Ebbene, è un’accusa profondamente ingiusta: i sindacati hanno sempre fatto gli interessi di tutti, iscritti e non. E due esempi lo dimostrano.
Maroni fece due riforme quando era ministro del welfare: una è la riforma Maroni sulle pensioni, l’altra è la legge Maroni, erroneamente detta legge Biagi, sul lavoro.
Ebbene, quando Maroni fece la prima riforma, il sindacato scese in piazza e costrinse Maroni a togliere di mezzo lo scalone sulle pensioni (il che oggi ha costretto il governo Monti a mettere un megascalone, ma è un’altra storia). Il sindacato ha funzionato.
Quanto alla seconda riforma, la forza del sindacato nel contrastare delle norme che creavano nuovi schiavi legalizzati è stata talmente potente che oggi in Italia non solo non ci sono precari, ma neppure cassintegrati e disoccupati. Il sindacato ha funzionato ancora.
Avanti miei prodi, austriaci e prussiani ci aspettano a Waterloo: la vittoria è già nostra.
[Per chi non coglie il sarcasmo: a parole il sindacato difende tutti, ma nei fatti no; per quanto detto ieri, uno dei maggiori problemi di questo Paese è la forte iniquità della distribuzione dei carichi fra giovani e giovani adulti da un lato e vecchi adulti e pensionati dall’altro, che si risolve inevitabilmente con un problema di scelta fra i primi e i secondi. Quando tocca al sindacato scegliere se difendere i giovani (non iscritti) e adulti e pensionati (iscritti) la scelta è ovvia: è la democrazia, baby. Per cui quando la Camusso (e gli altri) saliranno sul palco di qualche manifestazione, diranno di difendere i giovani, ma quando siederanno al tavolo con Monti, Passera e Fornero, chiederanno garanzie in primo luogo sulle pensioni. E non è malignità: come scrivevo poco fa su Facebook, ci sarà il solito scontro fra caste (proprie, come la lobby degli avvocati che domina il Parlamento, e meno proprie, come i sindacati) come c’è stato negli ultimi quarant’anni, la celebre “concertazione”, e non vedo per quale motivo l’esito della disputa oggi dovrebbe essere diverso da quello degli ultimi decenni (con la sola differenza, non da poco, che negli anni Settanta i sindacati erano pieni di giovani lavoratori, mentre oggi sono pieni di pensionati, e insisto, non è differenza da poco). In altre parole non vedo perché le caste non dovrebbero giungere a un accordo con reciproche concessioni, facendo pagare, come al solito, a chi da quelle caste non è rappresentato (precari e disoccupati in primis, ma non solo)]
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