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Analisi del voto a caldo: il PD salvi la faccia, chieda il governo del Doge

Se non volete sentirvi dire “ve l’avevo detto”, non leggete questa analisi del voto.

Ve lo ricordate questo mio pezzo del 15 gennaio intitolato “Il PD e i frollini: come ti perdo le elezioni“? Su Termometro Politico fui riempito di insulti (1, 2 e 3): tutte ca**ate, dicevano. I fatti mi hanno dato torto, vero? Il PD ha preso l’80% alla Camera e il 110% al Senato. Su Marte, però.

È andata come avevo previsto appena 40 minuti dopo la chiusura dei seggi. La realtà è che il PD, sicuro vincitore fino all’altro ieri, ha fatto sembrare la vittoria di Prodi del 2006 un autentico trionfo: all’epoca fu maggioranza assoluta sia alla Camera, sia al Senato (ma risicatissima), oggi vediamo una maggioranza assoluta alla Camera (per il solito soffio di voti) e solo quella relativa al Senato. Sia Bersani che Vendola (3 e qualcosa percento e sconfitta in Puglia) cantano vittoria sui social network.

Che abbiano bevuto l’acquaragia che volevano usare per smacchiare il giaguaro?

Come abbondantemente previsto, dunque, dopo quasi due mesi in cui il PD si è masturbato fra patti di desistenza con Ingroia e alleanza con Monti, il PD si ritrova a corto di voti perché si è dimenticato di fare campagna elettorale. Io me li immagino a spartirsi i posti di potere, invece di andare a convincere gli elettori. E quelle poche che ci hanno provato, hanno sbagliato (ci arriviamo). Tanto Grillo (il Doge di Genova) pesca voti a destra, dicevano. Come no: a me è bastato fare due telefonate e andare dai suoceri per rendermi conto che chi ha votato M5S è perlopiù di sinistra.

Ho fatto un altro paio di telefonate, e gli elettori PD mi hanno detto che “italiani di me**a, hanno rivotato Abberluscone”. E pure qua hanno torto. Ho fatto delle previsioni domenica, ve le ricordate?

Secondo me voterà intorno al 75% degli aventi diritto. I vari partiti parafascisti prenderanno il 48% dei voti; i vari partiti paracomunisti alle vongole l’8%; la lista del Club dei Miliardari Vaticano prenderà il 10%; gli altri il 34%. Fate il vostro gioco, ma non andate in all-in: c’è il serio rischio che questa farsa si ripeterà a breve.

Affluenza azzeccata al millimetro, le altre quasi, ma il discorso c’è: la metà degli italiani avrebbe votato partiti guidati da ducetti e la metà dei medesimi poteva essere elettore del PD. Lo sapevo io, non lo sapeva Bersani?

No, masturbiamoci con Ingroia: 2% e a casa, lui e i vari partiti para-simil-comunisti che pensavano di poter tornare in Parlamento senza fare una seria autocritica.

Oppure masturbiamoci con Monti: questo poveraccio, passato dalla sobrietà al bimbominkismo da quando ha scoperto Twitter e la Bignardi, verrà ricordato solo per aver mandato a casa Fini. E per come un uomo rispettato a livello internazionale possa diventare un clown. Se torna in Bocconi, quasi quasi gli mando la mia laurea per posta. Al Bilderberg lo inviteranno solo per servire i drink al bancone.

Ma torniamo al PD: il partito, la coalizione ormai non c’è più. Per l’ennesima volta dal 1994 il centrosinistra ha perso l’ennesima elezione già vinta. A ben guardare, tanti volti erano ancora lì nel 1994. E pare abbiano voglia di rimanerci: Bersani non ha fatto l’unica cosa che doveva fare, dimettersi.

