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Timori fischi per timori fiaschi

Il problema che si pone per i bambini nati da genitori privi di permesso di soggiorno non è l’impossibilità di iscrizione all’anagrafe, ma il fatto che tali bambini potranno essere strappati alla madre ed al padre nel caso in cui venga loro in mente di denunciarne la nascita. Il Viminale dice bene, quando afferma che nulla osta l’iscrizione dell’infante all’anagrafe, ma dice il falso quando afferma che non è richiesta l’esibizione del permesso di soggiorno.

I casi sono due: se i genitori denunciano il figlio all’anagrafe, egli viene iscritto alla stessa, mentre il pubblico ufficiale che è obbligato (ex articolo 1.22.g (( “all’articolo 6, comma 2 [del decreto legislativo 25 luglio 1998 n. 286] , le parole: «e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi» sono sostituite dalle seguenti: «, per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie»”, dunque non è obbligatorio per presidi e medici chiedere il permesso di soggiorno, ma per gli atti di stato civile – come l’atto di nascita –  e per “pubblici servizi” il permesso di soggiorno serve eccome, a dispetto di quanto dice il Viminale, che evidentemente non legge quello che scrive)) ) a richiedere il permesso di soggiorno dei richiedenti l’iscrizione. In mancanza il pubblico ufficiale è costretto a denunciare i genitori alle autorità. Risultato: genitori via dall’Italia, bambino affidato a chissà chi. Se anche la madre avesse ottenuto un permesso di soggiorno per maternità, alla scadenza dello stesso tornerebbe ad essere irregolare, e come tale tornerebbe ad essere una criminale per questa assurda legge razziale, e il bambino strappatole di mano. E, infine, semmai l’ufficiale addetto allo stato civile fosse una persona di buon cuore, sui genitori graverà sempre il pericolo che qualcun altro richieda loro il permesso di soggiorno per uno di quei “pubblici servizi” di cui si parla nel medesimo articolo (( L’articolo 6.2 del d.lgs. 286/1998, diventa, infatti, [in grassetto le parole che sostituiscono le precedenti] «Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo, per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie, i documenti inerenti al soggiorno di cui all’articolo 5, comma 8 [permesso di soggiorno e carta di soggiorno, nda] , devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati.» L’esenzione pr gli atti dello stato civile è semplicemente SPARITA. )) .

Secondo caso: i genitori, per paura di perdere il bambino, decidono di partorire clandestinamente. Se tutto va bene (ovvero se non muore la madre e/o il bambino), il figlio non verrà denunciato, quindi non avrà diritto ad assolutamente niente. Niente diritto alla salute, all’istruzione, sarà invisibile.

Checché ne dica Roberto Maroni la lettera della legge è questa. C’è da vergognarsi di essere italiano.

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Sicurezza: Viminale, nessun problema all’anagrafe per i bambini

ROMA – “Destituite di fondamento”, cosi’ in una nota il Viminale definisce le notizie sulla possibilita’ che i figli nati in Italia da genitori senza permesso di soggiorno non possano essere iscritti all’anagrafe. Il Viminale prosegue affermando che ”nessuna previsione in tal senso e’
contenuta nella legge pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale”. Per gli atti di stato civile, tra cui rientra quello di nascita, afferma il ministero dell’Interno, ”non e’ richiesta l’esibizione del permesso di soggiorno, trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del neonato, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto. Dichiarazioni che possono altresi’ essere rese anche dal medico, dall’ostetrica o da qualsiasi altra persona che abbia assistito al parto”. (RCD)

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