Dopo due anni di primarie e di campagne elettorali, Barack Hussein Obama è il quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti. Mc Cain ha riconosciuto la sconfitta (schiacciante).
Vorrei riservarmi qualche pensiero per domani, quando sarò più lucido, ma credo che questa sia una svolta epocale. Obama ha vinto, innanzitutto, grazie al popolo, che con le sue piccole donazioni, ha fatto volare il suo candidato. Le lobby ci sono rimaste male (e la Palin non potrà trasformare l’Alaska in un groviera).
Gli Stati Uniti hanno deciso di cambiare. Basta con Bush, basta con la guerra, basta con i tagli alle tasse solo per i ricchi. McCain, per quanto ci abbia provato, non è riuscito a smarcarsi da Bush (come avrebbe potuto, dopotutto?). Basta con il bushismo, insomma.
Obama non sarà esente da critiche, ma a conti fatti era l’alternativa migliore. Vedrò di approfondire meglio domani.
Alla fine vince, secondo i miei calcoli, con 352 voti quasi doppiando McCain, fermo a 186. Gli USA si ritrovano più uniti e McCain, nel suo discorso di commiato lo sta sottolineando. Anche in queste cose si vede la grandezza di un Paese (ogni riferimento all’Italia è puramente voluto, domani è un altro giorno, sentiremo gente saltare sul carro del vincitore).
Una cosa forse potrà sembrare sciocca, ma vorrei ringraziare gli elettori americani per aver tenuto la Palin lontana da Washington.
Altra cosa, se infiliamo in queste elezioni anche quelle per il Congresso, possiamo notare che il partito repubblicano esce distrutto da queste elezioni, essendo praticamente sparito dalle zone “evolute” del Paese (costa ovest, Grandi Laghi e nord est – Schwarzenegger, che pure ha successo in California, non può essere per i suoi natali la base per la rinascita del GOP). I repubblicani, insomma, si ritirano nel sud (come in Texas) e nelle zone rurali (come lo Utah).
Le prossime tappe, quelle finali: il 15 dicembre i Grandi Elettori, a Washington, eleggeranno formalmente il presidente Obama, che diventerà effettivamente presidente il 20 gennaio 2009, quando avverrà il passaggio di consegne.
Si spera che questo cambiamento epocale non dia luogo a svolte reazionarie come nei casi di Lincoln e Kennedy, giusto per dirne un paio. Non è proprio il momento per pensare a ste scemenze.
Una breve ricostruzione della notte elettorale e della biografia di Obama l’ho scritta qui.