La Repubblica pubblica un’intervista ad Alessandra Mussolini . Qualche estratto e miei personali commenti.
Alessandra Mussolini ha appena sentito Caterina Govoni, la madre dei sette fratelli “neri” uccisi nel maggio del 1945. Erano repubblichini. “E questa madre mi ha chiesto: “è possibile che nessuno li ricordi?””
Gentile signora Govoni, i suoi figli stavano con un regime violento, razzista e sanguinario, che nell’ultima parte della sua vita combatté per rendere l’Italia una filiale della Germania nazista, permettendo che i loro degni compari violassero le mura patrie. Ho pietà dei morti, ma certi infami preferisco dimenticarli.
Finché l’Italia non riconosce lo scempio di piazzale Loreto non possiamo parlare di alcuna pacificazione, questa non potrà mai esserci.
Andiamo in ordine cronologico: in piazzale Loreto vi fu prima uno sterminio perpetrato dagli sgherri di suo nonno, quel bel tomo di Benito Mussolini, ovvero materialmente eseguito dai repubblichini e dai tedeschi; poi ivi fu esposto il corpo del medesimo. Quindi, proseguendo in quest’ordine, riconosca che suo nonno è stato una merdaccia irresponsabile, violenta, razzista e sanguinaria, e poi ne riparliamo.
Vorrei che il presidente della Repubblica stigmatizzasse in modo formale e ufficiale il macello di piazzale Loreto. Per la prima volta, riconosca che è stato uno scempio incredibile. Punto. Poi da lì si ricomincia.
Signora, fino a prova contraria il dittatore violento, razzista e sanguinario era suo nonno. La strage di piazzale Loreto l’ha voluta lui. Non è che l’hanno fucilato ed esposto perché aveva la camicia fuori dai pantaloni. A quel bel tomo non si può neppure riconoscere il beneficio della buona fede che si può riconoscere ai repubblichini. Se ne faccia una ragione.
Io penso che il 25 aprile non sia una celebrazione sentita, perché è puramente retorica. Quali spunti se ne possono trarre del resto? Diventa sempre uno strumento di odio; tutti dicono che non bisogna rincorrere gli odii, e invece questo si fa
La festa è diventata puramente retorica perché negli ultimi trent’anni in molti hanno sopportato i neofascisti in funzione anticomunista (le bombe, la P2 che fa affari coi fascisti, eccetera), e l’hanno trasformata da festa della Liberazione a festa dell’odio dei comunisti e dell’odio contro i comunisti. Se è diventata uno strumento d’odio, la colpa è di chi ha sopportato i fascisti durante la Repubblica, li ha usati come braccio armato (per non parlare di chi li ha portati al governo, beninteso). Non certo di chi l’ha festeggiata per ciò che è: il ricordo dalla liberazione da un regime violento, razzista e sanguinario. Ma forse è questo che la Mussolini proprio non riesce a capire.
Se si continua con i buoni e i cattivi, con i morti di serie A e quelli di serie B, si fanno iniezioni di odio.
Signora, i buoni sono quelli che hanno fatto in modo che lei possa essere sulle pagine di un giornale a dire queste boiate megagalattiche: i morti di serie A sono morti proprio per garantirle questa libertà. I cattivi sono quelli che le avrebbero fatto bere l’olio di ricino qualora avesse anche solo pensato qualcosa di non permesso (oddio, forse a lei no per via del suo cognome, ma suppongo che non le interessi della libertà altrui, che i partigiani, al contrario, difesero a prescindere).
Erano giovani, erano ragazzi forgiati dalle famiglie, non gli si può andare contro.
Appunto per questo i vincitori hanno pietà di loro. E li rispettano in quanto morti. Ma non si può richiedere rispetto in quanto repubblichini. E non si può rispettare suo nonno neppure in quanto morto poiché non in buona fede, non forgiato dalla famiglia, né giovane non in grado di capire l’enormità dello scempio che si stava compiendo. Era un uomo navigato e perfettamente cosciente di ciò che stava compiendo.
Un esempio per tutti: Benito Mussolini ci ha ricoperto di infamia quando emanò le leggi razziali. Una persona capace di pensare non può sopportare questo e altri simili disastri. Alessandra Mussolini dovrebbe fare i conti prima di tutto con questo.