Qualche giorno fa mi ritrovavo con alcuni parenti e amici su un balcone a prendere il fresco all’ombra del mio monte preferito. Siccome sarei partito per Milano il giorno dopo mi è stato chiesto quanto tempo ci impiegassi in treno, e ho risposto che da Napoli a Milano (secondo l’orario) occorrevano sei ore e dodici minuti. Poiché, poi, si è parlato anche di Alitalia, mi è venuto subito in mente una cosa inquietante…
Ricapitolando: uno dei punti-cardine del piano Fenice per salvare Alitalia è istituire un sostanziale monopolio sulla tratta Roma-Milano (il che è già una grossa stronzata: quella tratta andrebbe dismessa).
In questo momento, per volare da Roma a Milano occorrono 90,56 euro (ho immaginato di dover partire fra 19 giorni, il 22 settembre) e un’ora e dieci minuti, cui va aggiunto un altro po’ di tempo (dipende dalle condizioni, ma non è raro perdere un’ora e mezza) per check-in, controlli e imbarco e poi il ritiro bagagli a terra, cui bisogna aggiungere anche il tempo per andare (per esempio) dall’aeroporto al centro della città (sì, Linate dista sette chilometri, ma Fiumicino ne dista 28, ovvero 31 minuti con il treno Leonardo Express). Siamo, insomma, intorno alle tre ore di tempo per partire dal centro della città per arrivare al centro dell’altra.
Sempre in questo momento (e alla stessa data di partenza), con il treno, occorrono 56,10 euro (-34,46 euro) e quattro ore e trenta minuti, cui NON bisogna aggiungere altro, visto che non ci sono controlli da fare e le stazioni (Termini e Centrale) sono già in centro.
Questo è il presente. Adesso il futuro. Due cose sono abbastanza sicure:
- A meno di interventi politici (leggi “imporre ad Alitalia una tariffa massima”), a causa del monopolio, per una elementare legge microeconomica, dovrebbe aumentare (anche se aumentasse di pochissimo, arriveremmo, diciamo, fino a cento euro);
- A fine 2009 dovrebbe essere possibile andare da Roma a Milano, in treno, in tre ore e dieci minuti.
Insomma, si impone un monopolio de facto sulla tratta Roma-Milano in aereo, ma ci sono due grosse obiezioni:
- Mica detto che la gente voglia andare con Alitalia: sappiamo benissimo (e finalmente se ne sono accorti anche i sindacati, dopo quello che hanno combinato con AirFrance) che sul raggio medio-corto le low cost la fanno da padroni, e pur di pagare un quinto di quanto chiede Alitalia sono dispostissimo a pagare altri venti euro (da Malpensa a Milano Stazione Centrale pagavo sette euro, non so da Roma a Ciampino, ma penso di avere bene approssimato) per andare da Roma a Ciampino e da Malpensa a Milano. Risparmio sempre sessanta euro, e il viaggio, di soli settanta minuti, è sopportabilissimo (anzi, comodo). E non state a sentire i media quando parlano male delle low cost: lo fanno per interesse, visto che il padron Berlusconi DEVE salvare Alitalia (un esempio per tutti: i media hanno riportato di una direttiva di RyanAir che imponeva ai piloti di razionare il carburante. Vero o meno, il punto è un altro: RyanAir non può scavalcare la Legge, e le leggi europee impongono una certa percentuale di carburante in eccedenza e le leggi italiane sono pure più restrittive…insomma, una scemenza montata ad arte e per interesse; e gli incidenti accadono anche alle compagnie di bandiera – il disastro di Linate del 2001 coinvolse un aereo della compagnia di bandiera scandinava, giusto per dirne uno).
- Infine, se io, per viaggiare sempre in seconda classe e nello stesso tempo, posso spendere meno (praticamente impossibile che Trenitalia raddoppi i prezzi, li aumenterà, certo, ma non fino a tanto), sceglierò Trenitalia o Alitalia? La risposta mi pare ovvia…e mi evito anche un’eventuale paura di volare.
Una delle cose che ho imparato nel corso di marketing è stata quella di fare marketing intelligence, il che comprende anche tenere sotto controllo le mosse non solo dei diretti concorrenti, ma anche di quelli meno diretti, come Trenitalia per Alitalia.
E Berlusconi e consulenti non solo hanno dimenticato di fare attenzione ai concorrenti diretti di Alitalia (le low cost), ma hanno pure dimenticato un concorrente indiretto che pure gode di protezione politica: le Ferrovie dello Stato. Non solo: secondo voi, dopo il 2013, quando gli imprenditori saranno liberi di vendere le proprie quote della nuova società, non penseranno a vendere ad una delle tante compagnie straniere che oggi fanno la corte a questo delizioso cioccolatino?
Purtroppo il nostro eroe di Arcore comincia seriamente a perdere colpi come imprenditore (come statista l’abbiamo già perso da un pezzo…).