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Perché per me è impossibile essere filo-israeliano o filo-palestinese

Ho ricevuto qualche critica (qui e in privato) circa la mia presa di posizione sulla crisi di Gaza. Critica ovviamente bipartisan, visto che, sostanzialmente, non mi sono schierato né dalla parte dei palestinesi né degli israeliani.

La mia non è ignavia: parte dal fatto che avendo studiato la storia di quella regione, soprattutto dell’ultimo secolo, trovo insensato tentare di schierarsi per quella o questa parte, se non addirittura un crimine contro l’intelligenza.

Un filoisraeliano mi ha detto che sbaglio perché tutti gli arabi odiano tutti noi occidentali, che se incontriamo un arabo per strada rischiamo che ci tagli la gola, a differenza di se, al contrario, incontriamo un israelitico/ebreo (che sono due cose diverse).

Questa è una questione di ignoranza: i tagliagole non sono gli arabi o più in generale gli islamici, bensì i fondamentalisti, che sono una minoranza. Un arabo, diciamo, “normale” non si sognerebbe mai di tagliar gole, così come non lo farebbe un cristiano o un ebreo “normale”. In passato, poi, i tagliagole erano i cristiani (fondamentalisti).

Gli islamici, inoltre, sono, parlando di religione, più tolleranti: islamismo, cattolicesimo ed ebraismo, per loro, sono grossomodo la stessa religione, hanno gli stessi profeti, solo che le seconde due si sono deteriorate nel tempo. Abramo e Gesù Cristo, per loro, sono dei profeti mandati da Dio (e non solo loro).

I palestinesi sono terroristi? No, non tutti e neppure la stragrande maggioranza degli arabi in generale lo è. Negli anni Trenta, poi, i terroristi, in quella regione, erano gli ebrei (Haganah e Irgun, ad esempio).

Qualcuno, come il ministro faccia di bronzo Ronchi, ha detto che Israele è un Paese democratico: dimentica che nelle ultime elezioni palestinesi, quelle vinte da Hamas, c’erano più osservatori internazionali che votanti. Qualcuno dovrebbe informarlo che ci sono anche arabi democratici, e che non c’è tutto questo bisogno di esportare la nostra civiltà “democratica”. E già che ci siamo, qualcuno informi anche il suo capo che gli arabi non sono “inferiori” a noi: lo zero e il sistema decimale, che certamente lui ha usato quando preparava gli assegni da passare a Craxi, li dobbiamo a loro; e la cassata, che ci scommetto piacerà a Dell’Utri e Schifani, l’hanno inventata loro. (Questa polemica è solo per dimostrare a quali vette può arrivare l’ignoranza).

In Israele, poi, il gradimento dei guerrafondai presso l’elettorato è grande, basti vedere gli ultimi sondaggi, che danno il partito al potere, Kadima, in grande recupero (e le elezioni sono il mese prossimo). Yitzhak Rabin, poi, l’ha ammazzato un estremista ebreo, mica un “tagliagole”!

Non parliamo poi di tutti i coloni ebrei che stavano a Gaza e che stanno aspettando lo sterminio dei palestinesi per tornare là.

Passiamo dall’altra parte della barricata: Hamas doveva per forza stuzzicare Israele? La risposta è no, ma doveva farlo perché a causa della crisi economica doveva rafforzare il proprio potere.

Ancora, i palestinesi dovevano per forza votare dei terroristi? La risposta è no, ma l’hanno fatto lo stesso.

Poi, i palestinesi che ce l’hanno con Israele non sanno che furono i loro capi (all’inizio del Novecento) a vendere i terreni ai sionisti (è noto che gli ebrei sono decisamente ben messi dal punto di vista “monetario”) e a favorire “l’invasione ebraica” in Palestina? Probabilmente no.

Voglio essere breve e passare al terzo protagonista di questa situazione: il mondo occidentale. L’Impero britannico permise l’invasione dei sionisti in Palestina senza alcun senso, rendendosi conto che le cose stavano andando “un po’ male” solo alla vigilia dell’Olocausto, bloccando l’immigrazione nella regione proprio mentre in Germania si cominciava a sterminare gli ebrei.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale si decise di creare uno Stato israeliano e uno palestinese: ma la spartizione dei territori fu fatta in modo da favorire i centri ebraici anche se in determinate regioni i palestinesi erano in maggioranza.

Dopo le guerre arabo-israeliane, quando il mondo si accorse che da quelle parti c’era un problemuccio, esso è stato trattato prevalentemente in modo elettorale. I presidenti americani, ad esempio, se ne sono occupati principalmente negli ultimi mesi del proprio mandato (Bush jr, poco più che un anno fa, annunciava che si era vicini ad una pace, eravamo ad Annapolis e guardate dove siamo oggi). Il motivo è semplice: passare alla storia come l’uomo che ha risolto il problema.

Alla fine di questa storia (e ho elencato solo alcuni dei miei motivi) credo che sia chiaro che è impossibile, secondo me, essere “filo” qualcosa, a meno che non si abbia interesse o si ignori la storia di questo problema. Le colpe sono ovunque: degli israeliani, dei palestinesi, del mondo occidentale e del mondo arabo.

Muoiono civili palestinesi per i bombardamenti israeliani? La colpa è di Hamas (terroristi) che non vuole la pace.

Muoiono civili israeliani per attacchi kamikaze e razzi? La colpa è di Israele (guerrafondai) che non vuole la pace.

Muoiono civili? La colpa è del mondo occidentale e del mondo arabo, l’uno perché non fa nulla di serio (a parte armare Israele), l’altro perché non fa nulla di serio (a parte armare Hamas e gli altri gruppi che vogliono cancellare Israele dalla cartina geografica).

E non solo oggi, ma da sempre.

Essere filo quello o quell’altro, quindi, secondo me, significa non conoscere la storia o avere interessi perché vinca l’uno o l’altro. Troppi israeliani (e chi li appoggia per i più svariati motivi) e troppi palestinesi (e chi li appoggia per i più svariati motivi) la pace non la vogliono o non l’hanno voluta. Per cui se si ammazzano fra di loro, la cosa non riesce a smuovermi minimamente a smuovermi.

Ed è assolutamente inutile farmi vedere le foto dei corpi dilaniati dei palestinesi o degli israeliani. Non mi smuoveranno fino a quando israeliani e palestinesi non si metteranno a protestare contro terroristi e contro guerrafondai, invece di inneggiare alla guerra come stanno facendo, più o meno esplicitamente (sondaggi compresi).

La questione palestinese (intesa come “della regione geografica Palestina”) è troppo intricata per schierarsi con cognizione di causa ma senza rimorsi di coscienza: arrivati a questo punto, la pace non è né filoisraeliana, né filopalestinese. E io sono per la pace (anche grazie alla vicendevole eliminazione).

Lettura corroborante e rilassante: la storia della Palestina.

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