Settimana in rialzo per le borse mondiali, spinte dalla ondata di liquidità scatenata dalla banca centrale giapponese, che ha promesso di usare qualunque mezzo pure di riportare l’inflazione nell’arcipelago al 2 per cento nel più breve tempo possibile.
A beneficiarne sono anche i titoli di Stato europei sia core che periferici: un terzo dell’ultima asta di titoli quinquennali del Fondo salvaStati europeo, per esempio, è andata a investitori asiatici. I mercati si attendono che gli investitori del Sol Levante possano decidere di investire in titoli esteri, poiché la manovra della banca centrale giapponese rischia di deprimere i rendimenti reali del debito pubblico giapponese e questo, unito all’indebolimento dello yen che tale manovra monetaria comporterà, potrebbe spostare rilevanti flussi dal Giappone verso altri paesi.
Se ciò dovesse accadere, come i mercati sembrano aspettarsi, potrebbero essere grossi, grossissimi dolori per i bilanci pubblici giapponesi, che già oggi destinano un quarto del proprio bilancio al servizio del debito pubblico. I giapponesi, storicamente molto attaccati ai titoli del debito pubblico del proprio Paese, potrebbero decidere di non accumularne ulteriormente o addirittura di venderne massicciamente, anche considerando il fatto che si tratta di una popolazione in invecchiamento e dunque poco propensa al risparmio. Ciò farebbe inevitabilmente aumentare i rendimenti nominali e per pagarli sarebbe necessaria una crescita del PIL che il Giappone non sembra essere in grado di garantire. Non è che si sta gonfiando un nuovo problema per il mondo?
Passando alla gente macroeconomica di questa settimana: al lunedì troviamo al primo posto posto il prodotto interno lordo cinese previsto aumento base l’8 per cento dopo il 7,9 per cento precedente.
Martedì conosceremo la bilancia commerciale italiana il cui deficit dovrebbe passare da -1,62 miliardi a -1,41 miliardi, secondo gli analisti. Conosceremo anche per l’indice che misura il sentimento di investitori istituzionali tedeschi, ovvero lo ZEW. L’indice è atteso in peggioramento a 42 punti dai 48,5 precedenti. L’indice dei prezzi al consumo statunitense invece dovrebbe calare su base annua da una crescita del 2 per cento precedente all’1,6 per cento, tuttavia la componente core dovrebbe rimanere al 2 per cento.
Mercoledì prevista solo un’asta di Bund tedeschi a 10 anni. Giovedì andranno invece in asta Bonos spagnoli a tre, cinque e dieci anni. Come ogni giovedì infine conosceremo le nuove richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti, che dovrebbero rimanere stabili intorno alle 350 mila unità.
Venerdì conosceremo gli ordini all’industria italiani: previsto un nuovo calo dello 0,8 per cento, dopo il -1,4 per cento precedente.