Il rating dell’Italia, secondo S&P’s, è passato da A+ ad A: i motivi sono
- scarsa crescita;
- governo privo di bussola
Presto partiranno i fulmini da parte di esponenti della maggioranza contro le maledette agenzie di rating. Diranno che noi siamo solidi (ma lo siamo solo per la nostra cocciutaggine di tenerci un governo che fallisce da dieci anni), che la manovra ce l’ha chiesta l’Europa (ma anche se l’avessimo scritta sotto dettatura di politici europei per cui non nutro alcuna stima, resta una manovra depressiva perché ci sono troppe tasse e zero misure per la crescita) e che comunque tutti i leader europei l’hanno approvata (certo, che dovevano fare? Se avessero detto che non andava bene saremmo colati a picco in dieci minuti). Le borse non dovrebbero reagire
Nonostante ciò, le motivazioni che hanno portato S&P’s al taglio del rating erano già note ai lettori di questo blog, visto che io ho bocciato le manovre da settimane con le stesse ragioni, l’ultima volta appena quattro giorni fa, quando scrivevo:
Il sentiero della salvezza passa da due problemi che si intrecciano. Uno è la leadership nazionale: al governo da dieci anni non ha fatto nulla per la crescita del Paese (…) L’altro fattore è la scarsa crescita
Dite quello che vi pare, Cicchitto, Scilipoti e cretini vari, prendetevela con le agenzie di rating o con gli dei dell’Olimpo, ma la sostanza non cambierà. Ci state facendo affondare e il primo passo per salvare il Paese sono le dimissioni di Berlusconi.
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