Ieri siamo rimasti sorpresi da una notizia rilanciata dal Corriere della Sera, e quindi da quasi tutto il resto della stampa italiana, la cui qualità ormai… che ve lo dico a fare. Google News diventa a pagamento: cinque notizie gratis al giorno, poi devi pagare per continuare a consultare.
Tutto falso, ovviamente. La notizia vera, direttamente dalla fonte (grazie Niccolò), parla infatti di notizie a pagamento che Google News metterà a disposizione gratis, con un limite giornaliero. Un assaggio dei contenuti premium, insomma: la vera differenza, a quanto ho capito, è che Google indicizzerà i risultati a pagamento , ne mostrerà il titolo e le prime righe agli utenti come con le notizie free, i quali però, se vorranno leggerli, dovranno registrarsi e/o pagare.
Una riflessione un po’ più ampia: perché tutti i giornali se la prendono con Google News, che altro non fa che indicizzarli? Perché quando io cerco una notizia, finisco necessariamente su siti gratuiti, ignorando quindi addirittura l’esistenza dei contenuti a pagamento di Rupert Murdoch e compagni. Adesso, invece, Google mostrerà anche i risultati a pagamento, con la conseguenza che se vorrò leggermeli dovrò pagare.
Ma perché dovrei fare una cosa del genere? Due sono i motivi: notizie esclusive, che non trovo da nessuna altra parte (caso impossibile, perché la rete fa tam tam e una notizia esclusiva non resta tale a lungo) oppure notizie di qualità superiore. Questo, se permettete, è la sconfitta di Murdoch, perché adesso, messo sullo stesso piano dei giornali che rimarranno gratuiti, sarà costretto a offrire notizie di qualità superiore, necessariamente più costose. Senza avere comunque la certezza che qualcuno le comprerà, perché il business delle notizie a pagamento non può funzionare, a cominciare dal motivo uno poco sopra.
La cosa, comunque, non toccherà Corriere, la Repubblica e scribacchini vari, perché sembra che non sappiano scrivere notizie di qualità. E neppure notizie in generale. Ma trovarvi un lavoro vero? (Più bravi della media, come al solito, quelli de La Stampa).
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