Report di questa domenica si è comportato allo stesso modo, spargendo una marea di caxxate che la metà potrebbe bastare sulla SPECULAZIONE (robaccia complottista smentita in un gazillione di articoli su questo blog – accomodatevi). Non scoppierà alcuna polemica perché si parla di economia, di cui ci capiscono qualcosa in quattro gatti [e di finanza pure meno]. Basti parlare dell’introduzione, in cui si ricorda che nel capitale di chi controlla le agenzie di rating ci sono i fondi di investimento (tipo i fondi pensione, non gli hedge fund). La mia reazione è stata: “embé?”. Seguendo lo stesso ragionamento Mediaset non è di Berlusconi, ma degli investitori istituzionali (fondi compresi), che posseggono la maggioranza relativa.
Ma la cosa peggiore è un’altra: tutti gli “esperti” interpellati sono figure collegate alla sinistra “anticapitalista\antibancaria”. Il che non sarebbe un problema se ci fosse qualcuno che parli della stessa vicenda da un punto di vista diverso, sviluppando almeno una parvenza di dibattito, di pensiero plurale, invece no: le opinioni richieste sono omologate, dipingendo la realtà di un solo colore, quello del sangue di “morte agli speculatori”. Ridicolo.
Fra quello che mi sono segnati, Report ha interpellato Andrea Fumagalli e Marco Revelli, che scrivono entrambi sul Manifesto (giornale comunista e anticapitalista); ha intervistato una deputata della Die Linke (partito postcomunista e anticapitalista); quindi Kuttner, americano ultraliberal (cioè quasi comunista); Toussaint, la cui bibliografia parla da sola. C’era una signora di cui non sono riuscito ad appuntarmi il nome, che parlava degli speculatori che giocano al ribasso, bastardi, senza nominare gli speculatori che giocano al rialzo, che fanno andare alle stelle le azioni o che riducono gli spread. Quelli che sono? Gli speculatori buoni, signora? Ma ci pigliamo in giro o che?
Insomma, tutto e tutti dovevano dire “speculatoridimmerda”, e non può né deve esistere un’idea, un’opinione diversa, fosse pure smentita o ridicolizzata dai commenti del reporter. Quella non era un’inchiesta, era un editoriale, non si parlava di fatti, si raccontava una e una sola opinione. Questo è cattivo giornalismo, cattivo giornalismo inutile, tra l’altro (ci arrivo fra un attimo).
Poche le luci, in sostanza resta solo quelle ultralegate al buon senso e di cui ho ben parlato (come la necessità di una unione fiscale europea, o la colpa di Clinton di aver riformato malissimo la legge bancaria). Infine la chiosa della Gabanelli, che parla di “politica collusa o incompetente”, ed era di questo che si doveva parlare.
Io capisco che le agenzie di rating abbiano declinato l’invito a parlare coi giornalisti di Report, ma cercare uno o due esperti che cantino fuori dal coro? Possibile che tutti gli esperti e i politici chiamati a rispondere facessero parte dello stesso club solo per caso e non per scelta?
Pochi minuti prima che iniziasse la trasmissione twittavo che durante Report mi sarebbe venuto da piangere. Purtroppo è andata peggio: ho dovuto dare ragione a Berlusconi e Tremonti. Talvolta certe trasmissioni sono faziose.
Stavolta è toccato a Report, che come Presa Diretta si è coperto gli occhi con due spesse fette di prosciutto ideologiche. E davvero non ce n’era bisogno di essere faziosi: si poteva (e SI DOVEVA) parlare delle innegabili storture della finanza senza dovere necessariamente sfociare nel complottismo, nel populismo e, più semplicemente, nelle cassiate.
La comprensione, e quindi la soluzione, di questa crisi è ancora più lontana, dopo stasera.
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