Cliccando qui potete leggere l’introduzione e qualche spiegazione su che cavolo ci facciamo qui nel bel mezzo della notte.
19.19
L’oro sale verticale. Per me è un brutto segno, per Obama magari no.
Finalmente, dopo qualcosa tipo due anni di campagna elettorale, è arrivato il giorno in cui gli USA sceglieranno chi guiderà la Nazione fino al 2016. Gli statunitensi rinnoveranno anche la Camera dei Rappresentanti, eletta ogni due anni (e che dovrebbe restare in mano repubblicana), e un terzo del Senato, che viene parzialmente rinnovato con la stessa scadenza (e che dovrebbe rimanere a maggioranza democratica). Comunque vada, dunque, il prossimo presidente si ritroverà senza una “maggioranza” nei due rami del Congresso, e non è che sia una cosa simpatica in un momento drammatico come quello che gli USA stanno vivendo.
Visto che userò Twitter (e Facebook) per effettuare la diretta, potrei fare uso delle abbreviazioni postali in riferimento agli Stati. Per allenarci alla lettura li userò anche in questa introduzione. Trovate tutte le abbreviazioni su questa pagina. Ad esempio, Illinois è IL, mentre Massachusetts è MA.
Negli USA il voto popolare nazionale non conta una beneamata cippa. Ogni Stato assegna un tot di voti (da 3 a 55), e, tranne in Maine (ME) e in Nebraska (NE), dove sono assegnati in modo più “proporzionale”, essi vengono vinti da chi ha la maggioranza relativa dei voti in quello Stato (winner takes all). L’assegnazione di tali voti è piuttosto bizzarra e ve la risparmio, ma le conseguenze di questa scelta porta a situazioni ridicole: lo Stato di Washington (WA) ha 6,73 milioni di abitanti e 12 voti; poco più a ovest gli Stati Montana (MT), Idaho (ID), North (ND) e Sud Dakota (SD), Wyoming (WY) e Nebraska (NV) sommano 6,44 milioni di abitanti e 22 voti (la cosa favorisce i repubblicani, visto che questo pugno di Stati vota GOP a ogni elezione dal 1952 in poi – escluso il 1964). Più che un’elezione democratica, pare il Superbowl, insomma. Tutto serve a fare òdienz, anche un sistema elettorale ovale.
Inoltre, ad ogni elezione, solo un pugno di Stati (sette/undici quest’anno) saranno effettivamente decisivi, visto che negli altri quaranta e più il vantaggio di Obama o Romney è incolmabile. I toss up states più incerti (quelli che stanotte verranno definiti “Too close to call” fino alle 3/4 del mattino) sono sette: Colorado (CO), Florida (FL), Iowa (IA), New Hampshire (NH), Ohio (OH), Virginia (VA) e Wisconsin (WI).
Visto che lo show deve essere succoso, un po’ tutti gli osservatori consigliano di tenere d’occhio anche Michigan (MI), Minnesota (MN), Nevada (NV), New Mexico (NM), Oregon (OR) e Pennsylvania (PA), dove dovrebbe vincere Obama (57 voti in totale), e Arizona (AZ), Missouri (MO) e North Carolina (NC), che dovrebbero sostenere Romney (36 voti).
In forza di ciò, mentre le operazioni di voto sono in corso, gli ultimi sondaggi attribuiscono a Barack Obama fra 186 e 243 voti, contro i 170-206 di Mitt Romney. Secondo le mie stime, per quel che valgono, Obama parte da 201, Romney da 191. Sempre in base ai sondaggi negli Stati più incerti (toss up), se dovessero essere confermati dal voto, Obama vincerebbe con 303 voti (ne occorrono 270 per vincere la corsa).
Personalmente, consiglio di seguire innanzitutto FL, OH e PA: se Obama non vince in almeno uno di questi Stati è fregato. Meglio se prende sia OH che PA, mentre FL sarebbe stravincere. Importante sarà seguire pure VA, che sarà la prima a dare un’indicazione su come andrà la serata, verso l’una.