Ieri c’era gente che festeggiava il presidente Giorgio Napolitano, che s’era svegliato, avendo convocato il ministro della Giustizia Angelino Alfano per dirgli che la legge sulle intercettazioni, così com’è, non l’avrebbe firmata.
Io non vedo che cavolo ci sia da festeggiare: ieri Napolitano non ha fatto altro che dire (contro ogni prassi costituzionale) «Angelì, devi modificare questo questo e questo così poi te la firmo».
Il problema di questa legge, però, è il suo impianto generale, che non si può modificare se non riscrivendo radicalmente la legge o ritirandola del tutto.
Questo ha fatto Napolitano: vuole evitare di dovere respingere una legge criminale, anche se non incostituzionale.
Non vedo cosa ci sia da festeggiare.
Intanto resta confermato per il 14 luglio lo sciopero dei blogger, cui aderirò. È stata creata una piattaforma di raccordo su Ning, chiamata Diritto alla Rete.