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Perché le dimissioni di Berlusconi farebbero calare lo spread (e risparmiare soldi pubblici)

Dead fishL’articolo del Financial Times, che in nome di Dio, dell’Italia e dell’Europa, implora Berlusconi di andarsene (insieme a tanti altri di molti altri fogli sparsi per il globo) fa capire tante cose, ma una in particolare è di particolare sollievo per il portafogli degli italiani: le dimissioni di Berlusconi farebbero calare lo spread e farci risparmiare quattrini.

Lo scenario (pur con tante variabili che trattiamo fra un attimo) è il seguente: oggi i BTP rendono molto perché i mercati ritengono l’Italia rischiosa, poiché al governo c’è un tizio con una maggioranza sul filo dell’autosufficienza e che, pur governando da un decennio, non ha combinato alcunché mentre il Paese si avvicinava sempre più al baratro. L’unica cosa che ha fatto è stato fermare i suoi processi e favorire le sue aziende (e continua a farlo, si veda il caso delle frequenze televisive regalate fra gli altri a Mediaset per miliardi perduti – da noi – per 3 dico 3 – miliardi di euri, seimilia miliardi del vecchio conio, almeno).

Ora sappiamo che, secondo i dati che abbiamo, la situazione per l’Italia è seria, ma non disperata (si legga questo articolo). Ci possiamo ancora salvare, e questo i mercati lo sanno perfettamente. Così come sanno che il primo passo sono le dimissioni di Berlusconi. Immaginiamo che domattina, verso mezzogiorno per non disturbare Napolitano, Berlusconi vada al Quirinale e si dimetta dicendo: «per il bene del Paese, il mio partito sosterrà un governo di unità nazionale da chiunque sia guidato».

Gli investitori, intanto, non sono rimasti con le mani in mano: già oggi c’è chi compra un po’ di BTP (non come i geni che comprano pagine di giornale per implorare l’acquisto di BTP: gli investitori seri, se comprano BTP, lo fanno in un portafoglio ottimamente bilanciato, non vanno certo in all-in) e le dimissioni di Berlusconi aumenterebbe le schiere di questi audaci. Questi infatti vedono un’opportunità e pensano: «L’Italia si può salvare, forse vale la pena comprare questi BTP: potrei non rivedere mai più rendimenti così alti per un Paese che alla fin fine è abbastanza solido». Così [una parte di] quelli che prima si erano disfatti dei BTP per timore che l’Italia fallisse, facendo esplodere lo spread (quelli che gli ingenui chiamano speculatori), adesso ritornano in acquisto e i rendimenti calano, diciamo di un 1%, non penso oltre.

Anche così siamo ancora piuttosto alti, e a ragione: in fondo si è solo dimesso Berlusconi, ma per il resto non si è ancora fatto niente, e solo i più coraggiosi si sono rimessi a comprare BTP sulla parola. Gli altri aspettano di vedere almeno l’ombra del cammello.

Proviamo a immaginare uno scenario diverso: Berlusconi si dimette, ma decide di non sostenere il premier cui Napolitano dà mandato esplorativo. È il caso al momento più probabile: tutti pensano alla Camera dei Deputati, ma c’è un’altra camera in cui Berlusconi ha una maggioranza salda, senza la quale nessun governo può governare, ed è il Senato. Se Berlusconi non fa la dichiarazione di cui sopra, il risultato sono le elezioni. Stavolta solo i più coraggiosi fra i più coraggiosi comprano BTP, gli altri aspettano di capire come vanno le elezioni o almeno i sondaggi. I rendimenti calano, al massimo, di uno 0,5%.

Ma non è finita qui.


Altri scenari possono essere costruiti che fanno più o meno calare lo spread, dal minore al maggiore impatto, per esempio: governo Berlusconi a maggioranza allargata, governo Berlusconi di unità nazionale, governo senza Berlusconi di unità nazionale, governo tecnico con appoggi al centro (ovvero IdV e Lega che non partecipano), governo tecnico con ampi appoggi (al massimo la Lega e pochi cani sciolti restano fuori).

Non possiamo avere certezza circa l’impatto di ognuno di questi scenari, anche perché molto dipenderà da quali riforme questo nuovo governo tirerà fuori dal cilindro: potrebbero essere riforme insufficienti, che cambiano tutto ma non cambiano niente. Oppure questo nuovo governo fallisce, lo spread risale, si va ad elezioni e va al potere una maggioranza di pochi voti oppure un governo mediocre. Insomma, occorrerà molta fatica per tirarci fuori dal pantano del berlusconismo, forse dei decenni. Senza contare le riforme necessarie per l’Europa (perché l’Italia è solo parte del problema). Tutto dipende da un enorme gioco (in questo senso del termine) di propensione al rischio e aspettative, che al momento sono bassa la prima, negative le seconde. Uno stabilizzarsi della crisi dell’Italia, che al momento è l’elefante nella cristalleria europea, aumenterebbe almeno un po’ la prima, e renderebbe meno negative le seconde, invitando all’acquisto di BTP (e dei bancari chetali BTP hanno in pancia). È così che funzionano i mercati, ma prevederne esattamente il comportamento è impossibile. Possiamo solo avere delle probabilità e raramente delle certezze: come si dice nel campo, se avessimo la certezza che un’azienda fallirà fra una settimana, essa fallirà oggi, perché i mercati aggiustano quasi istantaneamente i prezzi adeguandoli alle nuove notizie.

Detto altrimenti, se l’Italia avesse un problema di solvibilità, sarebbe già fallita o almeno starebbe nelle medesime condizioni del Portogallo. E invece no, l’Italia ha, per ora, solo un problema di credibilità, ma le cose sono in divenire, si pensi alla vigilanza cui saremo sottoposti da parte del FMI (come l’Islanda che tanti vorrebbero prendere a esempio).

L’unica certezza ce l’ha data il Financial Times, che è buon interprete degli umori dei mercati (che certo non sono al servizio di Lenin, Mao e Pol Pot, né degli speculatori inesistent): oggi c’è un solo soggetto in acquisto sui BTP, ed è la BCE. Tutti gli altri, come dice FT, aspettano che Berlusconi si levi dalle scatole prima di tornare ad avere una pallida fiducia nell’Italia (e farci risparmiare un sacco di soldi in interessi, allontanando lo spettro del default e della crisi bancaria internazionale). Con Berlusconi abbiamo una sola ragionevole certezza: che lo spread, oltre le normali fluttuazioni del mercato, non scenderà finché questi rimarrà al governo.

Il pesce Italia puzza dalla testa, ovvero dal governo, e gli investitori, alias i mercati, lo sanno bene.

Photo credits | Jbellegaribay (Own work) [CC-BY-3.0], via Wikimedia Commons

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