Quella dice che il fascismo prima era buono e poi è degenerato. Fa tanto quell’altro che diceva che il fascismo ha fatto anche cose buone prima delle leggi razziali.
Il punto è che non c’è un prima o un dopo. Il fascismo è un continuo durante.
Non voglio usare una metafora sodomitica, ma cerco di essere chiaro uguale.
Il fascismo ha sempre avuto dentro di sé i germi di ciò che è diventato. La rabbia e la violenza (ideologica, poi verbale, poi fisica) sono sempre state caratteristiche del movimento e del partito. La necessità di categorizzare un prima e un dopo è essenzialmente una convenzione storiografica: il 476, il 1492, il 1789 sono date che indicano che da lì in poi qualcosa è sicuramente cambiato, non che in quegli anni è cambiato tutto. L’Impero romano d’Occidente era già caduto molto tempo prima, e c’erano degli imperatori fantocci piazzati lì per fare scena; gli effetti della scoperta dell’America si sono manifestati solo molti anni dopo (per un po’ di anni neppure ci si accorse che si trattava di un nuovo continente), la Rivoluzione Francese lì per lì non ha cambiato nulla (e infatti dieci anni dopo arriva Napoleone, e da lì è tutto due passi avanti e uno indietro fino ad arrivare a oggi).
Ecco, il due passi avanti e uno indietro era la strategia usata anche da Mussolini. Gli squadristi nel 1919 distruggevano le sedi degli altri partiti? Mussolini diceva “ma no, so’ ragassi”, Giolitti non se ne dispiaceva, tanto erano socialisti/comunisti/popolari, e intanto i Fasci occupavano posizioni di potere in modo legale e illegale. Mussolini aveva fiuto e ogni tanto mutava il suo movimento per meglio plasmarlo ai suoi fini: raccogliere voti, con qualunque mezzo. Due passi avanti, uno indietro: il socialismo degli inizi non piace più? Passiamo ad altro. La Repubblica che si desiderava agli esordi non conviene? Massì, qual è il problema, lasciamo la monarchia, tanto il nano non ci darà fastidio. Alla fine inquadrarlo in qualche ideologia classica è operazione complicata, visto che se le è fatte un po’ tutte.
E così continuò la presa del potere e l’occupazione dello Stato: due passi avanti e uno indietro, pezzettino dopo pezzettino, la vecchia politica sempre più debole, i fascisti sempre più in penetrazione nello Stato, insulti, pestaggi, olio di ricino, omicidi, Statuto Albertino a poco a poco svuotato. Mussolini tentò di fare lo stesso con Hitler, ma per quanto quest’ultimo stravedesse per il Duce, il tedesco aveva metodi più spicci, e ben presto prese il sopravvento. Dopotutto gli italiani erano italiani, mica tedeschi.
Dov’è quindi che il fascismo degenera? Con la marcia su Roma? Ma i fascisti avevano già occupato militarmente altre città, lo Stato liberale era già bello e morto, bastava un niente per farlo cadere (ciò nonostante il Duce coniglio se ne stava al sicuro nei pressi del confine svizzero). Col discorso del bivacco? Ma l’avete letto? Parla di sprangare il Parlamento. Con l’omicidio Matteotti? Ma gli squadristi uccidevano allegramente da molto prima, semplicemente ammazzarono uno famoso e le opposizioni reagirono dicendo “ah, birbantello” e andando a fare picnic (capito perché non serviva sprangare il Parlamento?). Con le leggi fascistissime? Suvvia, il potere era saldamente in mano al Duce da tempo, furono una mano di vernice formale, e infatti il fascismo campò tranquillo anche prima della loro completa attuazione, 14 anni dopo l’emanazione.
Non si può individuare un prima o un dopo se non per convenzione, a posteriori. Neppure il fascismo nasce dal nulla, e ha radici ben precedenti, e ne è a sua volta la degenerazione. Basta leggersi la biografia di D’Annunzio, per esempio.
Individuare un prima e un dopo pare un patetico tentativo di giustificare un’ideologia e una pratica mostruose sin dalle origini.
E temo che non sia un caso se, sostituendo due o tre parole e eliminando le violenze fisiche, questo articolo possa essere comodamente sovrapposto a certi movimenti/partiti degli ultimi decenni.
Due passi avanti, uno indietro: funziona sempre, specie con un popolo senza memoria che non ricorda i dolori neanche a posteriori.
Chiedete a Razzi, che se ne intende.