Ogni tanto spunta fuori qualche genio che mi scrive in calce all’articolo “Le opinioni degli economisti circa l’uscita dall’euro“dicendo che Paul Krugman è a favore dell’uscita dall’euro nonostante l’incipit dell’articolo medesimo ricordi che non è così (i vari san Tommaso troveranno qui riferimenti più puntuali) (( Se non trovate i commenti è perché sono contrari al punto 6 di questa lista. )) .
Negli ultimi giorni qualcosa è cambiato: Krugman ha detto che Cipro dovrebbe uscire dall’euro, scatenando l’euforia degli eurofessi (che sono una categoria diversa rispetto agli euroscettici come Krugman) che chiedono l’uscita dalla moneta unica. Peccato che quella sia metà della verità.
Krugman, infatti, parte da una premessa diversa, riassumibile nei seguenti punti:
- se resta nell’euro, Cipro crolla;
- se esce dall’euro, Cipro crolla.
Dice Krugman che la fine del modello bancario cipriota porterà l’economia al collasso, più o meno ciò che accadrebbe in caso di uscita dall’euro. Dice ancora Krugman: a questo punto, meglio uscire dall’euro, svalutare e ripartire più in fretta. Tanto più che Cipro ha già posto in essere i controlli sui capitali necessario ad evitare una catastrofe nella catastrofe.
Nessun cambio di rotta, dunque: Krugman, come ogni economista vagamente informato, sa bene che uscire dall’euro è una catastrofe. La novità è che per la prima volta un Paese dell’Eurozona rischia di trovarsi in una situazione in cui restare o uscire dall’euro hanno l’ennesimo esito: la catastrofe.
Ed è una novità pericolosa: se Cipro esce, stabilisce un precedente. Se i conti continuano a deteriorarsi, c’è il rischio che altri Paesi riterranno equivalente sia restare che uscire dall’euro e faranno le stesse cose fatte a Cipro. E la catastrofe rischia di diventare intercontinentale.
Ricapitolando: uscire dall’euro non risolve alcun problema. Se usciamo dall’euro, è una catastrofe. Dopo la catastrofe il fatto di avere una moneta propria potrebbe (potrebbe) aiutarci a ripartire più in fretta.
Il punto è che alla catastrofe non ci siamo ancora arrivati. E non è il caso di arrivarci più in fretta uscendo dall’euro.