Ultima settimana di agosto sostanzialmente stabile sui mercati finanziari, con pochi spunti a causa delle importanti novità attese nelle prossime settimane specie dal punto di vista delle banche centrali.
Il 6 settembre il governatore BCE Mario Draghi dovrebbe annunciare quali saranno le prossime mosse dell’istituto a difesa dell’euro. Gli analisti si attendono un assaggio dell’ormai celebre bazooka che da più parti viene ormai richiesto insistentemente. La BCE è attesa far ripartire una nuova versione del Securities Markets Program (SMP), ovvero un programma di acquisti di titoli di Stato volto a piegare i rendimenti e quindi gli spread. La vecchia versione del programma, in due tranche, si è configurata insufficiente sia per dotazione che per questioni politiche, visto che, come è noto, diversi Paesi dell’Europa centrale e settentrionale (in primis la Germania) sono contrari a interventi della BCE sul mercato secondario, specie senza alcun limite.
Il nuovo programma dovrebbe concentrarsi sui titoli a più breve scadenza, e l’intervento della BCE sarebbe comunque condizionato a richiesta di aiuto dello Stato membro (probabilmente il primo Stato sarà il Portogallo) e quindi al rispetto di paletti imposti dalla Troika. L’intervento sarebbe comunque un assaggio volto a verificare la prontezza della forza di fuoco della BCE in vista di crisi ben più gravi come quella di Spagna e Italia. Il successo del nuovo programma dipenderà molto dalle scadenze su cui si concentrerà il bazooka dell’Eurotower: se la BCE dovesse occuparsi solo dei titoli fino ad un anno, il programma sarebbe praticamente inutile, mentre acquisterebbe significatività intorno ai titoli con scadenza a tre anni. I dettagli, eventualmente, saranno resi noti nei prossimi giorni: i lavori sono ancora in corso, come si è potuto notare dall’assenza di Draghi dal simposio di Jackson Hole, segno che la lotta contro i falchi è ancora apertissima.
I mercati, insomma, si attendono una nuova ondata di liquidità cui farà seguito, molto probabilmente, il terzo round di alleggerimento quantitativo (QE, quantitative easing) da parte della Federal Reserve, che si riunirà il 12 e 13 settembre: il tempo continua a stringere e l’economia mondiale continua a rallentare. Dopo Cina e India, anche il Brasile comincia a mostrare segni di rallentamento, e il 2012 potrebbe chiudersi infine con una crescita a tassi “europei” (cioè inferiore al 2%): un pessimo risultato per un’economia emergente che cresceva a un tasso del 7,5% nel 2010.
Passando all’agenda macroeconomica, va ricordato che lunedì i mercati USA saranno chiusi per via del Labor Day che segna la fine dell’estate. Si attende una raffica di dati provenienti dai sondaggi presso i direttori degli acquisti (PMI) nel settore manifatturiero provenienti da Australia, Cina, Spagna, Italia, Germania, Unione Europea e Regno Unito. Il livello di attività dovrebbe essere in tutti i casi inferiore ai 50 punti che segnalano un’economia diretta verso l’espansione. Martedì toccherà invece al dato ISM manifatturiero USA, che misura il livello di attività del settore: il dato è atteso proprio a 50, in lieve risalita dai 49.8 della rilevazione precedente.
Mercoledì sarà la volta dei PMI servizi (attesi lievemente migliori dei corrispondenti manifatturieri), mentre giovedì sarà la volta dell’ISM non manifatturiero USA, previsto stabile sopra i 50 punti. Sempre giovedì, c’è attesa per gli ordini all’industria tedeschi, attesi in lieve recupero dal territorio negativo dell’ultima rilevazione, mentre negli USA conosceremo il livello dei nuovi sussidi di disoccupazione richiesti nell’ultima settimana: il dato è previsto ancora intorno alle 370mila unità.
Venerdì da segnalare il dato della produzione industriale tedesca (attesa anch’essa in lieve recupero), ma soprattutto il report sul mercato del lavoro statunitense, comprensivo di tasso di disoccupazione. Il report, rilasciato con cadenza mensile il primo venerdì del mese, sarà di crescente interesse con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali statunitensi previste a inizio novembre, visto che l’economia e soprattutto il lavoro saranno il campo di battaglia principale nella sfida Obama-Romney.
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