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La terza via del Partito Democratico

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È il ticket Ignazio MarinoPippo Civati.

Molto meglio degli altri due. Se arrivano alle primarie, avranno probabilmente il mio voto (no, al partito non mi iscrivo fin quando esisterà il pericolo di alleanze con l’Udc, ovvero con Cuffaro, ovvero fin quando ci sarà Minimo D’Alema).

A proposito, ieri Minimo D’Alema ha parlato. Io gli consiglio di prendersi un buon dizionario aggiornato a questo millennio (ho scritto una riga allo staff del lìder Minimo, magari qualcuno…), ma il fatto che non gli piaccia il leaderismo plebiscitario significa, in una parola, che a lui le primarie gli stanno sulle scatole e che andrebbero abolite domani. Perchè? Perché in tutti i luoghi dove le primarie sono state libere e democratiche, e non ammaestrate dal Partito come nel caso di Walter Veltroni, il candidato della nomenklatura ha sempre preso mazzate. Viva l’apparato, viva i sessantenni che falliscono da quasi vent’anni, ma che rimangono perché devono pagare le rate della barca!

Ecco perché le elezioni primarie di ottobre sono state praticamente demolite dal nuovo regolamento: impediscono a D’Alema di muovere le sue pedine (e la prima, a mio avviso, è Pierluigi Bersani). Si prega di non disturbare il fallito.

Se i candidati devono essere tre, Marino-Civati, terza via tutta la vita, per il bene del Partito Democratico.

(Per amor di precisione, c’è anche un quarto, Mario Adinolfi)

(Fonte)

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