Come ben saprete, il governo Berlusconi prevede, già da giugno, di abolire l’ICI sulla prima casa. Di ICI abbiamo già parlato, e abbiamo concluso che crea più problemi di quanti ne vorrebbe risolvere, perché il risparmio per i cittadini è irrisorio, visto che si parla di 100 euro in media. Ma le differenze sono notevoli. Non mi dilungherò sul fatto che Tremonti ha già detto una scemenza: se il tesoretto non c’è, i soldi per sostituire l’ICI dove li prende? Oddio, una via c’è: tagliare da qualche altra parte. Che so, i servizi pubblici, i trasporti, la sanità. Con la lotta allo spreco, già avviata dal governo precedente, si può racimolare qualche altra cosa, ma cavolo, non un paio di miliardi. Quindi il tesoretto c’è, ma non vogliono farlo vedere per non dare soddisfazione all’ex coalizione di governo.
Ma c’è un’altra cosa che mi ha decisamente fatto scattare il campanello d’allarme: questo articolo. Secondo l’ANSA, Roma perderà entrate per 352 milioni di euro, Milano 155,4, Torino 94 mln. In termini percentuali, non c’è grande differenza. Il problema nasce quando si legge questo articolo, che riporta alla mente il problema del federalismo fiscale.
Un passo indietro: oggi parte delle tasse raccolte nelle regioni rimane nelle regioni (per esempio, l’ICI). Un’altra parte viene versata allo Stato, al fine di creare un fondo perequativo, in modo da spostare ricchezza dalle regioni più ricche verso quelle più povere: in pratica, le regioni che raccolgono di più doneranno parte della propria ricchezza ad altre regioni, in modo da aiutarsi a vicenda. La Costituzione, d’altra parte, prevede che il fondo perequativo deve servire solo per assicurare un livello di decente efficienza. Anche se c’è ancora poca chiarezza su come debba funzionare.
Con il federalismo fiscale, uno dei cavalli di battaglia della Lega Nord (ho qui ancora un volantino che mostra i numeri di “quanto ci costa la Campania e la Calabria a noi Lombardi”), gran parte delle tasse raccolte rimarranno nella Regione dove è avvenuta la raccolta. Se consideriamo che in Lombardia viene raccolto un terzo delle tasse, possiamo ben comprendere che il federalismo fiscale significherebbe aumentare il divario Nord-Sud. Questo non significa solo la fine del Sud, che dovrebbe tagliare molti servizi, ma anche che vi saranno sempre più persone che dovranno emigrare da Sud a Nord per sopravvivere, molto più di quanto avvenga adesso. E questo non farà bene neppure alle regioni del Nord. Senza contare che una tale pressione porterebbe ad un aumento della criminalità, e senza dimenticare, quindi, che anche gli immigrati d’oltralpe, i famigerati rumeni ed extracomunitari in generale, di cui la Lega parla spesso, finirebbero per trasferirsi dove c’è ricchezza. Per lavorare onestamente o per mettersi a rubare, ma questo è indifferente.
Per la Lega (e quindi per l’intera coalizione di Berlusconi, che dalla Lega fortemente dipende) il Sud è una palla al piede. Tuttavia non si rende conto che può staccare la palla, ma non la catena, il cui peso non è indifferente. Alla fine, tentare una manovra tanto scellerata avrebbe l’effetto opposto di quello auspicato: più ricchezza, più immigrati, più pressione sociale, più criminalità. E non dico scemenze.
E questo lo dice la Lega stessa, che con le sue manovre populiste non riesce a guardare nel lungo periodo.
Io invece al lungo periodo preferisco non guardare più, o finirò per rinchiudermi nello sgabuzzino.