(Prossima pubblicazione su Diritto di Critica)
Questo articolo comincia dalla fine. L’Ente Nazionale dell’Aviazione Civile (ENAC) ha dal 4 giugno un nuovo direttore generale, di nome Alessio Quaranta. La nomina è di competenza del presidente del Consiglio e del ministro dei Trasporti, Altero Matteoli. Alessio Quaranta ha un curriculum di tutto rispetto, a quanto dicono, ma ha anche un papà piuttosto famoso: è Alfonso Quaranta, giudice della Corte Costituzionale.
Torniamo un attimo indietro: Matteoli ha, come un altro bel pacco di suoi colleghi, problemi con la giustizia. È stato infatti rinviato a giudizio dal tribunale di Livorno per favoreggiamento (aveva avvisato un prefetto di essere sotto indagine), dopo che il tribunale dei ministri di Firenze si era spogliato dell’indagine non ritenendo Matteoli nell’esercizio delle sue funzioni. Il ministro, però, non si è rassegnato a tale decisione e ha investito la giunta per le elezioni della Camera di sollevare un conflitto di attribuzione alla Corte Costituzionale. Per risolvere questa questione, intanto, era intervenuto l’avvocato-parlamentare di Matteoli, Giuseppe Consolo, il quale aveva stilato una legge di appena un articolo (il cosiddetto lodo Consolo) che impone che, per ogni tipo di guaio giudiziario, il ministro debba essere in primo luogo giudicato dalla Camera o dal Senato, che deciderà se il ministro possa o meno essere processabile.
Pochi giorni dopo la nomina di Alessio Quaranta, il 9 luglio scorso, arriva la sofferta decisione (presa a maggioranza e con il voto contrario del giudice relatore) della Consulta: spetta alla Camera decidere, il che significa, con ogni probabilità viste le molte decisioni pregresse della giunta, tra l’altro a maggioranza composta da compagni di partito e coalizione, che Matteoli verrà processato con le prerogative di un ministro (altra conseguenza, grazie a questa decisione ci sono buone probabilità che tutto finirà in un nulla di fatto). È però un po’ dubbia la decisione della Consulta: perché avvisare qualcuno di essere sotto indagine (mettendolo quindi in allerta per eventuali intercettazioni, inquinamenti di prove o addirittura fughe) dovrebbe essere una funzione ministeriale?
Questa storia si aggiunge ad un elenco abbastanza lungo di casualità: basti citare la vecchia questione (sempre nel campo del trasporto aereo) del figlio di Matteoli, Federico, che fu assunto già dalla vecchia Alitalia, già in crisi, a tempo indeterminato, in un momento in cui Alitalia non solo non assumeva, ma addirittura licenziava, con una procedura che definire molto fortunata sembra davvero poco. Federico, pilota di Md80, era stato “affittato” da Alitalia a tempo determinato insieme ad un altro pilota. Terminato il rapporto di lavoro, Alitalia inviò la lettera di disdetta ai due piloti affittati, ma solo una arrivò in tempo: quella di Matteoli arrivò in ritardo, facendo scattare per lui un contratto a tempo indeterminato. Nel 2008, poi, sembrava destinato alla cassa integrazione (gli Md80, infatti, sono stati pensionati dalla nuova compagnia), ma la nuova Alitalia stilò una graduatoria praticamente cucita su Matteoli junior, il che gli consentì di scavalcare centinaia di altri suoi colleghi, destinati alla cassa integrazione.
Sembrano, dunque, addensarsi nuove ombre sulla Corte Costituzionale e sulla sua imparzialità, a causa dell’improvviso moltiplicarsi di intrecci con il mondo della politica. Qualche settimana fa, infatti, ha suscitato forti polemiche la cena a casa del giudice costituzionale Luigi Mazzella, cui parteciparono il suo collega Paolo Maria Napolitano, il guardasigilli Angelino Alfano e il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Nulla di strano, vista l’amicizia che li legano, come ha riferito con veemenza Mazzella, se non fosse che, come nella vicenda Matteoli, rimane il sospetto di inopportunità: la Corte Costituzionale, infatti, ad ottobre dovrebbe decidere della legge sull’immunità che protegge Silvio Berlusconi dai procedimenti giudiziari, una legge scritta da un altro commensale, proprio il ministro della giustizia Alfano.