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Televisione: Italia 6, Stati Uniti 300 (ovvero, perché Berlusconi non può paragonarsi ad Obama)

Garfield © Jim Davis da GoComics.com, clicca sull'immagine per ingrandirla

In questi giorni il nostro amato premier Silvio Berlusconi ha pensato bene di ricordare che Barack Obama, quando va in televisione, lo fa su cinque canali televisivi diversi e nessuno protesta. Se invece lo facesse lui, si scatenerebbe un putiferio.

Il nostro amato premier ormai vive una fiction nella sua testa, e sono ormai evidenti i segni della demenza senile (ricordiamo che va per gli ottant’anni).

La vignetta che ho tradotto sopra ((Tradotto liberamente perché non ho trovato una locuzione idiomatica altrettanto simpatica per “flipping your lip“, che sarebbe questa cosa qui.)) dà subito l’idea della televisione  negli USA: Garfield, dopo essere finito su un canale dove si spernacchia per più ore al giorno si rende conto che forse esistono troppi canali. Questo perché negli Stati Uniti la televisione è estremamente pluralista e questo rende la situazione americana completamente differente da quella italiana, e Berlusconi lo sa (perché il sistema che lui usava per trasmettere fino agli anni Ottanta, viene usato ancora oggi dai maggiori network USA, quindi praticamente non esistono emittenti nazionali).

Negli Stati Uniti il 72% delle famiglie americane possiede la tv via cavo, che da sola fornisce più di 300 canali; poi, ovviamente, c’è la tv analogica, quella digitale (lo switch off è stato completato a febbraio, ma ha interessato solo il 15% delle famiglie americane, ovvero quelle che guardano la tv via etere) e infine quella satellitare, che serve oltre 20 milioni di persone (divisi su due piattaforme) in tutti gli Stati, e che ne offre fino a 250 (se non erro, da noi SKY si ferma a 50, più lo sport).

Avete notato la differenza? No? In altre parole, è come se tutti, negli USA, avessero SKY, ovvero centinaia di canali fra cui scegliere. C’è Barack Obama sui cinque maggiori canali? Chissenefrega, mi guardo il football su ESPN, lascio la tv ai miei figli così guardano Cartoon Network prima di andare a dormire, se proprio tutto va male mi guardo la FOX, che Obama non lo trasmette. Poi potrei avere un DVR che mi permette il VoD, e mi vedo quello che mi pare (magari quella serie televisiva che non ho potuto vedere perché sono tornato tardi dal lavoro). O ancora, negli USA ci sono centinaia di web-tv (che per molte realtà locali è l’unico modo per sopravvivere).

In Italia gli abbonati SKY (ovvero quelli che possono realmente scegliere cosa vedere) sono una minoranza. Gli altri o hanno la tv analogica o hanno il digitale, e la loro (nostra) libertà di scelta è estremamente limitata.

Nel caso abbiano la tv analogica, la scelta è estremamente ristretta: i canali che si vedono ovunque sono sei (di cui tre di proprietà del premier e due controllati dal governo del premier), La7 non si vede ovunque, le altre tv nazionali anche meno. Restano le tv locali: dalle mie parti, che è una delle zone più ricche da questo punto di vista, si vedevano principalmente trasmissioni sportive e televendite (ogni tanto qualche telegiornale).

Da qualche giorno sono passato al digitale terrestre e la situazione è migliorata, ma solo un po’: in questo momento, dopo i primi sette canali, ce ne sono cinque che trasmettono telepromozioni, poi c’è il canale Mediaset Boing, poi vari canali RAI, quindi Sportitalia (di Tarek Ben Ammar, socio di Berlusconi), quindi vari canali Mediaset, quindi canali RAI, la BBC, altri canali Mediaset, poi i canali criptati. E io sono fra i fortunati: al mio indirizzo di residenza si ricevono solo alcuni canali Mediaset, e dubito fortemente che oltre la RAI arriverà qualcun altro. Sarà tutto come prima: o RAI o Mediaset.

Quindi, a voler fare un paragone con le giuste proporzioni, Berlusconi sarebbe dovuto andare in onda occupando un quarto dello schermo di RaiUno. E senza audio.

E probabilmente avrebbe ancora più spazio di quello che ha avuto Obama andando in onda sui cinque maggiori network televisivi. Questo si chiama “pluralismo”, ed è parte integrante della libertà di espressione (guarda caso, la parte che manca in Italia).

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