Se vuole sopravvivere, il PD si liberi dei vecchi. E non solo dei vari Bindi, Bersani, Letta, Gentiloni, eccetera, ma pure dei nuovi vecchi, di cui i più eminenti esempi sono le due capre Boccia e Fassina (quest’ultimo singhiozzava, poveraccio, già s’immaginava ministro dell’Economia – l’unica nota positiva della serata è questa). Via tutti: le uniche volte che hanno tentato di raccattare voti han cercato di fare populismo (Tobin Tax, patrimoniale, taglio dei ticket), in cui evidentemente non eccellono. Non è con la patrimoniale che si vincono le elezioni: se parli di mettere tasse, cara sinistra, anche se dici che attaccherai i ricchi l’italiano medio lo sa bene che l’ombrello finirà nel suo sfintere proibito. Non dico di seguire Berlusconi a promettere IMU e cambi shimano in oro massiccio, ma almeno imparate a parlare la lingua del popolo. Parlateci e ascoltatelo, soprattutto, invece di parlarvi fra di voi.

Che fare adesso che Grillo, il Doge, ha vinto le elezioni e può usare i vostri testicoli come fermacarte? Fare un governo di minoranza con Monti, giusto per rimanere sulla graticola peggio di Prodi e soddisfare i piaceri del Doge, come avviene in Sicilia? Fare un governissimo con Berlusconi, così il Doge vi può insultare e attaccare e prendere il 60% fra sei mesi facendo l’unica opposizione? Se il PD governa senza tirare il Doge nel gioco delle responsabilità, il PD è finito. Occorre sfruttare la piccola maggioranza per rendere il Doge responsabile (ma serve una finezza mentale che il farraginoso e burocraticissimo PD non ha; ma soprattutto serve un PD rinnovato, un PD più “grillino”), perché, avendo “vinto”, il PD sarà il naturale responsabile di tutto quanto accadrà nei prossimi mesi.

Vadano al Colle per le consultazioni e dicano che appoggeranno il governo e il programma del Doge, pur di dare all’Italia un governo stabile e che ci faccia superare il berlusconismo una volta per tutte, perché il PD sarà anche maggioranza, ma chi ha vinto le elezioni è il Doge. È il primo partito, è giusto che governi.  Grillo va reso responsabile e rompergli il giocattolo in mano. Non deve avere più alcuno spazio per protestare: o governa o si dimostra per quello che è, uguale a tutti gli altri, tutte chiacchiere e niente sostanza.

Il Doge accetta? Bene: sarà lui a salvarci (improbabile) o dovrà arrendersi all’evidenza. Il suo programma ci porta alla rovina, il PD potrà dare la colpa al Doge, riprendersi i voti sottratti da Grillo e governare ciò che resta del Paese.

Il Doge non accetta? Il PD può andare all’attacco dicendo che “gli abbiamo dato la possibilità di attuare il suo programma, ma non ha voluto“. Il PD “grillino” nuovo (ma nuovo vero), pulito, un po’ consumeristico, ambientalista, genuinamente riformista, progressista, ma non populista, non fascista, potrebbe facilmente scaricare la colpa su Grillo se l’Italia non ha un governo ed essere credibile almeno per una parte dell’elettorato di quest’ultimo, e ripigliarselo. Non è difficile: molti hanno votato Grillo per protesta, un PD credibile avrebbe gioco facile.

Insomma, il PD deve accettare il suo ruolo di perdente e muoversi di conseguenza. Deve essere un game changer. Attuare ciò che è sensato del programma di Grillo e avere il coraggio di evidenziarne le colpe quando qualcosa del molto che è insensato inevitabilmente non funzionerà.

Detto altrimenti, il nuovo PD deve fare opposizione all’irresponsabilità, e per farlo deve essere responsabile egli stesso in primo luogo.

Se il gioco riesce, forse ne usciamo senza troppi danni (il mondo ci punirà per il voto di ieri, inutile pensare altrimenti). Se non riesce, beh, pazienza: tanto con le alternative prospettate sinora, siamo fregati in ogni caso.

Cominciate cautamente ad accumulare euro in contanti sotto il materasso: Grillo ha esplicitamente parlato di uscita dall’euro e di default. Vi serviranno, se la legislatura XVII, come credo, avrà vita breve, e Grillo vincerà le prossime elezioni.

Ahi serva Italia, di dolore ostello,

nave sanza nocchiere in gran tempesta,

non donna di province, ma bordello!

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