La seconda cosa che non quadra è il gettito, abbondantemente sovrastimato. Basti fare un piccolo calcolo: per comprare e vendere un future sul DAX (che non è neanche troppo grande) si pagheranno diverse decine di euro in tasse, e se lo si fa un pugno di volte al giorno saliamo a diverse centinaia. Con conseguenze facilmente intuibili.
Sul mercato vi sono, grossomodo, tre tipi di trader, in funzione delle loro dimensioni: piccoli, medi e grandi.
I piccoli trader (capitale che va da poche centinaia a qualche decina di migliaia di euro) semplicemente escono dal mercato o si butteranno nei mercati non tassati (il forex, per l’appunto): nel primo caso chi campa di trading si ritroverà disoccupato, chi lo fa per arrotondare lo stipendio non potrà più. Impatto sui movimenti “speculativi”: nullo, poiché nullo è l’impatto di questi trader sui mercati. Intanto abbiamo gente sul lastrico, quindi un nuovo peso sociale. Gettito: nullo.
I trader di medie dimensioni (fino a un milione di capitale) avranno due strade: uscire dal mercato (si ricade nel punto precedente: uscire del tutto o entrare in mercati non tassati) o portare i soldi all’estero (parlando con diversi trader europei, non pochi hanno dimostrato intenzione di trasferirsi armi e bagagli negli USA). Impatto sui movimenti “speculativi”: scarso. Gettito: scarso (i pochi, i più grandi) che avranno il coraggio di non seguire le due strade precedenti).
I grandi trader (banche e simili) avranno le stesse possibilità di scelta dei trader di medie dimensioni: è probabile che molte istituzioni sposteranno le proprie “sale di trading” all’estero, con spese inferiori rispetto ai trader di medie dimensioni. Chiaramente le persone addette materialmente al trading verranno trasferite in tali sedi o semplicemente licenziate. Altri costi sociali, gettito scarso, impatto sui movimenti speculativi significativo, a causa della perdita di liquidità del mercato, che pian piano verrà drenata fino a rendere i mercati dei deserti per via della legge (ben nota a chi studia i mercati finanziari, quindi non ai parrucconi europei) “la liquidità attrae la liquidità“. Non mi dilungo sugli effetti più lontani di questa catastrofe, anche perché ciò non fermerà gli ignoranti dal festeggiare: a fermarli sarà la catastrofe quando arriverà.
La Tobin Tax può funzionare solo se è una tassa globale. La Svezia ha provato ad applicarla a livello nazionale, e il fallimento fu epico: oltre alle liquidità scomparsa (anche nei mercati in cui l’aliquota era infinitesimale) il gettito fu inferiore al 6% rispetto a quanto preventivato (80 milioni di corone contro 1500), come previsto dal mio modello. Ma non solo.
Si assisterà a una fuga più o meno rilevante:
- se non si vuole uscire dall’Europa, verso i Paesi che applicano la Tobin Tax con aliquote più basse (il che comporta, facile da immaginare, concorrenza fiscale per abbassare sempre più l’aliquota, fino, inevitabilmente, ad annullarla);
- oppure verso i Paesi che non la applicheranno e che festeggeranno per questa epocale sciocchezza europea (Stati Uniti, Paesi emergenti, probabilmente la Gran Bretagna, che meriterebbe un discorso a parte molto divertente, se solo i parrucconi sapessero…).
Gli effetti saranno peggiori sui mercati dei capitali meno liquidi, come quello italiano: minore liquidità ne attrarrà ancora meno, asfissiando ulteriormente le capacità di crescita del nostro Paese. Mi spiace per gli anticapitalisti alle vongole, ma un mercato finanziario liquido ed efficiente è condizione fondamentale per lo sviluppo delle imprese, quindi del lavoro e dell’intero sistema economico, e lo dimostra la storia dal Trecento ad oggi. Le storture di cui oggi siamo vittime non provengono tanto dai mercati, quanto dalla politica, non mi stancherò mai di ripeterlo: le urla contro il nemico esterno, gli speculatori cattivi (che continuano a non esistere) servono a distrarre la massa (com’era da ben prima del Trecento).
Togliete i mercati dei capitali e avrete una cosa sola: depressione economica.
Entro una decina d’anni (a meno di un’improbabilissima estensione della Tobin Tax al globo terracqueo) i parrucconi europei si accorgeranno dell’immane sciocchezza commessa. Il primo segnale sarà l’uscita della Gran Bretagna, casomai dovesse entrare nella Tobin Tax Area (nel caso non vi entrasse, l’accartocciamento di questa tassa sarà più veloce). Verrà fuori che Barroso aveva preventivato i 55 miliardi sotto l’effetto di droghe tagliate con asfalto uranizzato (prevedo un gettito massimo di 10, ma dipenderà da come decideranno di impostarla, semmai l’approveranno) e l’abrogheranno. Purtroppo però, nel frattempo, l’Europa avrà approfondito il proprio declino e ciò non basterà per attrarre nuovamente i capitali fuoriusciti: probabilmente bisognerà invogliare i mercati a tornare nell’unico modo che conosciamo, ovvero tassare meno il capitale e più i fattori produttivi meno “mobili”, primi fra tutti gli immobili e i salari. A pagare, come sempre, saranno i ceti subalterni (quelli che gli anticapitalisti alle vongole vorrebbero difendere).
Morale della favola: la Tobin Tax non salverà l’Europa, ma contribuirà ad affossarla. Si continuerà a dare la colpa a un fantasma (la speculazione) in modo da potere ignorare il cuore del problema e continuare a manipolare le masse. Ieri un twittero mi ha detto che è colpa della speculazione se USA e Grecia hanno un sacco di problemi, al che non ho potuto fare a meno di fargli notare che gli USA hanno subito il downgrade per via di una politica fiscale ridicola e di costosissime guerre infinite, mentre la Grecia ha falsificato i conti, è piena di corrotti e nessuno paga le tasse. Quando poi ho chiesto di fare il nome di qualche “burattinaio” del Novo Ordo Seculorum, mi è stato linkato un sito di minchioni signoraggisti che se la prendevano con Deutsche Bank per avere utilizzato i derivati per il motivo per cui sono nati: non per “speculare”, bensì per coprire l’esposizione su titoli in portafogli (nella fattispecie, BTP, e se DB li avesse venduti, cosa obbligata se i derivati non fossero esistiti, saremmo falliti da settimane). Questo esempio per spiegarvi gli effetti della poderosa campagna di disinformazione. Ma torniamo in topic.
Non si può, non si può, non si può basare la ripresa dell’Europa su un aumento delle tasse. La ripresa in un regime di stretta fiscale (se non è controbilanciata da una politica monetaria espansiva, che però non può fare miracoli – si vedano gli USA e i QE 1, 2, 3, …,n) semplicemente non esiste.
Eppure più tasse è l’unica ricetta che i parrucconi europei riescono a mettere in campo.
Tanti auguri, ne avremo bisogno: tutto quanto ho espresso finora mi è stato insegnato durante il triennio all’università, ma i parrucconi europei, e chi li consiglia, sembrano non saperne alcunché.
Intanto, altro facepalm.