Premessa: Solitamente evito di linkare direttamente a Beppe Grillo: ho sempre il timore di essere frainteso, trattando spesso argomenti simili, e di essere assimilato a un grillino che vede nel genovese il suo capo carismatico che ha sempre ragione.
No! Per me Grillo è una voce, una delle tante, ma di certo una di quelle fuori dal coro, che a me piacciono particolarmente perché fanno riflettere. E che sia una voce fuori dal coro e che spesso (non sempre) sia nel giusto, lo dimostra anche il fatto che Grillo viene attaccato dal Palazzo e dai giornalisti gregari in tutti i modi, anche falsi: lo chiamano il signore dell’antipolitica, ma secondo voi, se è uno è per l’antipolitica, promuove delle liste civiche per fare politica nei comuni? Diciamo la verità: Grillo è antipolitici, contro i politici, quelli che hanno demolito a pezzo a pezzo la politica, trasformandola in immondizia.
Dopo questa premessa, posso linkare il post di oggi (che tra l’altro è una lettera di un signore itali-inglese). Un post che fa inizialmente sbellicare dalle risate, ma che alla fine lascia nella più cupa disperazione.
Questo italiano emigrato nel Regno Unito risponde a un candidato senatore del PdL che chiede il suo voto. Ma casca male.
In primo luogo, ha beccato un elettore che nel 1994 aveva creduto in Silvio Berlusconi, che aveva aperto un club per Forza Italia, credendo nella sua forza innovatrice, per poi rimanere con una cocente delusione, quando ha notato che Berlusconi non faceva altro che i propri interessi, suggendo soldi e linfa vitale agli italiani. Ma non solo:
l’italo inglese fa notare che in Italia prevale ancora il clientelismo, il nepotismo e il familismo;
che in Italia si propone di non far pagare l’ICI sulla prima casa (che al cittadino comune costa pochissimo e che è quindi un provvedimento inutile – ma utile per chi paga l’ICI sulle megaville);
che in Italia il PdL propone di non far pagare le tasse agli emigrati e oriundi sulla seconda casa in Italia, dimenticando che chi può permettersi due case può (e DEVE) permettersi di pagarle fino “all’ultimo penny”;
che in Italia espatriare costa un occhio della testa: io ho un passaporto che mi è costato 40 euro, ma se devo uscire dall’Unione Europea, dovrò pagare un altro costoso bollo;
che tuttavia l’italiano è costretto ad andarsene, e questo costituisce una doppia perdita per il Paese, in quanto tutti i cervelli che ci lasciano sono stati cresciuti coi soldi delle nostre tasse, che però non sono in grado di mantenerli oltre l’università (e già fino ad allora è un miracolo).
Queste sono verità, non è nascondendole sotto il tappeto che riusciremo a risolverle: non si può fare come questo blog, attaccandosi a cavilli grammaticali, ma rispondendo con argomentazioni solide, non arrivando a conseguenze estranee e completamente estranee al senso della lettera. I sessanta milioni di italiani rimasti, a queste elezioni, dovranno decidere (da sinistra a destra) se votare i comunisti, se votare gli ignavi ipocriti, se votare i mafiosi o se votare i fascisti. E chiunque voteranno (voteremo), non potendo scegliere la persona, ma solo il partito, rimarremo incastrati in un meccanismo che legittima a governare qualunque pezzo di immondizia raccolta per strada. E ne faremo parte, scegliendo nostro malgrado, i brigatisti, i raccomandati, i mafiosi o i fascisti. La nuda e cruda realtà.
L’Italia è piena di menti, e fra queste ce ne sono molte che potrebbero governarci nel modo migliore: potrebbero fare il meglio per questo Paese. E la riprova è che i governanti, da quindici anni a questa parte, sono sempre gli stessi, basti pensare all’alternanza Berlusconi-Prodi.
Apriamo gli occhi, guardiamo in faccia i problemi e notiamo che chi deve affrontarli ne è incapace.