezuela, non certo fulgidi esempi di democrazia. Ci sono almeno due fattori necessari affinché il presidenzialismo possa funzionare, a mio avviso: c’è bisogno di un Parlamento autonomo e dotato di grande autonomia dall’esecutivo e/o di una società civile (supportata almeno dai cani da guardia dell’informazione, ovvero i giornali indipendenti) che non permetta al presidente di sbagliare. I due esempi di presidenzialismo democratico, ovvero Stati Uniti e Francia, hanno almeno uno dei due fattori presentati.
L’Italia non ha nessuno dei due: la società civile, dopo il sussulto di Tangentopoli, si è addormentata, anche grazie al controllo dei media che ha Berlusconi, tanto che oggi sopporta di tutto senza battere ciglio; il Parlamento, intanto, non viene eletto, bensì nominato dai capi di partito attraverso le liste bloccate, tanto che si può sapere già al momento della presentazione delle stesse chi saranno i parlamentari della legislatura successiva, con un margine di errore abbastanza piccolo (dovuto a chi, alla fine, vince le elezioni). Questo implica che i parlamentari sono responsabili non verso i cittadini, bensì verso il capo del partito che lo ha nominato. E se questo capo di partito diventasse anche padrone assoluto del potere esecutivo (con il presidenzialismo, appunto) avremmo un Parlamento di ragionieri strapagati (da noi, ovviamente), ancora più inutile di quello che abbiamo oggi.
Per questi motivi il presidenzialismo all’italiana si rivelerebbe essere una monarchia assoluta, benché formalmente elettiva, ma non democratica, come dicevo qualche tempo fa. Occorre un’informazione che faccia informazione e che non riempia tg e giornali di ricci albini e orsetti Knut; occorre una società civile alfabetizzata, che si renda conto che la libertà ha un prezzo, ovvero l’eterna vigilanza, perché i signori a Roma parlano tutti bene, ma molti razzolano molto male; e infine serve un Parlamento che sia responsabile verso i cittadini e non verso il partito.
Per quest’ultimo caso, a fare da contrappeso a un presidente eletto, occorre, a mio avviso, un sistema maggioritario uninominale (magari a doppio turno, alla francese): il cittadino DEVE sapere chi è il suo rappresentante alla Camera e al Senato, a chi deve rivolgersi se ha dei problemi e DEVE sapere chi punire se i suoi problemi non vengono risolti o neppure affrontati.
Il caso limite è rappresentato dal Molise: in questa circoscrizione, infatti, sono stati eletti Berlusconi Silvio e Di Pietro Antonio, tesi e antitesi di questa legislatura. Berlusconi dice che è colpa di Di Pietro, Di Pietro dice che è colpa di Berlusconi, e in tutta la cagnara che ne consegue il cittadino molisano non riesce ad attribuire la giusta responsabilità ad uno dei due, così che il molisano che vota a destra dà la colpa ad Antonio Di Pietro, quello di sinistra dà la colpa a Berlusconi, mentre tutti e due gli eletti possono fare quel che vogliono perché tanto potranno dire che la colpa è dell’altro ed essere creduti.
Questo sistema, che ovviamente si riproduce in tutte le regioni d’Italia, rende gli eletti irresponsabili delle proprie azioni e mentre noi cittadini ci becchiamo come i capponi di Renzo le cose continuano a non funzionare.
In conclusione l’eventuale introduzione del presidenzialismo in Italia, non risolvendo bensì approfondendo i guai della nostra politica, ha altissime probabilità di rendere il sistema politico ancora meno inefficiente. E saremo noi cittadini a farne le spese. Forse è il caso di farci un pensierino, prima di strappare la Costituzione e noi stessi.