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Il referendum spiegato a Mario Borghezio

No, questo post non sarà scritto in grugniti, semplicemente in modo essenziale per spiegare i tre referendum che voteremo fra pochi giorni.

Basi, come si vota (con la matita umettata):

Fatta la premessa su come votare, passiamo al cosa.

Si vota domenica 21 giugno dalle 8 alle 22 e lunedì dalla 7 alle 15. Possono votare tutti i cittadini che hanno compiuto 18 anni.

Esempio per i primi due referendum:

Fin qui la spiegazione. Ora un mio commento.

Qualcuno ha detto che il referendum sancirebbe il bipartitismo in Italia. Questo è falso: lo dissero anche dopo la riforma elettorale dei primi anni Novanta, ma così non è stato, anzi, i partiti sono pure aumentati. I partiti, infatti, si coalizzarono dietro dei cartelli (ricordate L’Ulivo e la Casa della Libertà?), delle liste uniche. All’epoca il sistema era addirittura uninominale, dunque i partiti non solo erano costretti a stare assieme, ma dovevano pure mettersi d’accordo per trovare un candidato legato al territorio in grado di vincere (gente autorevole, non esperti in lavori orali) e che piacesse ai vari alleati.

Se passasse il referendum i partiti non farebbero altro che riproporre quei cartelli, con la differenza che, grazie alle liste bloccate, sarà più facile spartirsi i candidati. Con la vittoria del sì, insomma, cambierebbe davvero poco: ci saranno meno quadrati su cui mettere la ICS sulla scheda elettorale, in sostanza.

Chi viene punito da questo referendum non sono i partiti piccoli in generale, bensì i partiti piccoli che non possono o non vogliono coalizzarsi, perché:

  1. c’è un’enorme distanza ideologica con tutti gli altri partiti che rende difficile se non impossibile trovare un programma condiviso;
  2. vogliono stare in mezzo per rubacchiare qualcosa un po’ di là e un po’ di qua, mentre le coalizioni di destra e sinistra li corteggiano (come l’Unione di Centro);
  3. non vogliono compromessi, vogliono mantenere la propria purezza ideologica (Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Sinistra e Libertà – che tra l’altro hanno la stessa base ideologica, ma sono tre partiti diversi, che tristezza).

L’ultimo referendum, il verde chiaro, credo che sia il più sacrosanto di tutti e dovrebbe essere condiviso da tutti (mi riferisco al sì). Brevemente, se passasse il SÌ, i partiti dovranno scegliere candidati legati al territorio, perché in questo modo i cittadini sapranno a chi rivolgersi e a chi assegnare la responsabilità se le cose vanno bene o vanno male. Esempio: Silvio Berlusconi era candidato in tutte le circoscrizioni, e come tale è stato eletto in tutte queste, ma doveva sceglierne una sola. Quanti mi sanno dire in quale circoscrizione è stato eletto? Ancora, quanti di voi sanno chi sono i deputati e i senatori che rappresentano la propria circoscrizione, la propria città?

In questo modo, non essendo facile capire chi è stato eletto e dove, gli elettori vengono allontanati dagli eletti, mentre questi ultimi si avvicinano ai capi di partito, che li hanno nominati.

Resta fermo un fatto. Questa legge elettorale è lo schifo assoluto e va cambiata.

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